Centro Studi Erich Fromm, incontro con la poesia di Giacomo Leopardi

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In foto un momento dell'incontro

“…Tu pria che l’erbe inaridisse il verno, da chiuso morbo combattuta e vinta,  Perivi, o tenerella. E non vedevi il fior degli anni tuoi; non  ti molceva il core, la dolce lode or delle negre chiome, or degli sguardi innamorati e schivi; né teco le compagne ai dì festivi, ragionavan d’amore.  Anche peria fra poco la speranza mia dolce: agli anni miei; anche negaro i fati, la giovanezza. Ahi come, come passata sei, cara compagna dell’età mia nova, mia lacrimata speme!  Questo è quel mondo? Questi i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi onde cotanto ragionammo insieme?  Questa la sorte dell’umane genti? All’apparir del vero, tu , misera, cadesti: e con la mano la fredda morte ed una tomba ignuda mostravi di lontano “: secondo un processo dedicato alla poetica di  Giacomo Leopardi, e alla sua drammaturgia che il brano finale di ‘A Silvia’ assurge al cielo, Mercoledì 13 novembre  2019 ,  alle ore 17,30  , nella Sala  Pan  del PAN  ( Museo delle Arti di Napoli ),  Via dei Mille n. 60,  si è avuto il recital  poetico – musicale  : “ Incontro con la poesia e la drammaturgia romantica italiana-  “ GIACOMO LEOPARDI “:  Cantici, pensieri, aforismi, epistole, operette morali e musiche classiche.
Silvana Lautieri, Presidente del Centro Studi Erich Fromm , che ha organizzato l’evento, ha aperto la serata con l’indirizzo di saluto inviato alla sala ed ai relatori: Angela Procaccini; Raffaele Piscopo Direttore Artistico dell’evento e voce recitante, insieme al tecnico musicale Gennaro Navarra: “ Anche Robert Louis Stevenson  affermava che in certi contesti occorre chiudere gli occhi e sentire l’emozione, senza che ciò che ci circonda , possa distrarci o addirittura nuocere; Giacomo Leopardi riuscì ad estraniarsi e a sintetizzare le liriche più belle della sua vita”.
Angela Procaccini ha parlato di un Leopardi tra ‘A Silvia’ e ‘L’infinito’, ponendo l’onda delle sensazioni talmente intense che è difficile catalogarle: spalle piccole e non di certo un bell’adone, ma proprio questa immagine blocca e ci fa pensare alle sue sofferenze e ai tanti sguardi, sia altrui che quelli che dalla sua dimensione volutamente fuori dal mondo, ai quali non si è mai voluto arrendere, traendo una energia speciale che ci serve per ricostruire: “Un termine che voglio adoperare è propriamente tecnico, ‘la resilienza’, che è la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi, mentre in psicologia e per Leopardi è stata la capacità di affrontare e suoerare un evento traumatico : la resilienza per Giacomo Leopardi è, alla fine,  un ramo di pesco apparentemente morto e che poi , quasi per incanto,  genera fiori di velluto. Non bisogna mai arrendersi alle avversità, e generare una forma di ricchezza interiore che ci deve aiutare in futuro:  Giacomo lo sento fratello di vita e sensibilità, in una sorta di similitudine con le sofferenze che anche io ho patito , e per questo ho scelto due poesie tristi ma solo in apparenza: “A Silvia “ e “L’Infinito “. Silvia continua a vivere immobile in questa sua giovinezza poetica per sempre; di essa non resterà la tristezza ma una immagine incorruttibile nella sua bellezza e resa eterna dalla lirica di Leopardi. Per il poeta l’indefinito è la base della poetica perché stimola e allontana dalla volgarità : Recanati, a 200 anni da “ L’Infinito “, ha celebrato la sua notorietà e ora tocca a Napoli, vivendo la magica realtà di quello che un giovane e malandato poeta ha regalato al mondo intero.   La scrittura diventa un miracolo per Leopardi perché nell’annullamento di se in luogo dell’affresco delle immagini che lui è riuscito a sentire,  attraversa le emozioni e le pone in versi. Quindi il colle de “L’infinito” non è così solo a Recanati ma in qualsiasi luogo, ove l’osservazione della natura che ci circonda possa portarci all’annullamento di se stessi per giungere  verso l’altrove, determinato dall’uso raffinato dei vocaboli , che si muovono tra i confini fisici e  l’immaginazione. Un testo affine, trovo sia  ‘La poesia ‘ di Neruda ove la sensazione nasce dalla poesia “. A questo punto Angela Procaccini  ha letto alcuni versi de “L’infinito” e “La poesia” per dimostrarne la similitudine.
