Compie 80 anni il Premio Faenza, la ceramica fa sistema

65

Ravenna, 5 giu. (Labitalia) – Compie 80 anni – per 60 edizioni – lo storico ‘Concorso internazionale della ceramica d’arte contemporanea – Premio Faenza’. E, per celebrare questa ricorrenza, il Mic-Museo internazionale delle ceramiche sta preparando un evento speciale. L’edizione del 2018 si trasforma, infatti, in una grande Biennale della Ceramica contemporanea internazionale curata da critici d’arte internazionali. In mostra dal 30 giugno al 7 ottobre, a Faenza, saranno raccolte le ricerche d’arte contemporanea più innovative di maestri internazionalmente affermati e di giovani riconosciuti talenti.

“Il Premio Faenza – spiega a Labitalia la direttrice del Mic, Claudia Casali – è il più longevo riconoscimento dedicato all’arte ceramica: nasce nel 1936 e nel 1938 diventa nazionale. Quindi, quest’anno ricorrono gli 80 anni: 80 anni per 60 edizioni. E quest’anno non sarà una competizione, ma abbiamo intesa raggruppare una ventina di curatori internazionali, che hanno selezionato diversi talenti e maestri, che hanno fatto un po’ la storia della ceramica contemporanea e che rappresentano oggi una punta d’eccellenza della creazione ceramica”. I 17 curatori coinvolti hanno selezionato 56 artisti di fama internazionale, infatti, per mappare lo stato dell’arte ceramica internazionale oggi. Non solo scultura ma anche, e soprattutto, progetti installativi e performativi saranno i veri protagonisti di questa esposizione.

La manifestazione legata al Premio si aprirà il 29 giugno e sarà preceduta il 28 da un convegno-dibattito su quello che è oggi la formazione nell’ambito ceramico ma anche la scultura ceramica contemporanea e quali sono le ultime frontiere adottate dai giovani artisti. Nel corso degli anni il Concorso ha visto protagonisti del calibro di Lucio Fontana, Leoncillo Leonardi, Angelo Biancini, Guido Gambone, Pietro Melandri, Carlo Zauli, e stranieri come Eduard Chapallaz, Sueharu Fukami, che hanno fatto non solo la storia della ceramica del XX secolo, ma anche quella della scultura e della pittura.

E’ in tutto il mondo sinonimo di ceramica, Faenza, infatti, e il suo Museo internazionale ne raccoglie la storia, con un’imponente collezione dall’antichità classica fino ai nostri giorni. Ma, soprattutto, è un laboratorio di idee e di creatività, che fa della formazione e dello scambio culturale una vera missione, da oltre un secolo. “Il museo nasce nel 1908 – ricorda la direttrice – con l’intento di raccogliere tutta l’arte ceramica del mondo, da qui il nome ‘internazionale’. Poi, nel 1916, e successivamente nel 1919, si avviano i corsi nella Scuola di ceramica, la Regia Scuola. Da qui anche il binomio museo-biblioteca e scuola diventa fondamentale”.

“Negli anni – prosegue Claudia Casali – la Scuola si è staccata dal Museo, ma questo impianto formativo ed educativo è stato per noi fondamentale. Tanto che nel 1978 fu proprio Bruno Munari a fondare il primo laboratorio ceramico, ‘Giocare con l’arte’, che utilizza la stessa metodologia ancora oggi. E ancora oggi abbiamo 6-7mila bambini e studenti che usufruiscono di questa metodologia, che è molto semplice, basato sul gioco, ma che cerca di creare l’identità e far capire l’identità della ceramica già dai primi passi all’interno della scuola”.

“Parallelamente, abbiamo anche la Scuola di disegno ‘Tommaso Minardi’, antichissima, con oltre 200 anni di formazione alle spalle, dal 2011 gestita interamente dal Museo, e che offre a bambini e adulti corsi vari sulla ceramica ma anche disegno, pittura, fumetto, fotografia, etc. Non mancano, poi, i dialoghi con l’Isia di Faenza, l’Università del design, con la quale portiamo avanti diversi progetti anche proprio di realizzazione progettuale, e poi ovviamente con tutte le realtà formative del territorio”, sottolinea.

Dunque, una rete di soggetti che fa sistema nel nome della formazione artigianale. “Il Comune di Faenza, assieme alla Regione, all’Isia e al Mic, ha avviato da 4 anni un corso specializzante in ceramica, a cui possono accedere i diplomati o anche i laureati – spiega la direttrice del Mic – e che consta di due anni di grande attività formativa anche presso le botteghe ceramiche. Questi quattro corsi hanno avuto un grande successo proprio perché vi è una necessità di tornare all’artigianato. Anche perché Faenza è un punto d’eccellenza avendo creato un sistema molto importante a livello nazionale e non solo, con il Museo, l’Università del design, l’Its che è questo corso specializzante, il Cnr, all’interno del quale si fa una sperimentazione di biotecnologia legata alla ceramica, e l’Enea”.

“E’ un sistema che funziona, che attira ancora oggi – osserva – tante persone nel nostro territorio e anche fuori, che si inseriscono nel sistema produttivo faentino e che continuano ad avviare in maniera molto importante e con successo questa attività ceramica. Quindi, abbiamo diversi livelli all’interno della città di Faenza, che non sono solo l’alto artigianato artistico, ma anche gli studi di artisti veri e propri, la ricerca tecnologica e il design”.

“Sono tutti fronti molto aperti – conclude Claudia Casali – e che danno un tessuto produttivo veramente significativo all’interno del nostro territorio e non solo. Anche perché gli studenti che si diplomano all’Its rimangono in parte nel nostro territorio, ma vanno anche a definire altre progettualità in altre regioni e persino in altri Stati europei”.