Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 16 maggio all’interno della rubrica Spigolature
di Ermanno Corsi
A ciascuno il suo, direbbe Leonardo Sciascia. Da una parte il Governo, alle prese con gli “affari correnti” che sono abbastanza complessi (eufemisticamente dicendo…), ma anche con gli insidiosi rapporti interni all’arco del Centrodestra; dall’altra la situazione creatasi nelle 8 regioni meridionali oggettivamente bisognose di “rifarsi la faccia” dopo i risultati delle recenti elezioni politiche che hanno creato una situazione del tutto nuova: un Nord che tenta di assestare durissimi colpi a un Sud che soltanto da pochi giorni sta prendendo coscienza di un suo scattante risveglio se si vuole impedire un ulteriore allargamento del deprecato, storico divario.
ARCHITETTURA ISTITUZIONALE. E’ comprensibile che Giorgia Meloni non voglia essere ricordata solo come la prima donna che ha interrotto la serie dei premier al maschile, ma che il suo ingresso a Palazzo Chigi ha dato prove di concreto rinnovamento e di incisivo spirito riformatore. Sarà presidenzialismo con il successore di Mattarella eletto direttamente dai cittadini, oppure premierato forte con l’elezione diretta questa volta del nuovo Presidente del Consiglio? Ogni punto che riguardi la Costituzione, richiede giustamente cautela (dell’affrettata riforma dell’articolo quinto, con la legislazione concorrente consentita alle Regioni, si continua a fare la somma dei danni prodotti). Giorgia procede con cautela, cerca colloqui e intese. Della maggioranza fa parte, invece, il ministro Calderoli che si muove come “il piè veloce Achille”: l’opposizione ha perso le elezioni e quindi non ha alcun diritto di veto sulle riforme che vengono da noi proposte. Questo il suo illuminato pensiero….
LEGHISMO PUTINIANO. Zelensky, espressione della resistenza ucraina dopo l’aggressione russa, viene a Roma in evidente “missione di pace”. Incontra Mattarella, è ricevuto da Papa Francesco e poi ha un fruttuoso scambio di idee con la premier Meloni. Ebbene, accanto alla presidente del Consiglio c’è Tajani, ministro degli Esteri e vice premier (“l’Italia dà il benvenuto a Zelensky”), ma non Salvini che pure è vice premier però di sentimenti moscoviti. Esibizionista il capo della Lega quando mostra sul petto un crocifisso di legno, quando invoca la pace ma senza alcuna condanna dell’aggressore pur dopo il mandato di arresto emesso dalla Corte dell’Aja. Patetico quando è stato costretto a dire “armi sì a Kiev”, ma subito precisando “che non siano offensive”. Quanto, un ministro e vice premier così, potrà essere compatibile con un Governo che, invece, è solidalmente schierato senza se e senza ma con il Paese criminalmente aggredito?
SGUARDO AL MEZZOGIORNO. Si fa più forte e convinta la resistenza al progetto calderoliano di autonomia differenziata (dove l’unica “differenza” sta nel raddoppiare le risorse finanziarie al Nord e “benevolmente concedere” il “minimo sindacale” al Sud). Due città capoluoghi regionali che si sentono “sorelle di sangue”, entrano in campo con i loro Sindaci. Gaetano Manfredi, sindaco partenopeo e della Città metropolitana, e Antonio Decaro presidente anche dei Comuni Italiani, firmano un patto: non una contrapposizione Nord-Sud che sarebbe antistorica, ma la costruzione di un nuovo modello di sviluppo in grado di valorizzare strategicamente l’asse che va dal Tirreno all’Adriatico. Il mare sì, ma anche l’alta velocità con una linea ferroviaria diretta, senza fermate intermedie. Così la ripartenza del Mezzogiorno espressa, non solo simbolicamente, anche dalla raccolta di firme (già molto oltre le 50 mila necessarie) per una legge di iniziativa popolare che mandi in archivio la proposta del leghismo divisivo. Esprime fiducia il coordinatore Massimo Villone tra i più prestigiosi costituzionalisti.
IL PONTE E LE DATE. Salvini, ministro di riferimento, è lanciatissimo. ”Il collegamento Sicilia-Calabria è una priorità. Il Ponte sarà transitabile entro il 2032”. Ma il progetto esecutivo? “Nessun problema: sarà pronto entro il luglio del prossimo anno”. Intanto si attende che il Decreto sia convertito in legge. Nell’attesa il Gruppo Webuild pensa a 100 nuovi ingegneri “tutti scelti, come atto di attenzione per il Sud, nell’ambito delle università meridionali”. Un dubbio: riconoscimento oggettivo delle professionalità o furbesca “captatio benevolentiae”?