Con la formazione a distanza il futuro è oggi

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in foto Giuseppe Melara ad di Fmts Group

di Giuseppe Melara*

C’è un futuro che cambia più velocemente di quanto si possa immaginare. E per una volta a determinare la rivoluzione non è la tecnologia ma la contingenza di un’inaspettata pandemia che ha rimescolato le carte, ribaltato scenari nazionali ed internazionali e ridisegnato i perimetri del fare impresa oggi. In questo quadro, dal futuro a tinte fosche, è doveroso fare una riflessione su tutto quanto attiene la formazione. I mesi di lockdown hanno valorizzato l’importanza di investire su tutte le possibili soluzioni e le strumentazioni di formazione a distanza. In molti casi ci si è limitati a fare teleformazione, a gestire l’emergenza, provando a dare risposte immediate perché il tempo a disposizione non ce n’era. Bisognava far fronte ad una esigenza senza se e senza ma. Le aziende da una parte, i soggetti erogatori dall’altra, nel mezzo i lavoratori alle prese con lo smart working, i percorsi formativi già iniziati e la riorganizzazione di un quotidiano che sapeva di paradossale. Poi è arrivata la Fase 2. In poche settimane si è aperta Fase 3. Ed eccoci di nuovo a ripensare nuovi processi, rimettere in moto modelli già collaudati e provare a tracciare una linea comune per il futuro. È qui che l’interrogativo diventa d’obbligo. La parola “futuro” richiede – oggi più che mai – un ragionamento costruttivo e immediato. Oggi è il tempo oltre il quale non si deve andare per capire quali sono i passi necessari per progettare il medio e lungo termine della formazione. La scommessa è tutta qui. Se è vero che la formazione a distanza, prima del lockdown, esisteva già è altrettanto vero che non era stata attenzionata a dovere. Guardando il passato prossimo che ci siamo lasciati alle spalle, dobbiamo comprendere che è arrivato il momento di alimentare il confronto sulle metodologie didattiche davvero conformi a queste strumentazioni: non utilizziamo le modalità di comunicazione della lezione frontale ma sperimentiamo soluzioni comunicative coinvolgenti ed efficaci, con il ricorso a video, animazioni, soluzioni di casi, esercitazioni in sottogruppi, etc.
Dovremmo fare in modo che il provvisorio diventi permanente e soprattutto utile all’implementazione di percorsi blended, più flessibili e performanti. Non basta: dobbiamo porre al centro del dibattito la finanziabilità di queste iniziative. Di norma la formazione a distanza è finanziata in base al tempo che il partecipante dedica alla fruizione dei contenuti didattici. Basta tutto questo? Quanto peso assume la qualità della formazione? E l’obiettivo raggiunto da chi si sta formando? Interrogativi che necessitano di risposte esaustive. I mercati cambiano, il lavoro sta cambiando pelle ed è necessario se non addirittura impellente non farsi trovare impreparati.
Se vogliamo implementare percorsi sempre più confacenti alle esigenze dei partecipanti, adatti ai nuovi ritmi e modalità di apprendimento, alla flessibilità dello smart working, passando dalla teleformazione al micro learning, con contenuti brevi e più incisivi, bisogna garantire la finanziabilità di queste soluzioni anche attraverso i fondi interprofessionali. Forse è necessario iniziare a rovesciare il paradigma: dalla valorizzazione del tempo di fruizione di un contenuto didattico, ai risultati di apprendimento che quel contenuto genera.

*presidente e amministratore delegato di Fmts Group