Coronavirus: Consulenti lavoro, ecco misure necessarie per aziende e lavoratori

35

Roma, 25 feb. (Labitalia) – Dal riconoscimento di ammortizzatori sociali anche ad aziende fuori dalla zona rossa all’estensione dell’assegno ordinario del Fis alle imprese da 5 ai 15 dipendenti. Queste le azioni necessarie per lavoratori e aziende secondo i consulenti del lavoro. “L’emergenza creata dalle notizie apparse in questi giorni sul Coronavirus e dai primi provvedimenti adottati, sia a livello centrale che territoriale, impongono -spiegano i professionisti- una riflessione sugli ambiti di intervento in materia di ammortizzatori sociali. Per questo motivo, in sede di interpretazione o di ulteriore legislazione, sarebbe necessario -secondo i consulenti del lavoro- riconoscere gli ammortizzatori sociali anche ad aziende ubicate fuori dalla zona rossa se hanno dipendenti che vivono in quelle zone e hanno quindi un materiale impedimento a recarsi al lavoro; introdurre procedure snelle per le relative richieste, senza cioè accordi sindacali, integrazioni o altro”.

E ancora ufficializzare, proseguono, “l’appartenenza della fattispecie epidemiologica negli eventi oggettivamente non evitabili con le relative conseguenze per la cigo; estendere l’assegno ordinario del Fondo integrazione salariale (Fis) dell’Inps alle aziende da 5 ai 14 dipendenti, così come previsto per le aziende che impiegano mediamente oltre i 15 dipendenti”. E ancora, secondo i consulenti del lavoro, “autorizzare, con procedure più snelle, il pagamento diretto del Fondo da parte dell’Inps dal momento che le aziende verseranno sicuramente in difficoltà finanziaria per effetto della contrazione della domanda di beni e servizi; stabilire termini più ampi rispetto a quelli ordinari per la presentazione delle istanze; prevedere per tutte le altre aziende, gli studi professionali e realtà imprenditoriali ammortizzatori sociali in deroga non solo se si hanno attività o dipendenti nella zona rossa, ma anche se si subisce un calo di produttività a causa dell’emergenza sanitaria”.

Infine, per i consulenti del lavoro, “vanno segnalate le criticità degli studi di consulenza del lavoro presenti nelle varie zone colpite dal Coronavirus”. “Gli stessi non possono essere raggiunti dai clienti residenti in altri Comuni, così come i professionisti e i loro collaboratori non possono uscire dalle aree in quarantena. Anche queste situazioni devono, infatti, trovare tutela”, concludono.