Raffaele Piscopo, dopo l’intervento, con le musiche e gli effetti sonori di Gennaro Navarra molto apprezzabili e scenicamnete suggestivi, tra cui anche la presenza di un brano dei Pink Floyd, ha declamato e illustrato la figura di Giacomo Leopardi: “La vita di Leopardi è priva di vicende esteriori , ma è la storia di un’anima che ha devoluto la giovinezza nella biblioteca del padre a Recanati , ove il sapere e la sofferenza viaggiavano assieme, come l’amore per Teresa Fattorini, figlia del cocchiere che morì stroncata da un avverso destino,  prima che si avverassero i suoi sogni. Il ricordo nella sua Silvia ne caratterizza gli aspetti più gioiosi, le speranze e l’affetto nutrito durante i suoi affannosi studi. Il 27 Novembre 1823 finalmente può lasciare Recanati per andare a Roma , ma resterà deluso per la volgarità di certi costumi e si persuase ancora di più che realtà e immaginazione fossero due fenomeni che non si potranno mai congiungere. Nel 1827 giunge a Firenze dove incontra Alessandro Manzoni e Pietro Colletta che gli devolverà un affetto sincero e fraterno . Le sue notti orribili e le sue spalle curve raccordo di un corpo non meno offeso,  furono certo notati , ma ciò non faceva altro che dargli una forza maggiore nel rintanarsi nella sua solitudine e comporre i suoi capolavori. A Firenze conosce Fanny il suo ultimo amore, prima di stringere amicizia con l’esule napoletano Antonio Ranieri e conoscere Paolina: il 14 Giugno 1837 muore Leopardi tra le braccia dell’amico Ranieri “.
La parentesi napoletana è sempre stata la più intensa e oscura della vicenda Leopardiana. Egli giunge quanto mai malaticcio in una città avvilita dalla peste, poi dal colera e da altre malattie, al punto che uno dei problemi più grandi era lo smaltimento dei cadaveri che spesso venivano messi in fosse comuni fuori le porte di Napoli, per  evitare eventuali contagi. Antonio Ranieri era invece un liberale del nord, che non poteva destare fiducia e benevolenza in una società come quella napoletana chiusa e per certi versi molto retrograda, al punto che lo stesso Ranieri destava sospetti per i suoi studi di anatomia all’Ospedale degli Incurabili.  Indipendentemente da tante vicende collegate all’amico, resta il fatto che all’inizio Leopardi non destò simpatie ai napoletani, a causa del suo carattere e della sua introversione. Fu la conoscenza dei posti della città e le amene passeggiate che egli faceva per inalare aria sana e salubre, che fecero cambiare le cose e Giacomo apprezzo sempre di più Napoli , i cittadini e le loro usanze, iniziando ad intravedere addirittura quella particolare visione della vita che adopera la sopravvivenza come risorsa interna e che per questo tanto collimava con il suo sentire, anche se lui non era mai riuscito a mettere in pratica per risolvere i suoi problemi e, ancor di più, li ha relegati all’infinito dell’immaginazione, dell’osservazione e delle emozioni che ne discendono.
Ha concluso l’incontro il poeta contemporaneo Antonio Cervelli che ha sottolineato il messaggio leopardiano : “Bisogna guardare oltre l’orizzonte è tendere all’infinito “.