“Chi ha realizzato questo scempio voleva distruggere l’area, non ricostruirla dopo otto anni vuol dire dargliela vinta. La risposta è invece ricostruire, perché vuol dire crederci, rimanere in questa sospensione lascia credere che i primi a non crederci sono le istituzioni”. Lo afferma Riccardo Villari, presidente di Città della Scienza, parlando al centro dell’area distrutta dall’incendio del 4 marzo 2013 che polverizzò il grande centro espositivo della struttura, dove centinaia di migliaia di bambini e ragazzi si erano affacciati alla curiosità per la scienza. “Noi – spiega Villari – non vogliamo impiccarci a ricostruire qui sul mare, resta il sogno ed è la destinazione naturale, ma siamo pronti a rivedere questa localizzazione se si sceglie un luogo funzionale con una scelta intelligente e condivisa. I soldi ci sono, parliamo di 60 milioni che non vogliamo perdere, però dobbiamo agire”. Il 4 marzo ci sarà un dibattito online sulla ricostruzione a cui sono stati invitati i ministri Mara Carfagna e Dario Franceschini, il governatore campano Vincenzo De Luca, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, il soprintendente Luigi La Rocca, l’amministrartore di Invitalia Domenico Arcuri e il commissario di governo Francesco Floro Flores.
“L’area incendiata è questa. Come vedete non si è mosso un mattone. La ricostruzione significa creare un grande spazio espositivo e dare una prospettiva futura a questa grande idea di Città della Scienza apprezzata nel mondo”. Riccardo Villari, presidente di Città Della Scienza, parla al centro delle rovina del Science Center incendiato non si sa ancora da chi otto anni fa. Intorno a lui pilastri anneriti, mattoni bruciati, davanti al mare con due cani randagi che sono i nuovi abitanti del luogo, diventato ormai un set da film horror, una location da ‘Walking Dead’. Ma di morto qui ci sono le carte della ricostruzione per la quale ci sono 60 milioni già in cassa. Il concorso di progettazione del nuovo Museo bandito nel novembre 2014, è stato aggiudicato nel luglio 2015, il progetto è stato consegnato alle Regione Campania il 23 dicembre 2015 e prevede che l’edificio venga realizzato su una superficie a terra inferiore alla precedente, arretrando il confine verso la linea di costa di 22 metri. Con la nuova sagoma, il museo dista dalla linea di costa identificata nelle scogliere antistanti da un minimo di 47 a un massimo di 60 metri. Ma nel 2017 il Comune di Napoli disse di no: “In una riunione in cui Città della Scienza non era stata convocata, il Comune disse che non si poteva ricostruire davanti al mare e che non era una decisione negoziabile. Una convinzione unilaterale rigida ma nel potere del Comune. Io posso dire che è una scelta sbagliata, e infatti non si è fatto niente”. Ricostruire lo Science Center all’interno dell’area ex Italsider costerebbe 60 milioni “su un’area ancora da bonificare da zero”, spiega Villari, mentre “qui possiamo arretrare di due navate lasciando lo spazio per la discesa a mare e costerebbe solo 15 milioni”. Ma lo dice mentre il sole bacia le macerie. “Questo luogo – spiega – è indicatore del fallimento di un’intera filiera istituzionale, che parte da Roma e finisce a Palazzo San Giacomo. Noi facciamo una guerra senza supporto istituzionale, mi auguro che a breve avremo l’attenzione di tutti quelli che devono far rinascere questo luogo, che è il volano per la rinascita di Bagnoli”. L’enorme area dell’ex acciaieria di Bagnoli è silente: “Da 30 anni – dice Villari – l’acciaieria è chiusa, si è provato a riconvertire questo luogo e non ci sono riusciti. Penso alla Ruhr, in Germania, 5000 ettari, mentre qui sono circa 200, in nove-dieci anni hanno sanato tutto, risolto inquinamento, riconvertito l’area con insediamenti culturali e artigianali, c’è anche un fiume che stava peggio del Sarno ed è stato bonificato. Le istituzioni spero riescano a trovare una modalità intelligente per ricostruire in maniera condivisa questo luogo. Noi vorremmo essere coinvolti, non vogliamo impiccarci a ricostruire qui a mare, che resta il sogno, e si può arrivare a una soluzione”.