La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri 10 aprile 2020 recante “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale” oltre a sostituire in tutto o in parte i precedenti DPCM e prevedere nuove misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale valide dal 14 aprile al 3 maggio 2020, ha anche raccomandato l’utilizzo di misure anti-contagio per gli esercizi commerciali la cui attività non è sospesa.
Proprio fra le attività che sono state escluse dal lockdown ci sono sempre state anche le lavanderie e tintorie, per la loro funzione di sostegno all’igiene pubblica di primaria importanza durante l’emergenza sanitaria.
I test microbiologici che sono stati svolti sui processi di lavaggio anche nel caso di pulitintolavanderie artigiane tradizionali hanno dimostrato una sostanziale sanificazione dei capi che vengono loro affidati, non solo alla distruzione del virus. Tutti i principali metodi di lavaggio professionale hanno un’elevata efficacia di abbattimento dei più diffusi ceppi microbici.
Hanno dovuto e continuano ancora a dover rispettare, come tutte le attività che prestano servizio al pubblico, le prescrizioni che sono contenute nel “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, sottoscritto il 24 aprile e i successivi aggiornamenti. Ciò significa informare adeguatamente il personale ed anche i frequentatori dei locali con depliant, cartelli e quant’altro sui comportamenti da seguire (uso dei dispositivi di protezione individuale, curare l’igiene delle mani con soluzioni adeguate messe a disposizione tramite dispenser, utilizzo di mascherine, guanti, occhiali ecc…), controllo della temperatura corporea che sia sotto i 37,5° C, mantenimento del distanziamento interpersonale di almeno 1 metro; misure che si affiancano a nuove soluzioni tecnologiche, come il tunnel per la sanificazione adottato in dermatologia.
Per quanto riguarda specificamente i clienti delle lavanderie self-service con macchine che funzionano tipicamente a gettoni, può entrare solo un cliente per ogni macchina presente del locale e devono tutti attendere i tempi del processo all’esterno; anche all’esterno, comunque, si è tenuti al divieto di assembramento ed al mantenimento del distanziamento sociale. Il virus è avvolto da uno strato lipidico sensibile a etere, cloroformio e solventi, che gran parte delle lavanderie tradizionali utilizzano regolarmente con le macchine per il lavaggio a secco: sostanze come l’idrocarburo clorurato (tetracoloretilene, percloroetilene) oppure idrocarburi (KLW) rendono inattivo il virus, confermando l’utilità della lavanderia nella lotta alla diffusione del Coronavirus.
I timori sono ancora molti e le persone che ricorrono alle lavanderie non hanno raggiunto ancora il livello precedente alla quarantena, anche per i timori di contagio per le fasi di stiratura. In realtà i rischi sono assolutamente irrisori rispetto alla stiratura di casa, anche grazie all’uso del ferro da stiro verticale che non richiede il contatto con i capi e sono in grado di uccidere i batteri con il vapore ad alta temperatura e deodorare a piacere i tessuti.