Calcio, Gravina: ‘La partita del futuro’ in cinque aree di intervento

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Roma, 19 gen. (AdnKronos) – “La partita del futuro. Il senso del movimento per un nuovo calcio italiano”. Apre così la piattaforma programmatica del candidato alla presidenza della Figc, Gabriele Gravina. Il piano strategico del suo programma passa attraverso l’individuazione di grandi temi di innovazione. Cinque le aree di intervento, appunto, chiamate “dimensioni”: organizzativa, sportiva, economica, etica e sociale. Al centro, però, c’è il grande obiettivo del pallone: la sostenibilità.

La meta da inseguire, si legge, è quella della sostenibilità, intesa come capacità di assicurare la migliore qualità sportiva al sistema attraverso la “strutturale” salute gestionale degli enti associativi. Un obiettivo da perseguire sia intervenendo sulla qualità degli impianti e del progetto gestionale dei club, sia puntando forte sui giovani. Settore giovanile e infrastrutture sono gli asset strategici, soggetti e luoghi ciò da cui ripartire.

Nel piano strategico Gravina sottolinea come “la dimensione socio-economica della nostra Federazione è tale da favorire una rappresentazione ispirata a principi di gestione orientata ad una azione di sostegno e sviluppo del gioco del calcio e di valorizzazione della competizione sportiva attraverso le squadre nazionali. La nostra “identità” culturale e storica deve essere declinata in chiave moderna, unendo tradizione e brand, per sostenere in un unico disegno gestionale la qualità del nostro calcio ma anche il giusto equilibrio delle strutture associative che lo rendono vivo e pulsante. Per questo il piano di gestione della nostra Federazione deve essere un efficace strumento strategico in grado di dare la realizzazione più completa a tutta l’attività del “nostro” calcio”.

Fattori fondamentali sono gli ‘Asset’. “I Giovani e gli impianti sportivi. I soggetti ed i luoghi, ovvero gli asset del nostro calcio. In un’ottica progettuale di rinnovamento, essi rappresentano i fattori “energizzanti” dell’intero sistema, di attivazione e di rigenerazione del circolo virtuoso posto al centro della nuova visione strategica”. Per quanto riguarda la valorizzazione del calcio giovanile, Gravina nella sua piattaforma programmatica spiega che “l’azione tesa alla valorizzazione del patrimonio giovanile nazionale non può essere frammentata in interventi delle singole Leghe, né essere oggetto di provvedimenti dettati dall’enfasi del momento. La Federazione deve assumersi la responsabilità di creare una progettualità stabile e dinamica di questo fondamentale asset del calcio nazionale, fungendo da luogo di ideazione e di coordinamento di tutte le attività svolte dall’intero movimento”.

“La Federazione deve predisporre ed ottimizzare l’intera filiera giovanile, armonizzando ed ottimizzando progetti tesi al miglioramento della qualità del prodotto calcistico. Nell’ottica della crescita, la formazione deve diventare uno strumento centrale nell’operatività degli interventi federali, pensata ed organizzata in maniera coordinata e coerente in un orizzonte funzionale valido sia per le Leghe (i club) che per le rappresentative nazionali”.

Altro fattore importante il ‘Club Italia’. “Non più ‘appendice’ ma vera e propria struttura federale, il Club Italia dovrà trovare una sua precisa identificazione secondo i canoni organizzativi aziendali, tanto sul piano gestionale e di programmazione tecnica che sul piano dell’efficienza sportiva, l’uno e l’altro perfettamente integrati nella più ampia cornice delle funzioni federali”.

Fondamentale resta la modernizzazione del patrimonio infrastrutturale. “La dotazione di infrastrutture deve rappresentare -nella prospettiva sportiva insieme a quella patrimoniale- un elemento di forza, un elemento attraverso cui poter dare stabilità tanto ai progetti tecnici che alla gestione economico-finanziaria dei club. Tale processo -guidato a livello centrale da un’apposita struttura federale- prevede, non di meno, la creazione di uno specifico fondo federale destinato a supportare iniziative ed investimenti”.

Non va poi dimenticata la ‘Dimensione etica’. “Un settore che riguarda tutto quanto serva per un calcio trasparente, sano e corretto, basato su principi come: trasparenza, lotta al match fixing, lotta al doping”. E la ‘Dimensione sociale’. “I calcio come veicolo di attenzione, di esempi e di azioni tese ad aggregare, includere e sviluppare la componente umana del proprio sistema. La valorizzazione del territorio, il dialogo con i tifosi, l’inclusione sociale, i progetti per la scuola, le partnership con le università e il patrimonio storico/culturale gli obiettivi”. Senza sottostimare la ‘Dimensione organizzativa’, con la revisione dello Statuto, la corrispondenza tra il peso cosiddetto “politico” ed il ruolo effettivamente svolto nel sistema calcistico, i criteri elettorali, la definizione di criteri di “concertazione” e maggioranze diverse in virtù delle diverse tematiche.

Infine per quanto riguarda la ‘Dimensione Sportiva’, la necessità di una riforma dei campionati. “La ri-definizione del perimetro del professionismo può essere attuata attraverso un sistema di riduzione dei club all’interno delle categorie interessate, mantenendo sempre attivo il meccanismo di mobilità (promozioni/retrocessioni)”. Prevedendo quindi un “professionismo: Serie A e Serie B a 20 squadre. Semiprofessionismo: Serie C, con tre gironi con un totale di 60 squadre; Dilettantismo: Campionati della Lnd con nove gironi con un totale di 162 squadre”.