Catastrofi tra scienza e diritto da Napoli parte “Espresso”

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Il guaio degli accordi scaccia-crisi, di cui i patti globali sui cambiamenti climatici senz’altro rappresentano una testimonianza assai significativa, è che spesso e volentieri si confondono gli obiettivi da raggiungere (su cui si magari è trovato un sofferto accordo tra stati magari agli antipodi) con i risultati raggiunti. Un po’ come dire che siccome si è riusciti a trovare un compromesso tra Cina ed Europa sul limite delle emissioni di Co2, la produzione mondiale di Co2 ha già raggiunto quel limite. Ma a sgonfiare l’illusione ottica partorita da trattati colmi di belle speranze ci pensa, come sempre, la realtà. L’Unione Europea ha così preso atto della difficoltà di realizzare molte delle indicazioni sviluppate nei progetti europei sui rischi naturali.

paolo gaspariniVa bene l’Accordo di Sendai, va bene quello di Parigi con ben 195 firmatari, vanno benissimo gli 1,5 gradi entro cui si stima di contenere l’aumento della temperatura entro il 2100, ma cosa occorre fare nel più immediato periodo per essere sicuri di essere nella giusta direzione? Quali variabili considerare come prioritarie? Quali gli ambiti su cui fare subito sintesi e avviare delle politiche comuni per evitare o comunque contenere catasfrofi naturali? Ecco, a questi ambizioni interrogativi porverà a dare delle risposte “Espresso”, ovvero il progetto Enhancing Synergies for disaster Prevention in the European Union. Coordinato da Amra, la società consortile partenopea di “Analisi e monitoraggio del rischio ambientale” diretta dalo scienziato Paolo Gasparini, il progetto durerà tre anni sviluppandosi lungi tre direttrici: politico-legislativa, preventiva e una che si potrebbe definir più strettamente scientifica. Espresso punterà cioè innanzitutto a una maggiore aggregazione tra il mondo della ricerca ed il mondo legislativo e di governo del territorio sui temi della riduzione dei rischi naturali. Sul fronte della prevenzione provvederà a porre le premesse di una gestione più efficiente degli eventi catastrofici che colpiscono nazioni confinanti, mentre sul piano dei rapporti tra monitoraggio e prevenzione gli studiosi dovranno integrare i temi dell’adattamento ai cambiamenti climatici all’interno del tema più ampio relativo alla riduzione dei rischi naturali. Il Consorzio Espresso è formato da sette partner europei in possesso di competenze in questioni legali e di governance, gestione dei rischi naturali, aspetti socio-economici e di resilienza, approcci statistici e multi-rischio. Si tratta del Gfz Potsdam (Germania), il Brgm di Orleans (Francia), il Deutsches Komitee Katastrophenvorsorgee (Germania), l’Ethz di Zurigo (Svizzera), l’University of Huddersfield (Regno Unito), la Københavns Universitet (Danimarca).

Per esempio – spiega Gasparini – ognuno di questi Paesi ha una sua strategia di intervento in caso di catastrofi naturali. Ora, se un evento dovesse investire più paesi limitrofi non ci sarebbe unitarietà nell’approccio e ciò complicherebbe molto la gestione della crisi”. Ma a proposito di armonizzazione l’aspetto che più preoccupa Gasparini non è tanto quella tra nazioni, ma quello tra discipline. “Oggi la più grossa differenza si registra tra progresso scientifico e quello giuridico, la parte normativa è molto lenta rispetto ai risultati della scienza e gli sviluppi tecnologici. Può addirittura succedere, come per esempio accade con i dispositivi di early warning, che l’umanità disponga di strumenti che non sono giuridicamente utilizzabili”. E questo è il classico caso in cui dire che al danno si aggiunge la beffa.