Palermo, 19 lug. (AdnKronos) – Nel giorno del 25esimo anniversario della strage di via D’Amelio nuovo duro colpo al clan mafioso di Brancaccio di Palermo. Sono 34 gli arresti eseguiti dalle prime ore di questa mattina, dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza di Palermo, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Gip di Palermo, nell’ambito di indagini coordinate dalla locale Dda. Gli arresti vengono eseguiti in Sicilia, Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria, “nei confronti dei maggiori esponenti del Mandamento mafioso di Brancaccio e di altrettanti loro complici, nonché al sequestro di numerose aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro”, dicono gli inquirenti. In manette anche degli insospettabili.
Tra i destinatari di custodia cautelare in carcere spicca il nome di Pietro Tagliavia, capo del mandamento mafioso di Brancaccio e della famiglia di ‘Corso dei Mille’, attualmente ai domiciliari. E c’è anche Giuseppe Lo Porto, il fratello del cooperante Giovanni Lo Porto, ucciso due anni fa al confine tra il Pakistan e l’Afghanistan. Lo Porto, che dopo l’uccisione del fratello, aveva più volte protestato per avere la salma del cooperante in città, avrebbe organizzato la raccolta di denaro per le famiglie dei detenuti, con i soldi provenienti dalle estorsioni e sarebbe stato vicino al capomafia di Brancaccio Pietro Tagliavia.
Le investigazioni, eseguite in stretto coordinamento dalla Squadra Mobile e dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, “hanno consentito di fare luce su numerosi episodi di minacce, danneggiamento, estorsione, furto e detenzione illegale di armi da parte di esponenti della cosca di Brancaccio, nonché di ricostruire l’intero organigramma delle famiglie mafiose appartenenti al mandamento, definendo ruoli e competenze di ciascun associato e, in particolare, individuando gli elementi di vertice”.
L’attività di indagine della Dda di Palermo ha anche permesso di dimostrare “il totale controllo, da parte dell’associazione, di un ‘gruppo imprenditoriale’ distribuito su diverse Regioni, ma particolarmente radicato in Sicilia e Toscana”. Nel corso dell operazioni, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza stanno procedendo, rispettivamente, al sequestro di numerosi veicoli e autoveicoli utilizzati per la commissione dei reati contestati, nonché delle aziende riconducibili agli esponenti mafiosi arrestati.