Camera di commercio italo-tedesca, le Pmi temono un peggioramento dell’economia nei prossimi 12 mesi

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La Camera di commercio italo-germanica (Ahk Italien) ha presentato, in occasione del “Sectorial Business Outlook 2023”, i dati di un sondaggio condotto a ottobre sulle aspettative di business delle aziende tedesche in Italia per il prossimo anno, nell’ambito delle survey periodiche realizzate dalle camere di commercio tedesche all’estero. Le evidenze del sondaggio sono state al centro di una tavola rotonda di vertici aziendali, con Lorenzo Bottinelli (Basf), Alberto de Stasio (Cameo), Frank Meyer (E.On) e Silvia Trevisan (Mubea), moderati da Andrea Cabrini di Class Cnbc.
Nel giudizio della propria situazione, oltre la metà delle aziende interpellate valuta “buone o migliori” le condizioni attuali, e solo il 7% le giudica negativamente, con un  41% che le ritiene “soddisfacenti o stabili”. Nella proiezione a 12 mesi, sale invece al 20% il numero di aziende che prevedono una situazione peggiore.
Un clima di preoccupazione emerge invece nella valutazione delle aziende sullo sviluppo della congiuntura, che secondo più della metà dei rispondenti vedrà un peggioramento nei prossimi 12 mesi. In linea con questa previsione, il 26% delle aziende prevede investimenti in calo o nessun investimento per il prossimo anno, pur a fronte di un 35% che prevede di investire addirittura di più nei prossimi 12 mesi. Sul fronte dell’occupazione, prevale nettamente una previsione di stabilità, con oltre il 60% delle aziende che indica di voler mantenere costante il numero dei propri dipendenti nei mesi a venire.
I prezzi dell’energia e delle materie prime sono di gran lunga i principali fattori di rischio indicati dalle aziende per il prossimo anno, insieme al calo della domanda, legato ai timori di una recessione. A seguito del conflitto in Ucraina, le aziende tornano a temere in modo importante anche le alterazioni nelle catene di fornitura, segnalate come fattore di rischio dal 40% dei rispondenti.
Proseguono e si intensificano dunque i processi di rimodulazione delle supply chainoltre il 70% delle aziende rispondenti dichiara di aver già avviato o quanto meno pianificato la ricerca di nuovi fornitori. Questa percentuale scende, ma resta comunque importante, nel caso della ricerca di nuovi sedi produttive: avviata o conclusa per il 20% dei rispondenti, pianificata per il 23%. Nella ricerca di nuovi fornitori, le aziende guardano soprattutto all’Italia (quasi il 70%), all’Eurozona (oltre il 50%) e alla Germania (più del 25%). Lo stesso ragionamento si applica alla ricerca di nuove sedi, ma in questo caso l’Eurozona è la destinazione segnalata con maggior frequenza (dal 50% dei rispondenti).
A livello di contesto, le rilevazioni della survey fanno seguito a un semestre molto positivo per i flussi commerciali italo-tedeschi. Secondo i dati Istat sul commercio estero, nel primo semestre dell’anno l’interscambio tra Italia e Germania ha segnato una crescita importante, registrando un valore totale di 85,9 miliardi di euro rispetto ai 69,6 miliardi dello stesso periodo del 2021 (+23,5%).
A crescere sono stati sia l’export, pari a 39,6 miliardi (+18,8%), sia l’import dalla Germania, passato dai 36,2 miliardi del primo semestre 2021 a 46,3 miliardi (+27,8%). La crescita è stata trainata dai settori che svolgono tradizionalmente un ruolo di fulcro dei rapporti commerciali bilaterali, ciascuno dei quali ha registrato un aumento dei flussi di interscambio.
“Le catene del valore italo-tedesche hanno già dimostrato di poter assorbire scosse anche molto importanti senza alterazioni sostanziali dei flussi: con la pandemia e, quest’anno, con il contesto internazionale e la crisi energetica. Il nostro business outlook conferma tuttavia che la congiuntura si sta complicando, con alcune dinamiche più immediate e altre a più lungo termine”, ha dichiarato la Presidente AHK Italien Monica Poggio, AD di Bayer in Italia. “Parallelamente agli shock legati al tema dell’energia, è infatti anche in atto una trasformazione più profonda dei rapporti economici tra Paesi e aree geografiche, a partire da un’ulteriore europeizzazione delle supply chain dopo quella osservata con la crisi sanitaria. In questa fase più critica, occorre creare le condizioni per continuare a favorire gli investimenti delle aziende, soprattutto quelli strategici nella transizione ecologica e nella trasformazione dei processi produttivi, anche per rafforzare un legame storico, quello tra Italia e Germania, che saprà emergere anche da questa congiuntura con la vitalità che lo ha sempre caratterizzato“.