Case, un’emergenza senza fine in Italia: nel 2023 la ripresa della stagione degli sfratti 

 

Decine di migliaia di famiglie in Italia sono sotto sfratto, con l’incubo dell’arrivo, da un momento all’altro, dell’ufficiale giudiziario che obbliga a lasciare la casa dove si è vissuto fino ad ora. In Italia le famiglie in affitto sono circa il 20%, rappresentando circa il 45% dei 5.6 milioni di persone in povertà assoluta, di queste circa mezzo milione sono minori. Povertà assoluta, significa non potersi permettere le spese minime per condurre una vita dignitosa. Nel 2022- secondo i dati del “Sole 24ore” – gli sfratti eseguibili in Italia erano circa 150 mila, il 90% eseguibili per morosità. Attualmente, le convalide di sfratto sono 37 mila, numeri alquanto alti e preoccupanti, se si pensa che sono in esecuzione anche gli sfratti accumulati e bloccati durante il periodo pandemico. Le richieste di esecuzione, nell’ultimo ventennio, superano quota 2 milioni. Un identikit delle famiglie alle prese con le difficoltà a pagare gli affitti? Impossibile, i casi sono troppi e la situazione è davvero drammatica. Tanti sono gli italiani. Ci sono i cinquantenni senza lavoro a cui mancano molti anni per la pensione. Uomini e donne separati e divorziati, con figli. Giovani e adulti con un lavoro precario o disoccupati da molto tempo. La mancanza di lavoro rende poveri. E la stragrande maggioranza degli sfratti ad oggi sono per morosità. Prima si perde il lavoro, poi non si paga l’affitto, poi sopraggiunge il taglio delle utenze, sino ai pignoramenti di chi non ce la fa a pagare i mutui. E come se non bastasse nell’emergenza si aggiunge un’altra emergenza quella gravissima degli affitti. Un mercato in cui è proprio difficile entrare. Le famiglie di lavoratori e lavoratrici fanno fatica a trovare una casa perché i redditi sono considerati insufficienti da chi affitta. Interi nuclei familiari vengono sfrattati oppure non possono permettersi un affitto, e vivono in condizioni di sovraffollamento, in alloggi precari e condizioni igieniche difficili. A questi si aggiungono i pignoramenti immobiliari che il “Sicet” stima in circa mille all’anno. Pignoramenti, che rischiano di subire un’impennata con il rialzo dei tassi dei mutui e delle spese condominiali. Negli ultimi anni il fondo contributo per l’affitto e la morosità incolpevole è stato un valido aiuto alle famiglie, ma nel dicembre scorso il governo ha deciso di azzerare le dotazioni di bilancio in merito, che unito all’assenza di misure strutturali contro l’emergenza abitativa, sta causando un aumento drammatico degli sfratti e delle persone senza casa, in una situazione già estremamente precaria. Nel dicembre scorso l’Assemblea di autodifesa degli sfratti di Roma ha protestato, denunciando i 7 milioni di case inutilizzate in Italia, ovvero il 25% degli appartamenti in un Paese in cui 2,3 milioni di famiglie non possono permettersi un alloggio. Inoltre, denuncia l’Assemblea, sono quasi 50 mila gli alloggi di liste in edilizia residenziale pubblica non utilizzati perché non hanno ricevuto la giusta manutenzione dall’ente gestore. Secondo le rivelazioni di FederCasa, le case popolari in Italia sono più o meno 750mila e ospitano circa due milioni di persone. Corrisponderebbero quindi a meno del 3% del totale del patrimonio edilizio del Paese. Servirebbero all’incirca altri 300.000 alloggi pubblici e una nuova idea di edilizia residenziale pubblica, investendo sulle periferie, per consentire una riqualificazione delle aree ad alta densità abitativa, in termini di vita di quartiere e di qualità dell’abitare. Il blocco degli sfratti è scaduto. Da Nord a Sud si stimano circa 150mila esecuzioni anche forzate, quest’ultima a discrezione della prefettura sull’uso della forza pubblica. Significa persone che se non hanno altro posto dove andare, indipendentemente dalle condizioni nelle quali si trovano, dovranno lasciare casa. Una bomba sociale senza precedenti che rischia di esplodere incessantemente, nonostante le richieste chiare e dirette dei sindacati: a livello locale garantire alle famiglie il passaggio da casa a casa, facendo in modo che non si trovino per strada nel dare seguito allo sfratto e quindi programmando le esecuzioni sul territorio; a livello nazionale rifinanziare gli strumenti disponibili, il sostegno all’affitto e quello per morosità incolpevole. Nel frattempo, l’Europa ci raccomanda di investire nel sociale e nel pubblico per affrontare il problema degli affitti e dell’insostenibilità dei costi dell’abitare per un numero crescente di famiglie a basso reddito e di giovani, il PNRR si mostra incompleto su questo fronte. Alcune misure vanno nella direzione giusta, altre risultano insufficienti, con conseguenze importanti sul sistema del vivere e un’inevitabile accentuazione delle diseguaglianze. I finanziamenti del Next Generation Eu offrono l’opportunità di rendere gli investimenti nell’edilizia popolare e nelle infrastrutture pubbliche parte integrante della strategia di ripresa dalla pandemia. Sosterrebbero la crescita inclusiva, creando occupazione, fornendo alloggi in affitto più convenienti e facilitando l’accesso ai posti di lavoro in tutte le località. Al momento però l’emergenza sfratti incombe, molte famiglie vivono nell’incubo di perdere il tetto che li ospita e senza alcuna prospettiva di risoluzione futura. Una fotografia allarmante e preoccupante che fa naufragare un diritto sacrosanto in paese civile, quello di avere una casa.