Confindustria, audizione al Senato sul Dl Sostegni: Bene ma non affronta l’emergenza liquidità

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Il decreto legge sostegni fa “registrare alcune innovazioni apprezzabili, ma ha un perimetro d’azione limitato (nonostante le ingenti risorse impiegate). In questo senso, va affrontata prima possibile la ‘emergenza liquidità”. Lo ha rilevato Francesca Mariotti, direttore generale di Confindustria, ascoltata dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato sul Dl sostegni, sottolineando che “le misure a sostegno della liquidità e per il rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese sono assenti dal Dl”. Altro aspetto rimarcato dal Dg di Confindustria è il passaggio, per i ristori, ad un “criterio basato sui costi fissi”: un criterio “sperimentato in Germania sin dall’estate scorsa” che “sosterrebbe maggiormente le imprese ad alta intensità di occupazione e che investono di più in beni materiali e immateriali”.
Nel Dl sostegni sui ristori ci sono “novità positive” rispetto ai precedenti decreti legge (come il superamento dei codici Ateco e l’innalzamento della soglia di accesso da 5 a 10 milioni di fatturato) “ma il sistema rimane ancora non ‘mirato’ a sostenere le imprese che hanno subito le maggiori perdite e che hanno più impatti occupazionali. Occorre – rileva Confindustria – adottare un meccanismo che, per una platea ampia di imprese beneficiarie e con meccanismi di verifica semplici e automatici, offra copertura (parziale) ai costi sostenuti per voci come i canoni di locazione e di leasing, i costi di finanziamento, i tributi locali e le utenze, in proporzione alle perdite di fatturato”. Tornando all’assenza di misure a sostegno della liquidità e per il rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese questo avviene “a dispetto del massiccio ricorso a prestiti bancari, aumentati per effetto degli oltre 175 miliardi di finanziamenti garantiti col Dl Liquidità. Questa dinamica – si aggiunge – ha garantito la tenuta al sistema produttivo nell’emergenza, ma ha avuto l’effetto di erodere i mezzi propri: il risultato è che, per ripagare questo debito, occorreranno più del doppio degli anni di cash flow necessari prima della crisi (da 2,2 anni nel 2019, a 5,4 nel 2021), a danno degli investimenti produttivi. Nell’immediato, vanno allentate le tensioni finanziarie delle imprese, con quattro misure: modificare le regole in materia di Iva sui corrispettivi non incassati; favorire un più ampio ricorso alla compensazione dei crediti e debiti fiscali; prolungare la moratoria dei debiti delle Pmi, scongiurando il rischio di riclassificazione non performing delle esposizioni sospese; allungare i tempi di restituzione dei finanziamenti garantiti da sei anni a non meno di quindici (modificando il Temporary Framework sugli aiuti di stato). Nel medio periodo, la priorità è la crescita dimensionale e il riequilibrio della struttura finanziaria delle imprese, anche attraverso incentivi alla loro patrimonializzazione”.