“Se le cose dovessero andare male vorrebbe dire che dopo gli impulsi pandemici e post pandemici dell’attività economica si tornerebbe a una crescita di ‘zero virgola’”. Non solo, ma “ci torniamo con 30 punti di rapporto debito-Pil in più”. Lo ha spiegato durante un briefing con i giornalisti Mariano Bella, direttore Ufficio Studi Confcommercio sottolineando che “questa è un’eredità che nessuna persona ragionevole vorrebbe lasciare e che certamente la next generation non vorrebbe accettare”.
“La Nadef prevedeva una crescita del 4,7% il prossimo anno e le nuove previsioni, vedendo anche quello che sta succedendo in termini di inflazione, ci orienta più su questi numeri del Pil nel 2022”, ha evidenziato. Lo scarto tra il +4,7% previsto nella Nadef e le nuove stime fornite da Confcommercio (+3,5/+3,7%) è di circa 1%, “se questo numero lo trascino anche per il futuro, già nel 2024 quando il governo direbbe 1,9% siamo già tornati allo zero virgola”, ha spiegato Bella.
Confcommercio va verso la revisione delle stime del Pil del 2022 abbassandole al +3,5/3,7% rispetto al +4% previsto precedentemente, a pesare è una “differente previsione delle tensioni inflazionistiche”. “Nelle prossime settimane noi faremo il nostro prossimo quadro e dovremmo essere intorno al 3,5 e 3,7%” per quanto riguarda il prodotto interno lordo nel 2022, dice Bella.
Il centro studi di Confcommercio nel documento ‘Pnrr per un nuovo Mezzogiorno’ sottolinea che con l’effetto moltiplicatore degli investimenti pubblici legati al Pnrr, per un euro di investimento pubblico si otterrebbero 1,24 euro di prodotto lordo; un risultato sperabile, ma piuttosto ambizioso e ancora più sfidante se declinato in ottica Mezzogiorno. Quello del Pnrr è un “obiettivo sfidante perché il nostro Mezzogiorno ha ritardi amministrativi, burocratici e produttivi che o vengono superati e quindi l’efficienza degli investimenti anche al Sud è massima o il punto interrogativo sulla riuscita e sul successo di questo grande progetto collettivo è lecito porselo”, ha spiegato ai giornalisti il direttore Bella secondo il quale è necessario “aggiustare il mercato del lavoro e investimenti nel Mezzogiorno altrimenti non succederà il miracolo di vedere una diminuzione dei divari”.