Campania insolita e segreta, un mondo di contrasti che regala magia

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di Fiorella Franchini

“Virgilio dice che la Campania è così chiamata da Capy, compagno d’arme di Enea. Ma Livio la vuole così detta dai luoghi campestri. E’ noto che fu fondata dagli Etruschi, dopo aver osservato l’auspicio di un falcone che in lingua etrusca si dice capis, da cui prese il nome anche la Campania” scrive Sosio Capasso. In realtà, il toponimo deriverebbe dall’antica città di Capua e dai suoi territori circostanti, quelli che rientravano nel cosiddetto “ager capuanus”, una vasta pianura che sorgeva intorno al fiume Volturno. In epoca romana, Plinio il Vecchio le attribuì l’appellativo di “felix”, per sottolinearne la fertilità, l’abbondanza e la bellezza. Una terra che cambia stile tra un luogo e l’altro, mutamenti radicali di vedute, di suoni, di colori. A raccontare questi passaggi tra dimensioni diverse, la guida di Maria Franchini e Valerio Ceva Grimaldi Campania insolita e segreta, edita da Jonglez. Un viaggio tra le cinque provincie campane alla scoperta di luoghi carichi di significati che diventa una ricerca reale, talora immaginaria, di atmosfere, mete visibili e invisibili. Il volume, tradotto in più lingue, è distribuito in Europa e negli Stati Uniti, e descrive più di centotrenta siti poco noti: palazzi nobiliari, chiese sconosciute, agriturismi e cipresseti, madonne e processioni, paesaggi dolci e leggeri, dove tutto sembra disciogliersi nei miti e nella storia dei romani e dei greci, scenari misteriosi fatti d’ambienti austeri, monasteriali, medievali e romantici. Alcuni luoghi sono un enigma, altri una spiegazione, tutti sono è miniera di emozioni; basta lasciarsi andare. Pagine che accendono la curiosità di un pubblico speciale, che vuole un andare verso l’altro, l’altrove, l’oltre. Forse, uno dei compiti reconditi di questa guida, il più urgente, consiste nell’insegnare ancora a muoversi nelle nostre vicinanze, per imparare di nuovo a vedere. Quando si vive in un luogo a lungo, si diventa ciechi perché non si osserva più nulla. Gli autori sanno mettere in luce una Campania che non ti aspetti, dove il fascino dell’antichità incontra la meraviglia della natura, le suggestioni della leggenda. Un mondo di contrasti che regala magia. Un testo che promuove cultura e identità e rappresenta, dunque, un’occasione importante per i diversi territori di ricevere visibilità a livello nazionale e internazionale, per rifondare l’economia locale e la sostenibilità del sapere e del tempo libero. Letture e vagabondaggi che, inseriti in una trama di esplorazioni spirituali e ambientali, possono diventare un importante volano per l’imprenditorialità giovanile e il recupero del patrimonio. Una lettura scorrevole, ricca d’immagini accattivanti, che trasforma il lettore in un viaggiatore, di quelli che lasciano le loro convinzioni a casa e tornano diversi da come sono partiti poiché, con o senza bagaglio, “viaggiare – come affermava Stephen Littleword – è sempre, in qualche forma, esplorare se stessi”.