Caso Pamela, nuova perizia non si farà

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Macerata, 24 apr. (Adnkronos) – dall’inviata Sara Di Sciullo

Non si farà la nuova perizia chiesta dalla difesa di Innocent Oseghale, imputato nel processo per la morte di , la ragazza romana fatta a pezzi a Macerata il 30 gennaio dello scorso anno. Lo ha deciso la Corte di Assise di Macerata nel corso dell’udienza di stamattina. Gli avvocati del nigeriano, Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, avevano chiesto di disporre la nuova perizia per maggiori accertamenti sui campioni relativi alle ferite riscontrate sui resti della giovane e in particolare sulle due lesioni al fegato che secondo l’accusa sono frutto delle coltellate inferte alla ragazza da viva mentre per la difesa non vi è certezza e potrebbero essere anche state fatte post mortem. La Corte si era riservata e oggi ha sciolto la riserva respingendo la richiesta della difesa. La nuova perizia quindi non si farà.

La Corte di Assise, ricordando che c’è stata un’ampia istruttoria e che è stata acquisita tutta la documentazione pertinente, ha respinto l’istanza della difesa su una nuova perizia dal “contenuto meramente esplorativo”. Nell’udienza di oggi la Corte ha anche disposto l’acquisizione al fascicolo dibattimentale di documentazione, presentata dalla parte civile, relativa al teste Vincenzo Marino, collaboratore di giustizia. Si tratterebbe della richiesta di Marino, ascoltato in aula sulle confessioni raccolte da Oseghale quando era rinchiuso nel suo stesso carcere, alla Direzione distrettuale antimafia di avere il nulla osta alla revoca del divieto di incontro in carcere, del relativo nulla osta e di documentazione clinica che attesterebbe un infortunio avuto sul lavoro dallo stesso Marino mentre lavorava in carcere.

LEGALE DELLA FAMIGLIA – “Era quello che ci aspettavamo perché secondo noi l’istruttoria dibattimentale era stata più che sufficiente a togliere alcuni dubbi” e “ad escludere la morte di Pamela per overdose, a confermare la morte per le coltellate” ha detto l’avvocato Marco Valerio Verni, legale della famiglia di Pamela, sul ‘no’ alla nuova perizia. “Noi non ci eravamo opposti” alla eventuale nuova perizia, ha ricordato Verni, “consapevoli della bontà del lavoro peritale svolto” e del fatto che “se la Corte avesse avuto dei dubbi eravamo favorevoli perché se li togliesse”. “Il presidente della Corte – ha osservato Verni – ha anche affermato che a prescindere dalla richiesta della difesa, la Corte stessa avrebbe potuto disporre una perizia di ufficio: non avendola disposta riteniamo non abbia dubbi in merito”. Quanto a Marino, “siamo soddisfatti dell’acquisizione della documentazione relativa al teste” ha commentato il legale, secondo cui si dimostra “che Marino aveva libertà di movimento e poteva quindi benissimo parlare con Oseghale tutte le volte che ci fosse l’occasione”. Alcuni teste dell’accusa, anche loro detenuti all’epoca nello stesso carcere di Marino e Oseghale, avevano infatti sollevato dubbi sull’attendibilità del collaboratore di giustizia sottolineando che non aveva la possibilità di incontrare Oseghale.

LEGALI DI OSEGHALE – “Io credo che all’esito della audizione dei consulenti delle parti sia emerso il dubbio in merito alle cause della morte tanto che la procura aveva avallato inizialmente la richiesta di una superperizia, addirittura formulando un autonomo quesito. Questo rende evidente che la causa della morte non è stata accertata in maniera certa” ha detto l’avvocato Simone Matraxia, insieme all’avvocato Umberto Gramenzi legale di Oseghale. La difesa di Oseghale non si è mostrata sorpresa della decisione della Corte soprattutto alla luce del fatto che, nei giorni scorsi, la procura di Macerata aveva revocato il proprio parere, inizialmente favorevole, ad effettuare i nuovi accertamenti per chiarire meglio se le ferite al fegato fossero state inferte da viva. Un ‘no’ alla nuova perizia, ha aggiunto l’avvocato Gramenzi, “era una decisione nell’aria” e ce la aspettavamo “soprattutto dopo che la procura aveva revocato, con una memoria scritta, la propria richiesta istruttoria. Non dimentichiamoci – ha infatti sottolineato – che le richieste istruttorie sono state due: una avanzata dalla difesa e l’altra dalla procura”. Secondo la “Corte quello che è emerso nel corso del dibattimento è sufficiente per addivenire a sentenza”, ha osservato l’avvocato. Tuttavia secondo Gramenzi la decisione di oggi “lascia spazio alla difesa anche per il proseguo”. Potrebbe essere un elemento su cui la difesa potrà lavorare per un eventuale appello in caso di condanna dell’imputato? “Certamente. Comunque in sede di discussione qualche dubbio era stato ventilato dalla stessa procura”, ha continuato il legale ribadendo l’iniziale ok da parte dell’accusa a disporre altri accertamenti.