Conte a Bruxelles: “I conti italiani meglio del previsto”

36

Bruxelles, 20 giu. (Adnkronos) – Mercoledì prossimo il governo certificherà che il deficit previsto per il 2019 è pari al 2,1% del Pil, anziché al 2,5% come prevede la Commissione Europea. Lo dice il presidente del Consiglio, , a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles. Per tentare di evitare la procedura per debito, dice il premier, “c’è un binario tecnico che va avanti: ieri abbiamo deliberato per rendere operativo il congelamento già previsto di 2 mld. Completeremo mercoledì prossimo, con il Consiglio dei ministri: faremo l’assestamento per certificare come i conti vadano meglio del previsto”. “Potremo certificare che saremo intorno al 2,1%, non al 2,5% come prescrive e prevede la Commissione Europea”, aggiunge Conte. “Non serve dire ‘non rispettiamo queste regole, non ce le applicate’. Fino a quando non le cambiamo, sono queste”, rimarca il presidente del Consiglio.

Quanto al “candidato ideale” dell’Italia “alla presidenza della Commissione” europea, “lo voglio rivelare, è quello che si predispone a ridiscutere le nuove regole, sulla base di quello che ho scritto” nella inviata ieri sera, dice il premier. Ma c’è qualcuno disposto a farlo? “Lo verificheremo”, risponde. “Il Patto – aggiunge Conte – è di molta stabilità e poca crescita. Dobbiamo invertire un attimo queste regole. Vogliamo un dialogo su questo fronte: riteniamo che si debba lavorare per contrastare la disoccupazione. Riteniamo che ci sia da lavorare per la crescita, non solo economica, ma anche per lo sviluppo sociale. Sono questi i temi che vogliamo ridiscutere”, sottolinea. In merito all’ipotesi che Angela Merkel possa diventare presidente della Commissione Europea, il premier replica che Merkel “ha grande esperienza politica. L’ultima volta che abbiamo parlato abbiamo accennato anche a questo aspetto, non mi è sembrata disponibile. Vedremo”.

Alla domanda se il discorso del presidente della Bce Mario Draghi, in merito alla possibile ripresa delle misure di stimolo all’economia, abbia in parte disinnescato la minaccia della procedura per debito, facendo calare i rendimenti dei titoli di Stato, Conte risponde che il fatto che lo spread, “cali fa piacere, perché favorisce l’intero nostro sistema economico. Avere lo spread alto non ci agevola. Ma la procedura non è collegata al livello dello spread”.

In una dichiarazione diffusa a margine del Consiglio Europeo, Conte scrive: “Oggi vedo ricostruzioni molto fantasiose sui giornali. Con la Lega ci sarebbero dissapori: vorrei sottolineare che con Salvini e Di Maio siamo entrati in riunione ieri mattina alle 8 per la riunione economica e ci siamo lasciati ieri sera a mezzanotte: mai avuto diverbi o contrasti”. “Abbiamo posto le basi per l’assestamento di bilancio e per le riforme sulla giustizia – continua Conte – quanto al bilancio ieri abbiamo assunto in Consiglio dei ministri la delibera preliminare sul congelamento già programmato dei 2 miliardi e mercoledì prossimo completeremo con l’assestamento definitivo”. “Non tagliamo nuove risorse – dice ancora il premier – semplicemente certifichiamo in un documento ufficiale i risparmi di spesa e le maggiori entrate e rendiamo definitivo il congelamento già programmato dei 2 miliardi”.

“La mia lettera ha un contenuto politico e mira alla revisione delle regole nella prospettiva della nuova legislatura europea. In essa si chiarisce che l’Italia non vuole sottrarsi all’applicazione delle regole vigenti sulla procedura di infrazione”, prosegue Conte. “Il binario di interlocuzione tecnica che è in corso con Bruxelles – aggiunge – chiarirà, con l’assestamento, che l’Italia rispetta le regole vigenti. La lettera però chiarisce le ragioni e la direzione del cambiamento. Attualmente nel Patto di stabilità e crescita c’è molta stabilità e poca crescita. Dobbiamo lavorare per incrementare le regole per contrastare la disoccupazione, per il salario minimo, per lo sviluppo sociale”.

“Qualche giornalista oggi scrive che sarei venuto a Bruxelles con le mani vuote – afferma il premier nella dichiarazione scritta – Io rappresento un Paese del G7, il terzo Paese dell’Eurozona, la seconda azienda manifatturiera d’Europa: come si può pensare che io venga a mani vuote? Io rappresento tutte le migliaia di realtà imprenditoriali italiani che esportano in tutto il mondo con punte di assoluta eccellenza”.

Il presidente del Consiglio, secondo fonti governative, farà di tutto per evitare il lancio di una procedura per deficit eccessivo legata al debito nei confronti del nostro Paese. Il che non vuol dire, si sottolinea, mettersi a completa disposizione dell’Ue, ma dialogare e cercare un punto d’incontro con la Commissione, che tuttavia continua ad insistere sul rispetto delle regole. Regole che però vengono applicate con una certa flessibilità.

Non a caso ieri Jean-Claude Juncker, da Sintra, ha ricordato che la Commissione ha agito saggiamente quando, nel 2016, decise di non multare Spagna e Portogallo, che avevano sforato entrambi il tetto del 3% tra deficit e Pil. Sanzionandole troppo presto, come chiedevano i Paesi rigoristi, avrebbe ucciso sul nascere la ripresa economica. Evitando di multarle, ha lasciato alle due economie “il tempo e lo spazio” per riprendersi. Come ha sottolineato Alessandro Gasparotti del think tank tedesco Cep, la Commissione storicamente “si è opposta alle sanzioni, perché le percepisce come un fallimento dei meccanismi esistenti di coordinamento delle politiche economiche”.

Secondo le stesse fonti governative, oltre al congelamento di 2 mld di euro di spese, che erano già state bloccate a fine 2018 nell’ambito dell’accordo sulla manovra rivista con la Commissione Europea, l’Italia metterebbe sul tavolo della trattativa ulteriori 3 mld di euro, che sarebbero il saldo tra le minori uscite, derivanti anche dal ‘tiraggio’ minore del previsto di reddito di cittadinanza e quota 100, e di maggiori entrate. Quindi, in tutto dovrebbe trattarsi di circa 5 mld di euro, sempre che le cifre vengano confermate. Il premier, come ha detto pubblicamente più volte, non intende passare alla storia come il capo del governo italiano cui l’Ue per la prima volta ha inflitto una procedura per debito.