Caso Yara, difesa Bossetti: “Concedete perizia Dna e non condannatelo”

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Brescia, 6 lug. (Adnkronos) – Il Dna è la prova regina contro Massimo Bossetti ed è su quella traccia genetica che la difesa dell’uomo condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio torna a chiedere una perizia per far luce su una “anomalia” che continua a dividere. La traccia mista trovata sugli slip e sui leggings della 13enne scomparsa da Brembate il 26 novembre 2010 appartiene alla vittima e a ‘Ignoto 1’, poi identificato nell’imputato. Ma in quella traccia il Dna mitocondriale (indica la linea materna, ndr) non corrisponde a Bossetti. 

“Un’anomalia che non inficia il resto: solo il Dna nucleare ha valore forense”, sostiene l’accusa. Un “mezzo Dna contaminato” la cui custodia e conservazione “sono il tallone d’Achille” di un processo “indiziario”, la tesi dei difensori Claudio Salvagni e Paolo Camporini che oggi dedicheranno gran parte della loro arringa – davanti ai giudici della corte d’assise d’appello di Brescia – per chiedere l’assoluzione del loro assistito.

“Intorno al processo c’è tanta confusione: sono finite le tracce migliori – 31G19 e 31G20 su leggings e slip – ma ci sono ancora i reperti e gli estratti. Se hanno esaurito una traccia straordinariamente pura e abbondante non è un problema della difesa. Deve consentirsi all’imputato di difendersi e quindi serve una perizia”, le parole di Salvagni alla vigilia dell’udienza a cui, come sempre, assiste Bossetti. Tolta la traccia genetica, contro l’uomo in carcere dal 16 giugno 2014 resta “un’inconsistenza di elementi”.

Dai passaggi del furgone davanti alla palestra – “non è il suo” a dire dei legali – alle sfere metalliche e alle fibre trovate sul corpo di Yara “che nulla svelano su Bossetti”, fino alle ricerche ‘hot’ online “successive alla morte della 13enne”. La difesa chiederà “un atto di coraggio” ai giudici per assolvere chi da sempre si dichiara innocente.