È iniziata un’ altra settimana dimezzata: giovedì sera prenderà il via il ponte del 2 giugno, Festa della Repubblica e quindi l’ Italia andrà ancora una volta in pausa. Totò avrebbe concluso: “e chi si è visto, si è visto”. Intanto la domenica appena trascorsa è stata molto in sintonia con il tempo atmosferico, sereno -variabile e, per certi versi, qualcosa in più, perturbato ma non troppo. É necessario ribadire, prima di fare la più normale delle considerazioni sulla rotta che sta tenendo la nave Italia, che le dominazioni straniere che si sono succedute nel tempo, nel bene e nel male hanno lasciato segni che, ancora oggi continuano a influire e a condizionare l’ agire degli italiani. Accade infatti che, in un’ occasione si e in un’ altra anche, la classe politica si stia comportando come l’imbonitore, personaggio presente in molti film western vecchia maniera, made in USA. Le chiacchiere che uscivano copiose dalla sua bocca erano tese a convincere gli abitanti del villaggio in cui aveva fatto tappa che il suo preparato funzionava contro tutto o quasi. Soprattutto verso una serie di malanni a quei tempi diffusi e ricorrenti: fosse stato efficace anche per uno solo di essi, sarebbe stato già sufficiente! La qualifica che meglio lo inquadra è ciarlatano, che, riferita alla classe politica attualmente operante a Roma, potrebbe suonare come un’ accusa se non proprio come un’ offesa. Anche se nei fatti quella rampogna potesse riuscire a colpire nel segno, sarà preferibile usare il termine ‘inadeguato’ per quel che stanno facendo i rappresentanti del popolo, con l’ augurio che esso riesca a dare almeno il fermo immagine sui fatti più importanti. Così questa volta definire bizantina la successione di parole atta a definire lo stato degli adempimenti promessi alla Commissione Economica a Bruxelles, è appena sufficiente a indicare che l’ unico risultato per ora raggiunto è stato la messa in cottura di un pasticcio estremamente variegato. Come era facile intuire, esso comporta seri intoppi alla EU per dare il via libera alla erogazione delle rate che stanno avvicinandosi al termine stabilito per l’accredito in conto al Tesoro. Allo stato è inoppugnabile il fatto che l’Italia è in forte ritardo sugli adempimenti richiesti come condizioni dalla EU, accettati e sottoscritti dai rappresenti della beneficiaria a tanto deputati. Al momento il capolavoro alchemico che è composto da norme di diritto pubblico, adatte alla bisogna se tirate per le orecchie e di contabilità di Stato più adatte ai paesi del Nordafrica che al Bel Paese, con cui si vorrebbe sbloccare quella rata, ha cominciato a prendere forma. Quell’ammontare era già stato reclamato a metà inverno formalmente dall’ esecutivo. La situazione abbozzata farebbe ridere se non facesse, come in effetti fa, piangere. Senza perdere tempo, perché solo a ciò servirebbe, a celebrare il rito mai di contrizione, piuttosto simile a un “dagli all’ untore”, può invece essere utile approfondire il meccanismo che dovrebbe presiedere all’attuazione di tale procedura ectoplasmatica. Dunque essa dovrebbe consistere in una trattenuta sulla rata proporzionata all’ ammontare pro capite di ciascuno dei progetti che presentano inadempienze. È bene chiamare per nome e cognome il (mal) fatto in oggetto, perché esso costituisce una vera e propria violazione di una clausola contrattuale. Sarebbe stato opportuno che i ministri coinvolti fossero riusciti a evitare del tutto di far trovare il Paese in tale situazione ma, come si dice nel villaggio, cosa fatta capo ha. Se la costruzione teorica appena descritta, un vero monstrum, seppure sulla botte di un Vini e Cucina, sarà confermata, le conseguenze negative per la EU e tutti gli altri paesi oltre l’ Italia che la compongono, aprirebbero scenari nuovi, certamente tutt’altro che più efficienti. Le anomalie potrebbero espandersi in maniera molto simile al moto impresso all’ acqua da un sasso che viene lasciato cadere sulla sua superficie. Genererebbe onde concentriche che si andrebbero allargando sempre più. Premesso che quella trattenuta, a tutt’oggi, ammonterebbe a circa un quarto dell’ importo della prossima rata, quindi non si tratterebbe di spiccioli, essa creerebbe immediatamente un precedente. Come in una reazione a catena, la gestione di quel denaro come minimo sarebbe da inquadrare come estrrmamente ardimentosa. Simile al percorso di quelle canoe che scendono nei torrenti di montagna, se e quando, in gran parte per buona sorte, accompagnati da discreti interventi dei canoisti, possono riuscire a arrivare al mare ancora tutte intere. La condizione “an et quando”, ripresa pari pari dal diritto romano, è stata citata volutamente per intera, Se si dovesse imboccare quella strada, è voluta la formula impersonale, un simile comportamento potrebbe far aumentare il rischio che possa venire compromessa la normale conclusionene del Pnrr. Ieri, domenica, a quanti si fossero proposti di passare una giornata di relax, sarà certamente andato rimasto il boccone in gola. Il segnale di cambio di passo della EU oramai ha dato chiari segni di se. Si saprà presto se i governanti hanno capito bene l’antifona.
Se così non fosse, sarebbe patetico un comportamento del tipo scaricabarile da parte di qualsiasi soggetto di quella commedia che sta rischiando di diventare una farsa. E non finisce qui.