Come mai si vergognano della destra?

Chissà perché nessuno, tranne Storace, si dichiara di destra. Nemmeno chi cerca di fare comunella con Marine Le Pen, tanto estrema che la destra francese la rinnega. Vogliono tutti considerarsi di centro destra, per apparire più moderati. Seppure non perdano occasione per evocare le ruspe per demolire baracche e mettere bimbi, anziani e ammalati all’addiaccio. Si proclamano più vicini al centro che alla destra, nonostante l’omofobia, la xenofobia e l’incitamento all’odio razziale. Essendo il movimento prettamente territoriale, da Bologna in giù non trovano sostenitori, se non qualche assoldato senza dignità. Per le finte primarie ricorrono all’ingaggio degli oriundi. Nel calcio sono brasiliani, kosovari, africani con un falso lontano parente europeo. In politica cinesi. Costano poco e sono disposti a votare per chiunque, anche per la Pivetti. Non sanno che 22 anni fa – purtroppo non lo ricordano neppure gli italiani – Bossi la piazzò alla presidenza della Camera per ridicolizzare il parlamento italiano, perché presieduto da una ragazza di 31 anni, appena entrata in politica. Allora tendevano a valorizzare Pontida e spostare qualche ministero a Milano. Oggi vogliono guidare l’Italia. Complice l’amnesia di un popolo senza memoria, si sono montati la testa. Un tempo qualcuno rubava. Oggi dettano la morale e cercano il sostegno di chi un tempo disprezzavano. Come se col degrado in cui versa il paese, loro, che hanno governato per più di dieci anni, non c’entrassero per niente.

Onorevole Signor Vendola, non è squadrista chi la critica per la sua illusoria paternità. È solo volgare. Lei che invoca continuamente tolleranza, scusi il loro modo improprio di esprimersi. Inadeguato per una vita innocente che nasce, comunque sia stata concepita. Conceda anche agli ignoranti la libertà di esprimere il proprio parere. Nell’attraversare un campo minato, è consigliata molta prudenza. Invece, lei si comporta da provocatore. Proprio nel momento in cui, seppure a maggioranza conservatrice, il paese si sta sforzando di concederle alcuni diritti civili. Non pretenda pure quelli che non le spettano. L’uomo ha il dovere di riprodursi, quando può. Ma non diritto alla paternità, che lei, invece, vuole con prepotenza. Tutti biasimiamo chi la insulta e l’aggredisce. Ma non c’è cattiveria. È solo impotenza. Come la sua, che ricorre al prestito dell’utero. Sebbene fatta per amore, è sempre una manipolazione genetica. Eppure, anche chi, come me, è contrario a tale mercimonio, prima o poi, le riconoscerà questo privilegio. Purché si ricordi che non è un suo diritto, ma una generosità che ogni tanto quelli che lei chiama squadristi hanno. Perché, in fondo, sono italiani, brava gente, anche loro.

Allora l’Italia era migliore
Un tempo ogni domenica alle 15laTV trasmetteva in diretta una partita di calcio, la più importante della giornata. Però veniva oscurato il territorio in cui si giocava, per evitare che gli sportivi di quella città disertassero lo stadio. A quell’epoca si invogliava a partecipare allo spettacolo, perché anche chi stava in tribuna o in curva si sentisse attore. Quell’appuntamento era sacro. Non c’erano incidenti né tafferugli. Perché non c’era rivalità, ma sano agonismo, e amicizia. Si prendeva in giro chi tifava per gli sconfitti. Era la festa settimanale del Calcio. Oggi, invece, si gioca ogni giorno, dal venerdì al lunedì. Talvolta con prolungamenti del martedì e mercoledì per Coppa Italia, Uefa, Champions e anticipi. Non si va più allo stadio, che, infatti, ormai è vuoto. Le partite si debbono guardare in TV. Per comprare, anche in tempo di crisi, un costoso abbonamento. Non ci si incontra più, né si esulta assieme e neppure ci si vuole bene. Ognuno, da solo, nel cono di luce che va dall’occhio al televisore. Ecco perché qualche volta ci si accoltella o una mamma uccide il proprio bambino. Ogni tanto un nipote soffoca il nonno e un figlio pugnala i genitori. Si cercano altrove le cause di tanta violenza. Non importa se non si trovano. Grave sarebbe disdire l’abbonamento. Purché circoli denaro e l’industria dell’etere fiorisca. È fantasioso lo slogan “Lo sport è di tutti”. In realtà, è soprattutto di chi ne acquista i diritti.

La questua dei banchieri
Chissà perché, le banche sono diventate da un giorno all’altro un pessimo investimento. Se non prestassero tanti soldi a chi, si sa, non glieli restituirà mai, sarebbero in attivo. Com’erano un tempo e i banchieri miliardari. Non ci sarebbe bisogno di sovvenzionarle, come se fossero un servizio pubblico. Invece, sono un bancomat per quelli del giro. Ogni tanto un VIP ottiene un prestito di diversi milioni senza garanzie. Mentre a un poveraccio, vengono negate tremila euro per acquistare attrezzi di lavoro, che, invece, restituirebbe certamente. Visto che tra poco godranno, magari, dei contributi europei, dovrebbero essere sottoposte a maggiori controlli. Forse non sempre si tratta di disonestà, talvolta anche di incapacità. Quindi, la Banca d’Italia potrebbe curiosare. Un altro carrozzone inutile e costoso! Se non emette più e neppure controlla perché non sopprimerla? E’ vero che, senza neppure l’autorizzazione del giudice, le banche potranno espropriare la casa dopo la settima rata di mutuo non pagata? Ovviamente non le case dei VIP, debitori di milioni. Ma quelle di chi i soldi non ce li ha davvero. Forse la magistratura non sempre è giusta. Ma, se addirittura esautorata, sarà un disastro. Solo per la povera gente.

Prenderli a calci nel culo sarebbe troppo?
Per conto di chi agiscono i lavoratori della Reggia di Casera che hanno sfiduciato il direttore perché troppo attivo? Questo esaltato, per la verità, non obbliga nessuno a emularlo e neppure a fare lo straordinario. Vuole solo rilanciare la preziosa struttura, per tanti anni abbandonata, e attrarre più turisti possibili. Per raggiungere questo obiettivo, l’illuso sostiene che ci si debba impegnare. E lui, incosciente, lavora anche di notte. Del resto, gli piace. Qualcuno insinua che soffra di insonnia e, non avendo alcun hobby, a casa si annoi. Fatto sta che lo scriteriato, dopo una lunga giornata di lavoro, anziché riposarsi o andare al cinema, mangia un boccone e torna in ufficio. Ma il principio è pericoloso. Perché dietro l’esasperata efficienza può celarsi il rischio che lo stacanovista per ora dia l’esempio, per poi coinvolgere nella sua stoltezza anche i dipendenti. Lo hanno giustamente fermato prima che fosse troppo tardi! Lì per lì si è pensato a una burla. Invece, è una protesta bell’e buona. È l’Italia che aiuta la discesa. È una nuova specie di italiani che bucano la scialuppa per calcolare il tempo di affondamento. Un diverso indirizzo di lavoro, forse definitivo. Aiuto!

 

Le mie riflessioni sono al di sopra delle ideologie e dei partiti. Se ti piacciono, divulgale, trasmettendole ai tuoi amici. Se, invece, non ti interessano o addirittura ti disturbano, non avere l’imbarazzo di farmelo sapere francamente con una email di risposta.

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