(Adnkronos) – Misurare la nostra impronta idrica come cittadini e imprese e pianificare i risparmi per tutelare la risorsa acqua goccia per goccia. Questo il messaggio di Gabriella Chiellino, presidente di eAmbiente Group, società di consulenza e progettazione ambientale, a fronte dell’emergenza idrica che il Paese sta affrontando in queste settimane. Uno sguardo d’insieme per fotografare la situazione attuale e gli ambiti sui quali intervenire. A cominciare da definizione e ‘peso’ della nostra impronta idrica sull’ambiente. “L’acqua è una risorsa che diversamente dall’energia, non può essere trasferita per lunghe distanze, è limitata ed in alcuni paesi scarseggia o è salata”, spiega all’Adnkronos.
Fondamentale, in questo contesto, “capire il concetto di impronta idrica, cioè il consumo di acqua e le nostre necessità di cittadini del mondo. L’impronta idrica è, analogamente all’impronta ecologica e di Carbon Footprint, un importante indicatore della domanda di risorse naturali da parte dell’umanità, inventata da Arjen Hoekstra. Può essere definita come il volume totale di acqua dolce utilizzata da un singolo individuo, da una comunità o da un’azienda per produrre beni e servizi, misurata in termini di volumi d’acqua consumati (evaporati o incorporati in un prodotto) e inquinati per unità di tempo”.
“A sua volta, l’impronta idrica si scompone in tre diversi indicatori o componenti: impronta idrica blu (o acqua blu), acqua proveniente dai corpi idrici superficiali quali fiumi, laghi, ecc… e dalle falde acquifere sotterranee; impronta idrica verde (o acqua verde), acqua piovana contenuta nelle piante e nel suolo sotto forma di umidità; impronta idrica grigia (o acqua grigia), acqua inquinata dai processi produttivi. I tre indicatori incidono in modo diverso sul ciclo idrogeologico: il consumo di acqua verde, ad esempio, esercita un impatto meno invasivo sugli equilibri ambientali rispetto al consumo di acqua blu”, spiega Chiellino che è stata coordinatrice scientifica di Expo Acque nel 2015.
“L’impronta idrica media individuale, su scala mondiale, è pari a 3.795 litri d’acqua per individuo al giorno (Water Footprint Network, 1996 – 2005), così distribuiti: acqua blu, 420 litri; acqua verde, 2.782 litri; acqua grigia, 593 litri; in Italia l’impronta idrica media individuale è di 6.309 litri a persona al giorno (Water Footprint Network, 1996 – 2005); è bene ricordare che, di questa quantità, solo 175,4 litri (Istat, 2012) provengono dall’uso domestico (il 2,7% del totale); il resto, non visibile direttamente, corrisponde alla quantità d’acqua necessaria a produrre ciò che utilizziamo tutti i giorni (carta, vestiti, cotone, energia…) e, soprattutto, ciò che mangiamo”, chiarisce.
Un bene prezioso e necessario per la vita, da tutelare. “La goccia d’acqua deve essere il simbolo del nostro vivere, a significato dell’esigenza di una attenzione alla tutela della risorsa goccia per goccia” eppure “questo tema è sottovalutato per il costo dell’acqua che in Italia è tra i più bassi d’Europa, per cui non rientra negli obiettivi di miglioramento né delle imprese né dei cittadini”, osserva Chiellino.
Molto c’è da fare, dunque, a cominciare dai numeri per poi passare all’azione: “La sfida oggi è grande” per imprese e Pa e richiede di: “Rendicontare i dati di prelievo, consumo; definire un piano di risparmio idrico; intervenire tecnicamente per ottimizzare i consumi”.