Caso Adisurc, è stallo nella riforma delle aziende per il diritto allo studio: sindacati all’attacco

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“Adisu: Riforma flop e comportamenti antisindacali da parte della direzione generale”. A denunciare la mancata riorganizzazione delle aziende che si occupavano del diritto allo studio è la Funzione Pubblica della Cisl Campania che ha richiesto ed ottenuto l’intervento della Prefettura per procedere agli incontri necessari per costituire il nuovo soggetto Adisurc.
Su 5 province si contano oltre 200 mila studenti che frequentano 7 tipologie di università. E 7 sono le Adisu che attendono di essere unificare. Vicini alle esigenze degli studenti gli esponenti della Cisl Fp hanno voluto affrontare la questione ottenendo però come risposta un comportamento antisindacale da parte della dirigenza Adisurc: “Richieste di incontri e di dialogo con il direttore generale Ciro Romaniello sono andate vane – spiega Giovanni Capuano responsabile delle autonomie locali per la Cisl Fp – sono state negate le più elementari norme di relazioni sindacali. Avevamo chiesto una delegazione trattante e ci è stata negata. Siamo stati costretti a denunciare il tutto alla Prefettura che è intervenuta sollecitando gli incontri. La mancata riforma nega il diritto al futuro della Regione Campania e ad oggi l’unico risultato prodotto sono studenti di serie A e studenti di serie B”.
“Questi ragazzi pagano lo scotto di essere trattati con enormi disparità, un esempio su tutti gli studenti di Salerno e Napoli dove molti studenti attendono anche da 8 anni l’arrivo dei fondi – spiega Lorenzo Medici coordinatore Campania e Napoli della Cisl Fp – Di fatto il processo di riforma non è mai avvenuto. Le 7 Adisu non costituiscono l’attuale Adisurc e a pagare è sempre la nostra Regione a cui viene negata la crescita. Chiediamo al presidente De Luca, a cui piace tanto pubblicizzare la sua idea di semplificazione burocratica attraverso manifesti e campagne elettorali, di sedersi al tavolo con noi e avviare le procedure necessarie a risolvere l’empasse amministrativa che si è venuta a creare anche a causa della mancanza di personale all’interno delle strutture, a partire dai concorsi già banditi e sospesi senza comprenderne le motivazioni”.