di Rosina Musella
Nel gennaio 2021 Procida viene nominata Capitale della Cultura 2022 e, in quel momento, il musicista ischitano Marco Gambardella decide di comporre un brano che possa celebrarne la storia. Insieme a Leonardo Bilardi, Giacomo Di Benedetto e Antonello Pascale scrive l’idea per un videoclip che viene affidato alla regia di Bilardi, attore e regista suo compaesano. Nasce così “Conosci Procida” un progetto che si propone di raccontare le bellezze paesaggistiche e culturali dell’isola campana. Infatti, nel videoclip in uscita nei prossimi mesi, il protagonista incontra diverse anime: personaggi che, da Graziella ad Arturo, con le loro vite hanno reso Procida un’isola unica.
“Ringraziamo tutti coloro che ci hanno sostenuto e continuano a farlo. Speriamo che il nostro lavoro piaccia e renda omaggio a Procida e i procidani” si è augurato Leonardo Bilardi al termine dell’intervista in cui ci ha raccontato del suo percorso formativo e del progetto “Conosci Procida”.
Com’è iniziato il suo percorso lavorativo?
Cominciai sulla mia isola, circa vent’anni fa, con la compagnia teatrale “Senzafiltro” capitanata da Lello Masucci, mio primo maestro d’arte. Inizialmente portavamo il teatro itinerante per le strade di Ischia, poi approdammo a Napoli, dove presentammo i nostri spettacoli in vari teatri della città. Ottenuto un finanziamento dalla Regione Campania, nel 2006 girammo una serie in due stagioni dal titolo “Senza Filtro”. In quell’occasione svolsi il ruolo di attore e assistente alla regia, collaborando con Paolo Modugno, Gianluigi e Iole Masucci, sotto la supervisione dello stesso Lello.
Nello stesso anno presi parte al corto “Juda” di Francesco De Falco, con cui ho realizzato anche “Vitriol” nel 2012. Con “Juda” girammo l’Italia vincendo diversi premi e, proprio in occasione di una finale al Sony International Short Film Festival presso il Cinema Alteo di Milano, conobbi il mio secondo maestro: Alessandro Del Bianco, della scuola Strasberg. Lo seguii per cinque anni, trasferendomi a Milano dove lavorai al Teatro Cinque e al Centro Studio Attori: insegnavo ai ragazzi del primo anno e seguivo lo Studio Attori di Del Bianco, realizzato sul modello dell’Actor Studio. All’epoca arrivammo anche in finale allo Skopje International Festival, con lo spettacolo “In controcanto” dedicato alla figura di Nazım Hikmet.
In seguito, per problemi fisici, tornai a Napoli. Per un periodo mi trasferii a Roma, dove incontrai Michael Margotta, mio terzo maestro. Seguii alcuni suoi seminari e poi tornai in Campania, dove fondai l’associazione Collettivo Artisti Uniti “Il Carro”, collaborando con la critica e curatrice d’arte Manuela Torre, divenuta poi vicepresidente dell’associazione.
Ha un approccio diverso tra cinema e teatro?
Da un punto di vista tecnico il mio approccio cambia. Nel cinema la camera può essere posta in tanti punti, raccontando cose diverse a seconda di dove si trovi. Nel teatro vanno usati altri strumenti. Ritengo fondamentale l’uso dei simboli, ad esempio, perché essi riescono a trasmettere in maniera sintetica più messaggi, ma vanno usati con sapienza nel modo e al momento migliore, altrimenti si rischia di fare un papocchio.
Lo stato d’animo, invece, è sempre lo stesso: cerco di tenere sempre alto il morale del gruppo e punto ad emozionarmi ed emozionare. Questo è fondamentale in questo lavoro ed è, tra l’altro, anche fonte di miliardi di paranoie nel processo creativo, perché si deve fare i conti con un pubblico che va sempre rispettato. Oggi vedo molti artisti fare cose strane “perché fa figo” e, secondo me, è una grande sciocchezza, perché il pubblico va accompagnato nei viaggi mentali dell’artista, non confuso con cose che non hanno senso. Quindi l’obiettivo che mi pongo sempre è quello di emozionare quante più persone è possibile, avendo sempre rispetto di loro.
Devo dire che, come attore, emozionare il pubblico mi risulta più semplice, perché se sei fedele a te stesso e alle tue emozioni il pubblico si emoziona con te. Quando sei autore o regista è diverso, perché sei la mente, quindi devi creare un percorso mentale che il pubblico deve saper apprezzare.
Cos’è “Conosci Procida”?
Il progetto è nato dall’idea dei maestri Marco Gambardella e Giacomo Di Benedetto.
Conosco Marco da molti anni, perché come me è ischitano, emigrato prima in Germania e poi in Austria. Venuto a sapere dell’elezione di Procida a capitale della cultura, ha deciso di festeggiare questa vittoria, perché noi ischitani siamo molto affezionati a quest’isola, un po’ come se fosse la nostra cugina più piccola. Lui essendo un polistrumentista – principalmente mandolinista – ha voluto celebrare questa vittoria attraverso una canzone e ha scelto me per realizzare il videoclip. L’idea per il soggetto è nata dalla collaborazione tra me, Di Benedetto, Gambardella e Antonello Pascale, anche protagonista del video. Ci siamo sentiti durante il lockdown e, appena è stato possibile, abbiamo messo in piedi una squadra per iniziare a girare.
Cosa racconta il videoclip?
Non voglio fare troppi spoiler, quindi dirò solo che vuole rendere omaggio a Procida, alla sua bellezza estetica, ma anche alla sua storia, per far capire quanto abbia da raccontare e come è potuta diventare capitale della cultura. Abbiamo cercato di dare vita alle anime dei personaggi che l’hanno resa immortale e lo stesso titolo “Conosci Procida” vuole essere una provocazione, perché può essere letto sia come una domanda, che come un’esortazione.
È un omaggio a quest’isola, speriamo che gli spettatori percepiscano l’amore con cui l’abbiamo realizzato!