“Consiglieri regionali: fannullone uno su tre”.

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1.

 “Consiglieri regionali: fannullone uno su tre”. Così titolava Il Mattino del 16 di ottobre. Non sono mancate le reazioni., per la verità flebili e neppure numerose. I dati rispetto ai quali è stata stilata la speciale classifica sono opinabili e meramente aritmetici: proposte di legge, interrogazioni, question time, e, ovviamente, presenze in Aula. Il punto, avendo un giorno frequentato..quei luoghi, non è meramente statistico o quantitativo, ma investe il ruolo stesso del Consiglio Regionale. A prescindere dalla riforma del Titolo V della Costituzione, che, al momento, attribuisce grandi poteri alle Regioni e quindi ai Consigli Regionali, cui spetta l’alto compito di legiferare e programmare. Il punto non è il numero delle interrogazioni o delle presenze in Aula dei singoli Consiglieri ma riguarda l’assoluta incapacità di programmare e di legiferare. Il discorso viene da lontano. Per quanto riguarda la mia antica competenza, solo per esemplificare, nel 1987 depositai agli atti del Consiglio Regionale, il Piano Regionale dei Trasporti. Da allora nessuno lo ha mai discusso e mai il Consiglio Regionale lo ha approvato. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. La recente Legge sul Turismo ha avuto bisogno di anni di incubazione per essere approvata. Mi auguro si faccia più in fretta ad applicarla. Per non dire del Piano Sanitario, approntato, fra mille polemiche e molte ingiustizie, da un Commissario, con chiara rinuncia del Consiglio a quella importante competenza. Certo non sarò nostalgico a ricordare il buon tempo andato, con un Partito Comunista che stimolava  e pungolava, “costringendo” la maggioranza di Centro-Sinistra a correre per non essere travolta, ma, con le dovute eccezioni, oggi siamo lontani anni luce dalla qualità del “prodotto” di quelle Legislature. E faccio grazia nel non ricordare i nomi dei componenti di quei Consigli: tanti di primissimo livello nel campo delle Scienze e delle Professioni. Ne ricordo uno solo: Vittorio Silvestrini, inventore, e tuttora vera Anima, di Città della Scienza. Naturalmente, come nelle altre Istituzioni, dal Parlamento fino ai Consigli Comunali, la responsabilità non è degli Eletti, che hanno la sola “colpa” di essersi candidati, bensì degli elettori, che li hanno selezionati, spesso in base a criteri molto discutibili, che spesso riguardano il solo, proprio, interesse privato. Non vado a fare dietrologia, ma la fine traumatica, a seguito di Tangentopoli, che non fu un accidenti della Storia, della Democrazia dei Partiti, quelli veri, che si ispiravano a filoni ideali, ha fatto venir meno uno strumento  di selezione del personale politico, quello dei Partiti appunto, che non è stato rinnovato, ma solo sostituito da altro metodo, quello del …. Mercato. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: e non si misurano con l’aritmetica delle presenze in Aula o delle interrogazioni, ma con la qualità della Politica, che è diventata sempre più mera gestione del Potere. Così stanno le cose: temo non solo in Italia.

2.

“Ogni imposta deve essere riscossa nel tempo e nel modo in cui è più probabile che sia comodo per il contribuente pagarla”. Questa la “sentenza” di Adamo Smith alla fine del ‘700. Invece lo Stato ha reso tutto farraginoso con la applicazione, vessatoria e violenta, di interessi di mora, sanzioni varie che hanno portato fino alla triplicazione il debito originario. Roba da usura, delle peggiori. Questa illogica, fino dai tempi di Adamo Smith, “politica” da un lato ha portato sul lastrico, fino alla chiusura ed al fallimento, migliaia di imprese, dall’altro non ha assicurato introiti alle casse dello Stato. E non per voglia di evadere, ma per le difficoltà reali a far fronte a quelle imposte, comunque alte, da parte delle aziende, poste fra crisi economica e stretta creditizia. Senza contare l’altra tragica conseguenza della perdita di migliaia di posti di lavoro. Ora con la Finanziaria 2017 il Governo pensa di mettere fine a tutto questo, facendo pagare solo il debito originario, rateizzandolo in tre scadenze. Non so quante aziende o imprese riusciranno a rientrare in queste condizioni. Non so neppure quale sarà, in proposito, la decisione definitiva del Parlamento. Come che sia, credo che una misura del genere dovrebbe essere accompagnata da una concreta facilitazione di accesso al credito. In parole povere: le imprese che intendono pagare il solo debito “originario”, dovrebbero poter accedere a linee di credito, aperte per la bisogna, dal sistema creditizio, magari con il passaggio diretto allo Stato dell’importo delle imposte rateizzate. Solo così le imprese potrebbero far fronte alle imposte dovute e lo Stato incassarle subito. La Cassa Depositi e Prestiti potrebbe essere il soggetto utile per concretizzare una tale strategia, che consentirebbe allo Stato di incassare nei tempi giusti per le sue esigenze ed alle imprese di avere, a tasso vantaggioso, il credito, ed il tempo, necessario per pagare quegli arretrati. Questa “pulizia” di un passato, farraginoso e violento, permetterebbe alle imprese di ricominciare un cammino produttivo e virtuoso, senza la palla al piede di un debito che cresceva vertiginosamente. Tutto questo consentirebbe, ovviamente, anche una ripresa concreta dell’occupazione.

3.

Hanno rubato un motorino nel viale di casa nostra. Non mi dispiace tanto per il danno ricevuto, quanto perché è stata violata la nostra casa, e, soprattutto, è stato violato, sporcato, il grande Valore della Fiducia. La nostra casa è sempre stata aperta e senza precauzioni. Eppure voglio dire al nostro amico che ha sottratto il motorino: non ci indurrai a guardare con sospetto i nostri vicini, a non salutare con cordialità coloro, tanti sono sconosciuti a noi, che incontriamo per strada o che passano davanti la nostra casa, né a non dare un “passaggio”  a chi si inerpica sulla salita di casa. Non “vincerai” due volte: una perché hai rubato il motorino ed un’altra, che sarebbe ben più dolorosa, perché ci cambi l’identità, il nostro modo di pensare, che è di Amore e di Amicizia. Non solo perché è l’Anno della Misericordia, voluto dal nostro grande Papa Francesco, ma perché questo è il nostro modo di essere, al quale abbiamo ispirato tutta la nostra vita. Se poi hai rubato perché mosso dal bisogno, la prossima volta bussa pure alla nostra porta,e, come spesso è accaduto, faremo quello che sarà possibile. Ma, ti prego, non indurti a far del male, a rubare: abbi fiducia nelle persone e nella loro capacità di essere generosi e solidali. Di gente così ce ne è anche sulla nostra Isola. Ed ora, amico che hai rubato il motorino, ladro, mi auguro, per l’ultima volta, stai in pace e guardati intorno, con la speranza di un tuo avvenire migliore in cui non sia più indotto a far soffrire le persone, come hai fatto con tutta la nostra famiglia. Vedrai che tu stesso potrai camminare a fronte alta, guardare in faccia la gente e sorridere, senza dover abbassare lo sguardo per la vergogna.

Franco Iacono