E’ notizia di questi giorni che la comunità ebraica di Napoli, ha ospitato la prima conferenza di un ciclo di incontri dal titolo “Mondi Sefarditi” realizzato dall’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e dal Centro di Studi Ebraici, in collaborazione con l’Istituto Cervantes e con la Comunità ebraica stessa.
Il ciclo, consistente in cinque conferenze, si propone l’obiettivo di approfondire e diffondere la conoscenza dell’ebraismo sefardita, le cui vicende hanno avuto un ruolo significativo nella cultura delle società del Mediterraneo e del vicino oriente.
La scelta dei locali della Comunità come sede della prima conferenza, oltre a rappresentare un riconoscimento, da parte del mondo accademico, del ruolo della Comunità nella diffusione della cultura, assume un grande valore simbolico per Napoli e tutto il Sud Italia, su cui la Comunità ha competenza, in considerazione dell’importanza e della consistenza della presenza ebraica nelle regioni del meridione d’Italia prima del gherush, l’espulsione degli ebrei decretata dal Vicerè di Spagna tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo.
La conferenza di Napoli è stata tenuta dal professor Shmuel Trigano, della Université Paris-Nanterre, con una lectio magistralis dal titolo “Le monde sépharade: la face méconnue du peuple juif”, con un pubblico particolarmente attento tra cui spiccava la presenza del Console Generale di Francia a Napoli, M. Laurent Burin des Roziers.
Il professor Trigano, preceduto da un’introduzione di Luciano Tagliacozzo, ha illustrato la storia delle comunità sefardite e la loro evoluzione e diffusione in un vasto territorio che abbraccia il bacino del Mediterraneo, l’Inghilterra, l’Olanda, fino ai Caraibi dove, grazie alle esplorazioni di Cristoforo Colombo, ritenuto da alcuni studiosi egli stesso di origini ebraiche ed il cui equipaggio comprendeva anche diversi ebrei, si formò una comunità sefardita.
Lo sviluppo delle comunità sefardite nella penisola iberica durante il Medio Evo ed i loro rapporti complessi e spesso difficili con i dominatori musulmani, è stata descritta con estrema dal Prof. Trigano, coadiuvato dalla traduttrice Gabriella Rammairone. In tal senso, la vita del grande maestro Mosè Maimonide (Rambam), che da Cordoba fu costretto a fuggire in Marocco, per poi trasferirsi in Terra di Israele e infine al Cairo, dove morirà agli inizi del 1200, ben descrive e sintetizza il difficile e altalenante status di dhimmi, cioè di suddito non musulmano in un territorio dominato dalla legge islamica. Nel contempo, Maimonide con le sue opere di filosofia, legge, medicina, è un esempio luminoso di come gli ebrei sefarditi abbiano contribuito alla cultura del bacino del Mediterraneo, contributo non esauritosi neppure dopo le difficoltà e l’emigrazione dalla penisola iberica conseguenti all’espulsione decretata nel Marzo del 1492 e conclusasi ad Agosto di quello stesso anno, proprio mentre Cristoforo Colombo salpava alla volta dell’America.
Molti ebrei provenienti dalla Spagna si diressero verso l’Impero Ottomano, favorendo al nascita di nuove comunità ebraiche sefardite o incrementando quelle già esistenti in Grecia, nei Balcani, in Nord Africa, Turchia, Medio Oriente. Altri ebrei sefarditi si diressero verso l’Olanda, dove esisteva una comunità ebraica, portando con essi l’esperienza commerciale e la conoscenza finanziaria che contribuirono a fare dei Paesi Bassi una potenza coloniale. Nel XVII, grazie a Cromwell, ebrei sefarditi si stabilirono in Inghilterra, dove gli ebrei erano stati espulsi nel 1290, formando una importante comunità.
In epoche più recenti le comunità ebraiche sefardite hanno vissuto alterne vicende, soprattutto nei territori musulmani, dove hanno subito veri e propri pogrom come il tristemente famoso Farhud del 1941, quando i nazionalisti irakeni, sostenuti dai nazisti, diedero luogo a violenze e massacri nei confronti delle comunità ebraiche locali. Con la Risoluzione Onu n. 181 del 1947, che sanciva la spartizione dei territori del Mandato Britannico sulla Palestina, e la successiva nascita dello Stato di Israele nel 1948, i circa 900.000 ebrei delle comunità presenti negli Stati arabi, in gran parte sefardite, furono espulsi o costretti a fuggire per evitare persecuzioni e violenze. Le comunità ebraiche di Algeria, Libia, Egitto, Libano, Siria, Yemen, Iraq, Iran furono cancellate. Le comunità ebraiche diMarocco e Tunisia, si sono ridotte a poche migliaia di persone rispetto alle più di trecentomila che complessivamente erano vissute nei due Stati fino al 1948.
Oggi gli ebrei di origine sefardita costituiscono una parte significativa e probabilmente maggioritaria dello Stato di Israele, che, negli ultimi decenni, ha visto aumentare sempre più l’importanza ed il ruolo dei sefarditi nella società rispetto ai primi decenni successivi alla sua fondazione, caratterizzati da un maggior peso delle comunità ashkenazite. Proprio sulla complementarità e l’armonia tra le componenti ashkenazite e sefardite, tanto nella società israeliana quanto nella diaspora, l’ebraismo continua ad esprimere la propria identità ed i suoi valori che guidano il mondo ebraico nei vari campi della vita quotidiana e che si spera siano sempre di riferimento per la crescita della società moderna.
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