Banalizzare quanto successo a Mondagone “è proprio quanto non si può fare. Tantomeno costruirci su un bailamme magari utile a chi fa campagne elettorali lucrando sulle paure sociali, ma non ad affrontare e dare soluzioni a questioni che si trascinano da anni”. Lo dice in un’intervista al Mattino Teresa Bellanova, ministro delle Politiche agricole. Per Bellanova, anche alla luce di quanto è accaduto nella cittadina campana, la sua legge contro i caporali “dà risposte all’emergenza sanitaria che nelle situazioni informali o nei ghetti è fuori controllo, generando rischi evidenti per i cittadini stranieri e italiani”. Certe contraddizioni “se lasciate incancrenire, producono conflitto, guerre tra poveri, emergenza sociale. I terreni, cioè, su cui le destre proliferano e che il riformismo snida. Una legge entrata in vigore 30 giorni fa non può risolvere magicamente questioni lasciate marcire per anni”. È compito di tutti “attuarla nel migliore dei modi. I numeri delle domande di regolarizzazione previste “ci stanno dando ragione, crescono quotidianamente”. Grazie all’impegno di forze dell’ordine e magistratura, al coraggio di chi denuncia, “continuano ad emergere situazioni raccapriccianti. Questa legge dice che gli invisibili non sono invisibili, ma persone”. Quanto accade a Mondragone “potrebbe accadere ovunque vi siano condizioni di affollamento e di illegalità e quindi ovunque covi la rabbia sociale”. Bisogna costruire “le condizioni sufficienti di igiene, abitabilità, vivibilità, qualità dei luoghi. Riguarda gli immigrati ma anche i non pochi cittadini italiani che condividono con questi una condizione di marginalità assoluta. E non accade solo al Sud”. Nel governo “siamo una maggioranza composita, con sensibilità diverse. Se c’è una cosa che questa pandemia ci sta insegnando è che senza un ragionevole ridisegno del welfare, e senza un’idea di sistema-paese l’intera società diventa più debole, si tratti del disastro di Mondragone o di una avanzata zona industriale del Reno-Vestfalia”.