Caso Uva, Cassazione conferma assoluzioni

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Roma, 8 lug.(AdnKronos) – La V sezione penale della Corte di Cassazione mette la parola fine sul casoconfermando l’assoluzione di sei poliziotti e due carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona per la morte dell’operaio di Varese, deceduto a giugno 2008 in ospedale, dopo aver trascorso la notte nella caserma dei carabinieri. I supremi giudici hanno rigettato i ricorsi presentati dalla Procura generale di Milano e dalle parti civili contro la sentenza d’appello che ha assolto con formula piena tutti gli indagati. All’udienza oggi erano presenti sia i familiari di Giuseppe Uva che gli imputati.

Due i ricorsi depositati lo scorso ottobre: dalle parti civili e dalla procura generale di Milano. 

La famiglia della vittima è da sempre convinta che il decesso sia stato provocato dalle percosse e dalle manganellate inflitte all’uomo dalle forze dell’ordine che lo tenevano in custodia. Per i giudici, invece, è stata legittima la condotta di carabinieri e poliziotti intervenuti nel tentativo di contenere Uva che, insieme all’amico, stava dando in escandescenze. Uva, per i giudici, morì a causa di una patologia cardiaca e per lo stress per essere stato fermato in stato di forte ebbrezza alcolica.

“Una sentenza sbagliata rimane sbagliata anche se confermata in Cassazione. Ci rivolgeremo alla Corte europea dei diritti dell’uomo”, ha dichiarato l’avvocato Fabio Ambrosetti, legale dei familiari di Giuseppe Giuseppe Uva.

”Sono profondamento addolorato, veramente profondamento addolorato. Speravo di non avere questa notizia. Non ho altro da aggiungere”. Così all’Adnkronos l’avvocato Fabio Anselmo, storico legale di Ilaria Cucchi e in prima fila nella difesa delle vittime di abusi da parte della polizia, commenta la conferma dell’assoluzione. ”Sono addolorata, come semplice cittadina non ho gli strumenti per comprendere tutto questo ma da cittadina, che ha seguito attivamente il processo Uva fin dai primi istanti, andando ad ogni udienza, posso dire che non dimenticheremo Giuseppe”, ha commentato con l’Adnkronos Ilaria Cucchi.

“E’ finita, è finita”. Luigi Empirio, il poliziotto imputato nel caso Uva, ha la voce rotta dalla commozione mentre apprende dall’Adnkronos la pronuncia della Cassazione. “Penso sia il momento più bello della mia vita dopo la nascita dei miei figli. E’ la fine di 11 anni di vita distrutta e dignità calpestata, di carriera bloccata – continua l’agente, da un anno e mezzo in servizio alla Questura di Brindisi – Non abbiamo mai potuto progredire, siamo sempre stati zitti, seguendo quello che ci hanno detto i nostri legali senza mai chinare la testa, convinti della verità”. “Lo sapevamo – dice ancora all’Adnkronos – Ritrovo la fiducia nella giustizia, non ho mai creduto che un procuratore generale, che rappresenta anche lui lo Stato, non sia umano e non legga veramente ciò che le carte riportavano. Quello che mi ha insegnato questa storia è che le carte contano, non le parole o i processi mediatici fatti in questi lunghi anni. Ho finito con la vita della Volante, ora è tutta un’altra realtà. Ciò che mi hanno dato i dirigenti di Brindisi non me li hanno dati 20 anni di Varese. Ci tengo a dire, però, che la mia rinascita ha un nome, si chiama Gianni Tonelli. Lui ha creduto nella nostra innocenza dal primo minuto e per questo si è esposto”. “Siamo contenti per il risultato ottenuto, per noi giustizia è fatta. Non siamo responsabili di ciò che ci hanno accusato, la verità è venuta fuori nonostante abbiano cercato in tutti i modi di processarci”, ha detto all’Adnkronos Vito Capuano, uno degli agenti della Polizia di Stato imputati nella vicenda. “Siamo stati vittime di una vera e propria caccia alle imputazioni – continua Capuano, ora in servizio a Salerno – Siamo contenti per le nostre famiglie, che hanno passato tutto questo al nostro fianco, per i nostri colleghi. Psicologicamente ricomincio una nuova vita; quando si è consapevoli della propria professionalità e della responsabilità è un sollievo maggiore”.