Cna, cresce il turismo culturale ed esperenziale

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Non solo musei. Non solo le nostre bellissime città d’arte. Non solo le bellezze della natura. Cresce ogni giorno la domanda di un turismo che cerca esperienze dirette, che vuole toccare, che vuole partecipare e non solo assistere. In bottega, nelle orecchie lo stridore rauco della sega da falegname o il tonfo possente del martello da fabbro, nel naso odori intensi, di trucioli di legno o di sfrido ferroso. A mozzare la pasta filata da latte di bufala o a mungere con gli stivali che affondano nello stallatico. Svegliandosi all’alba per governare le pecore o facendo mezzanotte a vendemmiare al chiaro di luna. Sta per mettersi in marcia un esercito silenzioso, innamorato, che si muove alla ricerca dell’autenticità artigiana e contadina nei borghi periferici, verso territori secondari rispetto alle nostre mete turistiche di fama mondiale. Per realizzare un’esperienza memorabile e il più possibile coinvolgente, da raccontare e magari da condividere al più presto con amici, parenti, figli. Così storie in apparenza del passato diventano il lievito di un successo del presente, sociale ed economico: è il turismo esperienziale, dove la parola esperienza (se declinata davvero, non come un facile slogan da spot televisivo) fa la differenza. E l’attività, cioè il lavoro, quel particolare lavoro, attira più, e oltre, delle località. Proprio il turismo esperienziale sarà il clou del super ponte di primavera, tra sabato 22 aprile e lunedì 1° maggio. A prevederne il buon andamento una indagine condotta dalla CNA su un campione di imprese associate. L’ indagine rivela che il fatturato turistico del prossimo super ponte, turismo culturale intrecciato a quello del turismo esperienziale, rispetto allo stesso periodo del 2016 crescerà in Italia del 3,5 per cento, arrivando a oltre 610 milioni di euro. 
Quarantacinque turisti su cento si costruiscono la vacanza in autonomia, svincolata dalle offerte, spesso organizzandola a ridosso della partenza, compatibilmente con le proprie disponibilità di tempo e di risorse economiche. Quaranta su cento scelgono percorsi e pernottamenti esclusivamente sul web. Il rimanente 15 per cento compra i pacchetti, offerte uniche costruite da professionisti comprensive di pernottamenti ed esperienze. Il 35 per cento punta su località in aree costiere; più o meno la stessa quota sceglie zone di montagna, colline, laghi e fiumi; il residuo 30 per cento preferisce centri d’arte e cultura. Disaggregando le preferenze per macro aree geografiche, nelle regioni del Nord Ovest si dirige il 25 per cento dei turisti (+5 per cento rispetto al 2016), il 20 per cento preferisce Nord Est (+4 per cento), Centro (+3 per cento) e Mezzogiorno (+3 per cento) e il rimanente 15 per cento opta per Sardegna e Sicilia (+2 per cento). L’Italia si conferma meta prediletta dei ghiottoni anche per quanto riguarda il turismo esperienziale. Oltre il 60 per cento dei vacanzieri si lascia sedurre dai prodotti agroalimentari di eccellenza. A trainare la graduatoria del gusto i laboratori artigiani e le botteghe dove si producono salumi e formaggi (25 per cento) e vini e liquori (25 per cento). 
Al 20 per cento si piazzano i prodotti da forno e pasticceria. Al 15 per cento le paste e poi il miele, le conserve, le salse e le marmellate. Molto consistente, e quasi tocca la metà delle opzioni attestandosi intorno al 40 per cento, è anche la scelta del grande artigianato. Il settore più gettonato è quello dei manufatti in metallo, vetro e ceramica (35 per cento), tallonati dall’abbigliamento e ricami (30 per cento); a seguire prodotti in cuoio e pelle (15 per cento), oggetti e arredi in legno (10 per cento) e gli altri prodotti artigianali (10 per cento). Da nicchia, insomma, il turismo esperienziale può diventare la leva per risollevare tutto il settore. L’anno scorso gli arrivi di stranieri nelle imprese ricettive del nostro Paese sono cresciuti dello 0,5 per cento, mentre gli italiani diminuivano della stessa percentuale. Inutile pensare al risultato del 2015, una rondine che non fa primavera, con i pernottamenti complessivamente aumentati del 6,5 per cento, comunque molto al di sotto delle aspettative. Benché sia stato l’anno dell’Expo, un evento irripetibile, sul quale non si può fondare una delle industrie trainanti del sistema Paese. Allora è una vera fortuna che il mercato turistico si stia orientando anche verso un’offerta che più Made in Italy non si può e nel contempo aiuta a preservare i territori, i borghi e le tradizioni del nostro Paese.