Di ritorno dal mio primo viaggio in Silicon Valley e parlandone con gli startupper napoletani, li volli mettere subito alla prova con una frase provocatoria. Una frase vera, ma al tempo stesso provocatoria.
Ricordo bene quell’incontro e quando ho esordito dicendo loro “Non andate in Silicon Valley se non avete un progetto scalabile per almeno un miliardo di persone”, ho visto il terrore nei loro occhi.
Volevo capire quale reazione avrebbero avuto e in effetti li ho lasciati a bocca aperta. Per capire la mia provocazione, però, devo fare un passo indietro e spiegare qual è stata la mia esperienza nella valle di S. Francisco più tecnologica del mondo.
La mia storia in Silicon Valley
Sono partito per la Silicon Valley due anni fa, spinto dalla curiosità di conoscere le dinamiche del più grande laboratorio innovativo del mondo e per catturare le idee e la mentalità che spingono centinaia di aziende a scommettere sulle proprie potenzialità tecno-manageriali.
Sbarcato a S. Francisco ho conosciuto decine e decine di imprenditori e ho avuto la fortuna di incontrare il Console Mauro Battocchi, che mi ha trasferito stimoli e segreti per dare al business la forza decisiva per prendere quota.
Progetti, collaborazioni, finanziamenti, giovani pieni di talento e intraprendenti, manager dalla mentalità innovativa e poi sviluppatori, ingegneri ed ecosistemi della digitalizzazione più evoluta: la Silicon Valley che ho conosciuto è così. Un mondo pieno di fermento che produce soluzioni innovative in ogni suo angolo.
Da allora ci sono ritornato altre tre volte e quando rimetto piede in Italia provo a trasferire tutte le informazioni che assorbo durante i miei viaggi. L’informazione più importante, però, riguarda la mentalità che si respira in quel luogo e che dovrebbe diventare mentalità anche per gli italiani.
Se cambi la tua prospettiva, raggiungi la meta prima degli altri
L’Italia ha tantissimi progetti interessanti da sviluppare a S. Francisco e alcuni li trovo davvero all’avanguardia, ma per far volare le nostre imprese serve un cambio di mentalità.
In Silicon Valley ci sono poche ma precise parole d’ordine.
Innanzitutto condivisione d’idee e creatività.
In Italia seguiamo lo stupido principio del diritto d’autore, per cui ho un’idea da realizzare in un progetto, è solo mia, me la tengo stretta e in questo modo non le permetto di ampliarsi e svilupparsi grazie allo stimolo che arriva dai consigli e dal confronto con gli altri. In Silicon Valley le idee si mettono in circolo, vengono esposte e presentate a chi vuole ascoltarle e magari te le bocciano pure, se è il caso. Ma quando te le approvano, sai che la tua idea può diventare un grande progetto e poi un enorme successo.
La creatività: in Silicon Valley non è un dono divino ma la impari sul campo, lavorando e sperimentando tante soluzioni, prima di trovare quella davvero giusta. Forse anche in Italia bisognerebbe fare impresa con questo spirito, altrimenti la nostra spinta all’innovazione resta solo sulla carta, senza realizzarsi mai.
Un pensiero coraggioso: non potete immaginare quante storie incredibili ho ascoltato lì, solo perché qualcuno non ha avuto paura di dire la sua. Perché far nascere una soluzione geniale è un lavoro, fatto di idee strampalate che possono sembrare bizzarre ma che, alla fine, mettono in moto un meccanismo che le idee le fa uscire, e come se le fa uscire!
Non è che in Italia siamo un po’ troppo stitici? Forse bisogna smettere di aver paura di parlare, perché molte grandi aziende sono nate grazie a un’intuizione che all’inizio sembrava una cretinata.
Un progetto scalabile per un miliardo di persone
Cosa ho voluto dire, quindi, con questa frase così provocatoria?
Che in Silicon Valley hai davvero l’opportunità di portare la tua Startup a un livello altissimo, ma devi sapere bene cosa stai facendo e come devi farlo.
Quello che ho voluto dire ai giovani startupper napoletani è che la Silicon ti premia e può premiarti solo se il tuo è un progetto tecnologico forte che punta su un target molto ampio, quindi deve risolvere un problema reale per un miliardo di persone e deve essere gestito da un team di cervelli presi dalle università.
L’Italia è piena di grandi talenti e di risorse intellettuali straordinarie: con un po’ di mentalità americana possiamo sviluppare progetti di business davvero competitivi. E io ne sono sicuro.
Di nuovo in Silicon Valley con MircoBees Inc.
Ne sono talmente sicuro che dal 14 maggio scorso sono Ceo di MicroBees Inc., sorella americana di MicroBees Ltd., azienda specializzata in domotica e risparmio energetico che si rivolge appunto a miliardi di persone.
Domani torno quindi in Silicon Valley con l’intenzione di automatizzare e rendere Smart le case degli americani, grazie a soluzioni innovative di altissima tecnologia.
In questo nuovo viaggio mi affiancherà Diego Marchioni, CFO di MicroBees Inc. che ha già sviluppato ottime relazioni negli Usa, e insieme incontreremo a Los Angeles il console Antonio Verde, napoletano Doc con cui discuteremo del nostro nuovo progetto davanti a un vassoio di sfogliatelle rigorosamente napoletane.
La Silicon Valley ci aspetta e noi non vogliamo farla aspettare!
Buona Vita.
Antonio Leone