Contraffazioni, asse milionario Campania-Turchia. Da Louis Vitton a Gucci, ecco tutti i marchi falsificati

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Un giro d’affari milionario, con diramazioni in Italia e all’estero, soprattutto in Turchia, e merce contraffatta di alto livello, al punto da essere venduta anche in negozi di lusso in varie parti d’Italia e persino negli store della Cina. È quanto emerso nel corso delle indagini della Guardia di finanza di Napoli. Le Fiamme Gialle, su mandato della procura partenopea, hanno eseguito 53 arresti, di cui 19 in carcere e 34 ai domiciliari. L’operazione “Gran Bazar” ha svelato l’esistenza di due distinti gruppi criminali dediti alla contraffazione e alla ricettazione di prodotti falsificati di noti brand nazionali e internazionali. Il primo gruppo, con diramazioni anche in Turchia, importava capi contraffatti di alta qualità che poi venivano venduti in tutta Italia, spesso con la complicità dei titolari di negozi e boutique di Lombardia, Veneto, Toscana e Puglia. 
I capi falsi, che arrivavano in Italia a bordo di container provenienti da Germania e Gran Bretagna, venivano poi nuovamente esportati. Dopo essere perfezionati in Campania, infatti, venivano spediti persino in Cina dove venivano venduti. L’altro gruppo si occupava, invece, di alimentare il circuito della vendita abusiva di merce contraffatta con i loghi di noti marchi. Merce destinata alla vendita sulle bancarelle e gestita soprattutto da immigrati. Una delle organizzazioni era capeggiata daGennaro Caputo, detto “o’ cinese”, e si occupava di produrre, a livello industriale, rotoli di pellame serigrafati con loghi di note griffes destinati poi a una folta schiera di clienti che li utilizzavano, usando anche accessori provenienti da imprese regolari, per realizzare centinaia di migliaia di articoli di pelletteria da vendere in diverse regioni, come Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana e Puglia.

Contraffatti oltre 500mila capi, da Louis Vitton a Ralph Lauren
Le Fiamme Gialle hanno sequestrato oltre 500 mila capi falsi di noti marchi e 11 chilometri di tessuto con il falso logo Louis Vuitton, oltre a 18 aziende tessili clandestine e depositi. Sigilli a 158 macchinari a uso industriale, tre automezzi, 470 mila capi di abbigliamento, accessori e articoli di pelletteria nonché beni mobili e immobili, società e conti correnti dove erano custoditi i proventi dell’attività illecita. I gruppi criminali utilizzavano opifici completamente clandestini e in violazione delle norme sui diritti di proprietà industriale perché sprovvisti delle autorizzazioni e della licenza di “rivenditore ufficiale” rilasciata dalla casa proprietaria dei marchi tutelari dal diritto d’autore. Venivano prodotti articoli di pelletteria, abiti e accessori di case di moda internazionali come Louis Vuitton, Burberry, Ralph Lauren, Gucci, Jeckerson, Stone Island, Aeronautica Militare e altri. Un vero e proprio mercato parallelo del falso, in grado di “compromettere seriamente i canali leciti di rifornimento”. “Tra i danneggiati – ha evidenziato il procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo –anche i consumatori finali che, in alcuni casi, acquistando in buona fede i prodotti presso esercizi commerciali compiacenti, hanno comprato prodotti qualitativamente scadenti e, talvolta, pericolosi per la salute“.