Carenza medicinali, da Altroconsumo il vademecum per il cittadino

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Roma, 9 ott. (AdnKronos Salute) – Carenza di farmaci. Un fenomeno che crea disagio ai cittadini e, di fatto, mette in pericolo la continuità delle terapia quando il medicinale non è reperibile in farmacia. Le cause possono essere diverse: a volte l’irreperibilità è solo momentanea, a volte può durare a lungo. Altroconsumo ha analizzato il problema, mettendo a punto un vademecum per i cittadini ai quali ha anche chiesto di segnalare all’associazione le proprie esperienze di farmaci introvabili.

Le cause del problema – ricorda Altroconsumo in ‘Diritti in Salute’, il progetto nato dalla collaborazione tra Altroconsumo e Acu, associazione consumatori utenti, e finanziato dal ministero dello Sviluppo economico per dare una risposta ai dubbi più comuni in materia sanitaria – possono essere diverse: a volte le carenze sono solo momentanee, a volte possono durare a lungo. Nell’ultimo caso, le carenze irrisolvibili possono essere semplice espressione dell’esaurimento delle scorte di un farmaco che il produttore ha deciso di non produrre più oppure un’aumentata richiesta, l’irreperibilità del principio attivo o altri problemi di produzione e distribuzione. Tutti casi in cui il problema è nazionale. A queste carenze legittime, si aggiungono poi le distorsioni distributive legate al fenomeno dell’importazione parallela che, invece, possono anche riguardare soltanto alcune aree territoriali. Sul sito l’associazione spiega nel dettaglio le possibili cause e le possibili distorsioni della distribuzione parallela, indicando anche come riconoscere i prodotti di importazione parallela.

Per quanto riguarda i doveri del farmacista Altroconsumo ricorda le regole fondamentali. A partire dal fatto che “la dispensazione deve avvenire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro le 12 ore lavorative successive alla richiesta, nel caso in cui il farmaco sia reperibile attraverso la rete dei grossisti. Qualora, invece, un farmaco risulti carente anche per i grossisti ai quali i farmacisti fanno richiesta, il farmacista è tenuto a richiedere il medicinale direttamente all’azienda produttrice, la quale è obbligata a fornire entro le 48 ore il prodotto”. Regole che però non valgono per “i prodotti non farmaceutici quali i dispositivi medici, gli integratori, i cosmetici, sono soggetti ad una regolamentazione diversa da quella dei medicinali”.

Se un farmaco è irreperibile, invece, “le farmacie hanno l’obbligo di notificare l’indisponibilità dei medicinali all’associazione di categoria, Federfarma, attraverso i suoi organi provinciali. Questa, in secondo luogo, riferirà i dati all’Agenzia italiana del farmaco. Se il farmaco in questione risulta irreperibile anche da parte dei grossisti, i farmacisti devono rivolgersi direttamente all’azienda titolare dell’autorizzazione alla commercializzazione del farmaco, cioè al produttore o al licenziatario”. Quest’ultimo “è obbligato a fornire entro le 48 ore un medicinale che non è reperibile nella rete di distribuzione regionale e quindi, su richiesta del farmacista, deve consegnare entro 48 ore il farmaco richiesto”.

L’Agenzia italiana del farmaco, ricorda Altroconsumo “analizza tutte le segnalazioni e pubblica in maniera ufficiale solo le indisponibilità per motivi sostanzialmente produttivi o regolatori, le motivazioni riferite dalle aziende e una stima del ritorno dei medicinali sul mercato. Purtroppo, le carenze legate a distorsioni del mercato, non compaiono sulle liste di Aifa. Grazie però al lavoro di investigazione dell’Agenzia, in collaborazione con le forze dell’ordine, l’Aifa monitora la legittimità delle carenze, le eventuali frodi e contraffazioni”.

Per quanto riguarda l’industria farmaceutica, in base all’attuale normativa, un’azienda ha il diritto di interrompere la commercializzazione di un farmaco, anche quando le ragioni di tale interruzione siano di natura prettamente commerciale. L’azienda è obbligata, però, a comunicare la decisione all’Aifa almeno due mesi prima dell’interruzione. Un’azienda farmaceutica, inoltre, può decidere di cessare la commercializzazione di un farmaco in un paese europeo e continuare a produrlo e commercializzarlo in un altro. In questo caso, l’Aifa e il ministero della Salute hanno istituito una procedura che permette ai pazienti di ricevere comunque il farmaco di cui necessitano.

Ma “questo meccanismo – rileva Altroconsumo – potrebbe dar luogo ad alcune distorsioni, nel momento in cui la differenza di prezzo tra uno Paese e l’altro di uno stesso medicinale sia particolarmente rilevante e il meccanismo dell’importazione dall’estero venga sfruttato per vendere lo stesso farmaco ad un prezzo maggiorato. È quanto stava per accadere nel 2014 con alcuni medicinali prodotti dalla multinazionale Aspen, multata dall’Antitrust per oltre 5 milioni di euro in seguito ad una nostra denuncia per abuso della propria posizione dominante sul mercato italiano di farmaci oncoematologici”.