Il Cortile delle Statue e la Biblioteca universitaria di Napoli: testimoni e custodi di una storia senza tempo

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di Elisabetta Colangelo

Percorriamo via Mezzocannone con un misto di curiosità ed emozione: l’appuntamento è di quelli importanti, ci aspetta il Cortile delle Statue, nel Complesso del Salvatore, dove visiteremo la Biblioteca Universitaria di Napoli. Il Complesso è formato da due corpi di fabbrica articolati intorno a due cortili: il Cortile del Salvatore e il Cortile monumentale (noto anche come Cortile delle Statue), separati dalla chiesa del Gesù Vecchio.
Fu sede del Collegio della Compagnia del Gesù a partire dalla metà del XVI secolo. Nel 1554, infatti, i padri gesuiti acquistarono il quattrocentesco palazzo di Gian Tommaso Carafa e nel 1557 avviarono la costruzione delle scuole e di una chiesa. Nel 1558 furono acquisite la casa di Giovanna Cominata e, dopo lunghe trattative, la contigua diaconia, di epoca paleocristiana, intitolata ai Santi Giovanni e Paolo, distrutta nel 1566 per costruirvi il presbiterio e la sacrestia della chiesa cinquecentesca, a sua volta parzialmente demolita durante i successivi lavori di trasformazione.

Espulsi i Gesuiti dal Regno di Napoli nel 1767, Ferdinando IV di Borbone varò un piano di riforma per le scuole di Stato da sostituire a quelle gesuitiche. Nel 1768 il Collegio fu ribattezzato Casa del Salvatore e in essa fu istituito il Real Convitto del Salvatore (1770) con dodici cattedre di insegnamento e quattro ore di lezioni giornaliere distribuite tra mattina e pomeriggio. Nel 1777, si decise che l’Università, alloggiata fino a quel momento nel Palazzo degli Studi – oggi sede del Museo Archeologico Nazionale – si trasferisse presso la sede della Real Casa del Salvatore.
Il cortile delle Statue, a pianta quadrata, iniziato nel 1605 e completato nel 1653, su disegno dell’architetto gesuita Giuseppe Valeriano, è stato recentemente restituito al suo antico splendore e allo sguardo dei visitatori. Si presenta ampio e luminoso, percorso da un porticato formato da pilastri di piperno in stile toscano lungo il quale campeggiano le statue di illustri studiosi e pensatori, da cui il nome del cortile: da Giordano Bruno a Tommaso d’Aquino, da Francesco De Sanctis a Giacomo Leopardi, passando per Pier delle Vigne, Luigi Settembrini, Bertrando Spaventa, Antonio Tari, solo per citarne alcuni. Testimoni grandissimi della Storia che ha attraversato questi luoghi, delle persecuzioni, della fatica, dello studio. Testimoni del tempo che qui appare sospeso, scandito dalle meridiane sulla facciata ovest del cortile: sono quattro, rispettivamente a ore italiche, a ore astronomiche, a ore stagionali e a ore babilonesi.

Al di sopra si aprono un loggiato con balaustra, caratterizzato da busti in marmo che richiamano le statue sottostanti, un secondo piano e un piano ammezzato. Lasciamo il piano terra dopo aver visitato i resti archeologici rinvenuti durante i lavori di restauro, si tratta in particolare delle basi sulle quali verosimilmente poggiavano i poggiavano i pilastri della navata principale della chiesa iniziata da Polidoro Cafaro nel 1557 che aveva la facciata verso l’attuale slargo del Gesù Vecchio. E’ visibile anche una piccola porzione dell’antico pavimento cinquecentesco della chiesa.
Al piano ammezzato accediamo alla sala di lettura della biblioteca universitaria. E’ ampia, magnifica. Custode di storia e cultura si svela allo sguardo in tutto il suo splendore.
La storia della Biblioteca parte da molto lontano, ma fu con Carlo di Borbone che ripresero in maniera definitiva i lavori per la costruzione di un Palazzo degli Studi. La soppressione degli ordini religiosi decretata dal governo di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat, e la relativa requisizione di tutti i beni culturali, pose le concrete premesse per l’attivazione di un centro librario di alto livello. I diversi fondi monastici vennero ripartiti tra le istituzioni bibliotecarie, fu così che il Complesso acquisì i libri provenienti dai monasteri di S. Lorenzo, di S. Maria degli Angeli, di S. Pietro Martire, della Sanità, dei SS. Apostoli, di S. Brigida, di S. Domenico Maggiore e poi, nel 1812, le raccolte del marchese Francesco Taccone e di Francesco Orlando, insigni ed eruditissimi bibliofili. Il patrimonio bibliografico venne in seguito arricchito dall’acquisto di giornali e periodici scientifici italiani e stranieri, di fondamentale importanza per il costante aggiornamento della comunità scientifica. Nel corso del diciannovesimo secolo la biblioteca acquisì importanti raccolte di paleontologia, filologia, anatomia, matematica, diventando sempre più un riferimento fondamentale per studiosi provenienti da ogni parte d’Italia.

Dopo il restauro, avvenuto dopo il terremoto del 1930, la Biblioteca subì ulteriori vicissitudini durante l’ultimo conflitto mondiale, con la perdita di preziosi volumi, ma grazie alla Direzione attenta e autorevole di Maria Giuseppina Castellano Lanzara, che col suo temperamento e la sua dedizione, che la videro impegnata come direttore dal 1936 al 1965, seppe preservare questi ambienti e il suo immenso patrimonio che oggi è giunto fino a noi.
La nostra visita si conclude con la visione di alcuni volumi di inestimabile valore, trattati di botanica, antropologia, storia, ciascuno frutto di un lavoro meticoloso e straordinario , ispirato dalla passione per le scienze e la trasmissione del sapere.
Queste opere, la biblioteca, la passione del personale che ci conduce attraverso questi luoghi sono un viaggio coinvolgente in una istituzione profondamente radicata nel tessuto della città, baluardo di cultura e civiltà.