Caravaggio contro Solimena. Sgarbi: Così vi stupirò

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Scrigno d’arte in grado di suscitare un sentimento di ammirato stupore negli occhi dei visitatori che, fin dai tempi del Grand Tour, ne hanno ammirato le straordinarie opere, Cappella Sansevero sarà teatro fino a metà giugno della terza edizione della rassegna “MeravigliArti”, un percorso intorno al tema della meraviglia, attraverso arte, letteratura, teatro e musica. Prossimo incontro in programma, martedì 26 maggio alle 19, “L’Apoteosi del Barocco”, appuntamento con l’enfant terrible della storia dell’arte Vittorio Sgarbi, che illustrerà con il suo stile inconfondibile i capolavori della Cappella.“L’Apoteosi del Barocco è un titolo che già dice tutto” commenta Sgarbi. Il critico, anticipando i temi che porterà all’attenzione del pubblico di martedì, si sofferma sulle splendide statue presenti nella Cappella, ma anche “sull’opera di artisti che a Napoli vissero e incrociarono i loro cammini con la famiglia di Raimondo di Sangro, i cui nonni materni furono mecenati”. E cita esempi poco noti del Luca Giordano e del Francesco Solimena barocchi, evidenziando “il conflitto tra il Naturalismo di ispirazione caravaggesca e di de Ribera e quello spumeggiante di Solimena. Dopo tutto la seconda città barocca dopo Roma è Napoli”. E del Barocco napoletano la Cappella è senz’altro un piccolo capolavoro. Eretta nel 1612 come tempio gentilizio destinato ad accogliere i sepolcri dei membri della famiglia di Sangro, negli anni quaranta del Settecento fu trasformata secondo il progetto voluto da Raimondo, settimo Principe di Sansevero, una figura eclettica la cui vivace personalità (“barocca” come l’ha definita Fabrizio Masucci, presidente del Museo Cappella Sansevero) si rispecchia nel disegno della Cappella.Alchimista, massone, uomo dotato di una vastissima cultura e di ingegno non comune, la sua figura è avvolta in un alone di mistero, che spesso lui stesso si divertì ad alimentare. Ogni opera commissionata per la Cappella contiene un messaggio allegorico e svolge una funzione nel progetto iconografico del Principe.Una collezione di statue che rappresentanosingolarmente le virtù, ispirate alle doti della famiglia di Sangro.