Certo, certissimo, anzi probabile: non si riferisce alla commedia omonima, peraltro a lieto fine

Fino a qualche giorno, la popolazione mondiale, vedeva in esso un evento di normale routine di questi tempi.Tale atteggiamento della stessa concerneva il prendere atto che una decisione presa dai vertici di quanti decidono per il proprio paese in merito alla cessazione dei fuochi di guerra, il giorno dopo era stata già modificata e resa irriconoscibile
L’ultima di esse è uscita e rientrata nel giro di 24 ore, anche perchè, a dilatare i tempi, ha contribuito molto la differenza di fuso orario tra l’America e Israele. Riguarda l’annuncio dato da Nethanyau, che “la situazione era a un passo da una svolta” sottinteso “positiva”, mentre in realtà Hamas stava continuando a girare in tondo attorno al problema. C’è una brutta (bella suonerebbe stonato…) differenza tra quei due comportamenti, quindi tutto lascerebbe pensare che l’ operazione di avvio di un percorso di pace duratura sia rimasta allo statu quo. Con in più l’accresciuto timore del mondo perchè il bandolo della matassa non si è ancora trovato. Si potrebbero così subire le conseguenze dell’ affermarsi della tesi di chi vorrebbe, extrema ratio, che quel nodo venisse spezzato con le armi. Intanto è iniziata la seconda settimana di ottobre, tra polemiche e rimbecchi. Le normali attività, di conseguenza, soprattutto nel Paese, languono pericolosamente. Come è noto, venerdì scorso in Italia c’è stato lo sciopero generale: chi avesse voluto verificare come la mente umana si pieghi facilmente ai dettami dell’irrazionale, osservando quei cortei di solo folklore, quindi senza alcun contenuto, ne avrebbe ricevuto riscontro positivo. Ciò che più infastidisce è l’uso strumentale per tutti altri fini di quel genere di manifestazioni quando non dimostrazioni (di violenza). Esse vengono tirate per I bordi a mò di pizze, tentando così di arricchire quella semplice pietanza con tutto il possibile e l’impossibile, attualmente sub judice. Con tristezza si può così far cenno a una cattiva abitudine, malauguratamente ben radicata negli italiani. É quella di cavalcare sempre l’onda scelta da chi ritiene di essere sopra le parti, pur avendo tanti, anzi troppi, scheletri nell’ armadio. Intanto le attivitá produttive, dappertutto ma in particolare in Italia, continuano a rimanere fuori tiro del vento della ripresa, per minima che possa essere. Anche se non si percepisce fino in fondo per il buon andamento in generale del tempo, l’inverno si sta avvicinando. Di pari passo l’anno si avvia a conclusione, mentre il disordine non smette di crescere. Di tal fatta è quasi certo che tutto quanto di negativo (tanto) e di positivo (poca roba) dovranno essere portate in dote al 2026 prossimo venturo e con esso una catena con una palla di ferro fissata a uno dei capi.Gli economisti diranno che l’operazione consisterà nel “riportare a nuovo”, nella fattispecie è sottinteso “anno”, il risultato dell’esercizio. Stando come stanno le vicende, potrebbe suonare meglio sostituire “nuovo” con l’espressione “a ciò che la sorte riserva”.