Cervello, nuovo studio sull’Alzheimer: lo si può individuare dal movimento di una matita

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(foto da Adobe Stock gratis)

Il modo di muovere, fare pressione sulla penna (o matita) quando si disegna potrebbe ‘presagire’ una possibile malattia di Alzheimer. Almeno secondo uno studio giapponese, condotto da ricercatori dell’università di Tsukuba, che apre le porte a nuovi strumenti diagnostici per i disturbi cognitivi in ​​fase precoce. In particolare, le principali ‘spie’ potrebbero essere quelle di disegnare con un tratto veloce e poi con un tratto lento, fermarsi molto mentre si tracciano le linee di un disegno così come tra un disegno e l’altro e ‘spostare’ poco la penna. Era già noto che il modo in cui le persone disegnano – o scrivono, come nel caso del morbo di Parkinson – potrebbe rivelare un declino cognitivo. Ma finora, i test sono stati molto limitati e l’analisi automatizzata del processo di disegno non è stata sufficientemente testata per il suo uso su popolazioni diverse. “Sebbene sia chiaro che i tratti del disegno relativi al movimento e alla pausa possono essere utilizzati per individuare un deterioramento cognitivo, la maggior parte dei test di screening rimane relativamente imprecisa”, ha affermato Tetsuaki Arai, l’autore principale dello studio, pubblicato su ‘Jmir Formative Research’. “Ci siamo quindi chiesti cosa potrebbe succedere se dovessimo analizzare questi tratti mentre le persone eseguivano una serie di diversi tipi di disegno”. I ricercatori giapponesi hanno quindi studiato la produzione pittorica, realizzata su tablet da 92 persone anziane, negli Stati Uniti e in Giappone, tenendo conto di tutte le variabili socio-demografiche e il materiale utilizzato. Hanno analizzato tutto il processo con cui si svolgeva il disegno attraverso la combinazione di 6 caratteristiche: la velocità nel disegnare e la sua variabilità, la differente pressione esercitata sulla penna (che in questo era digitale), le differenti inclinazioni orizzontali o verticali della pennetta e la durata tra pausa e disegno. Gli scienziati hanno quindi correlato queste caratteristiche allo score ‘Moca’ (Montreal cognitive assessment), un test specifico per valutare le disfunzioni cognitive.

Il risultato ha mostrato che le persone che avevano un grado di cognizione meno buono presentavano una maggiore variabilità nella velocità del disegno, una maggiore durata del rapporto pausa/disegno, e una minore variabilità nell’inclinazione orizzontale della penna. In altre parole, le persone che disegnano un tratto veloce e un tratto più lento, che si fermano di più mentre disegnano una linea così come tra un disegno e l’altro e che ‘spostano’ relativamente poco la penna mentre disegnano hanno maggiori probabilità di avere disturbi cognitivi. Questi risultati – sostengono gli autori – consentono di distinguere meglio le persone con cognizione normale da persone con decadimento cognitivo lieve e persone con malattia di Alzheimer. I ricercatori hanno infatti scoperto che le differenze erano maggiori tra soggetti normali e persone con Alzheimer rispetto a soggetti normali e persone con declino cognitivo lieve. Tuttavia, i disturbi cognitivi lievi sono spesso considerati una forma precoce della malattia di Alzheimer. Dunque – secondo gli autori – questo test potrebbe essere utilizzato su persone con segni di lieve declino cognitivo, al fine di anticipare l’evoluzione verso l’Alzheimer. “Sebbene si tratti di uno studio relativamente piccolo, i risultati sono incoraggianti”, ha aggiunto Arai. “I nostri risultati aprono la strada a migliori test di screening per il deterioramento cognitivo”. I ricercatori sperano che questi risultati consentano lo sviluppo di uno strumento internazionale pratico per l’autovalutazione cognitiva, al fine di migliorare l’accesso allo screening e, quindi, la qualità della vita dei futuri pazienti affetti dal morbo di Alzheimer.