Cinema, Wes Anderson: The French Dispatch ispirato all’Oro di Napoli

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“The French Dispatch” e’ un film francese, ma dal cuore italiano. Mi sono ispirato al vostro cinema e soprattutto a un film come L’Oro di Napoli di Vittorio De Sica, quando lo vidi per la prima volta decisi che ne avrei fatto uno simili. Amo queste antologie cinematografiche che si ritrovano anche in Visconti e Fellini, un format molto italiano”. Parola di Wes Anderson in conferenza stampa a Milano dove ha presentato The French Dispatch, gia’ in concorso all’ultimo Festival di Cannes, nelle sale italiane dall ’11 novembre, distribuito da Walt Disney. Al centro di tutto un giornalista americano (Bill Murray) che crea una sua rivista nella fittizia cittadina francese di Ennui-sur-Blase’. Alla sua morte vengono pubblicati in suo omaggio dalla redazione alcune micro- storie.Si tratta, piu’ che di cronaca, di una raccolta di servizi giornalistici d’autore pubblicati appunto su The French Dispatch.Il film e’ ispirato all’ amore di Anderson per il New Yorker. “Non ho mai definito questo film una lettera d’amore al giornalismo. Sono stato frainteso. Ho messo nel film come una nota a pie’ pagina, ovvero una lista di tutti gli scrittori che ho letto sul New Yorker che mi hanno ispirato da ragazzo . Ho un vero affetto per loro. Sono comunque legato ai quotidiani – continua il regista – e ogni giorno ne compro uno, anche se fanno parte di un giornalismo che sta scomparendo”. Nel film una delle storie, incentrata sulle proteste dell’occupazione studentesca del maggio ’68, e’ ispirata all’articolo di Mavis Gallant ‘The Events in May: A Paris Notebook’, mentre un’altra storia, forse la piu’ eclatante, con il personaggio di Julien Cadazio (Adrien Brody), si basa su ‘The Days of Duveen’ edito dal New Yorker sul mercante d’arte Lord Duveen. Tra le scoperte di questo mercante, c’e’ quella di un artista psicopatico (Benicio Del Toro) che opera in prigione tra molte difficolta’ e astuzie. E ancora sul giornalismo di oggi dice Anderson: “C’e’ sempre stata una tradizione di falsa informazione, di fake news da parte della stampa per meglio vendere. Cosi’ non a caso la mia storia cerca di evidenziare il ruolo di un direttore che si preoccupa che ci sia verita’ oggi si pubblicano cose senza nessuna mediazione, non c’e’ piu’ una figura intermediaria e io cosi’ rimpiango il passato”. Dice poi il regista di I Tenenbaum, Moonrise Kingdom e Grand Budapest Hotel sull’uso parziale del bianco e nero nel film:” Per me non e’ certo la prima volta, anche il mio primo film, un corto, era in bianco e nero. Il fatto e’ che a volte semplifica le immagini. Mi e’ capitato di parlare con un regista che lo usa sempre e con i vecchi formati quadrati perche’ ritiene che il mezzo sia di per se’ bellezza. Non e’ certo la mia visione, io amo cambiare a seconda delle necessita’ e uso il bianco e nero come si fa con un pennello che con un altro”. Il futuro di Wes Anderson? “Non ho mai idea di cosa faro’ nel futuro, ho appena finito di girare un film in Spagna ma ambientato negli Stati Uniti, Asteroid City e in genere trovo le idee per il futuro proprio mentre sto girando l’ultimo film”.