Cosa sarà 2 / Non prestiti ma incentivi alla filiera agroalimentare. E rinvio della tassa su plastica e zuccheri – la ricetta di Adolfo Bottazzo

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di Claudio D’Aquino

Decreto liquidità, l’importante è fare in fretta. Lo dicono in molti, non solo dal fronte confindustriale. E’necessario che il “bazooka” predisposto dal Governo inizi subito a “sparare” liquidità”. E aggiungono che l’istruttoria approfondita andrebbe riservata solo alle imprese più rischiose. Perché esiste un numero consistente di imprese che appare destinata ad andare in crisi molto velocemente, già tra marzo e aprile. Ma per alcuni settori manifatturieri a più alta componente tecnologica o al riparo dagli effetti immediati della pandemia (filiera agroalimentare, ad esempio, e settore farmaceutico) la crisi induce a pensare a un nuovo modello di utilizzo delle risorse per incentivi e sgravi fiscali. L’idea è stata lanciata da Letizia Magaldi sul Riformista del 9 aprile: “Lo Stato non si limiti a offrire garanzie per prestiti da restituire, sia pure in tempi lunghi e a tasso agevolato. Assuma invece l’onere – prosegue la manager del Gruppo Magaldi – di compartecipare ai progetti innovativi di aziende forti in ricerca e digitalizzazione, capaci di competere con i grandi player sui mercati internazionali.

Da Buccino, quartier generale di Magaldi, in provincia di Salerno a Pignataro Maggiore, piena Campania Felix. Corrono 50 e più chilometri di distanza, ma il giudizio non è diverso. Lo riassume Adolfo Botazzo, amministratore della Industrie alimentari meridionali, proprietaria del marchio Yma con cui l’azienda commercializza derivasti del latte e yogurth.

Dottor Bottazzo, che cosa pensa dei provvedimenti del Governo siano sufficienti a preparare la ripresa dopo l’emergenza?
Sono necessari a parare i colpi del blocco di tante attività produttive e commerciali dovuto alla lunga restrizione della mobilità e alle misure di distanziamento sociale. Ma la crisi, a mio modo di vedere, dovrebbe aprire la strada a una nuova stagione di politica industriale volta a dare un impulso alla specializzazione produttiva del sistema Italia.

Letizia Magaldi sul Riformista ha dichiarato che si tratta in fin dei conti il decreto Liquidità tratta di prestiti, sia pure a lunga scadenza e a tasso agevolato…
Ed ha pienamente ragione. Ripeto, la misura è un necessario intervento di tipo orizzontale rivolto a tutte e imprese con lo scopo di tenerle in linea di galleggiamento evitando gli effetti di un’ondata di nuova disoccupazione. Ma una cosa è il welfare e le provvidenze a sostegno delle imprese in difficoltà a tutela dei lavoratori, altra ben diversa è la politica industriale. Se mi si passa la metafora, una cosa è indossare le ciambella di salvataggio, l’altra è rimettere in rotta la nave.

Condivide la proposta di selezionare imprese che dispongono di prodotti innovativi e sostenerle?
Sì, è razionale pensare che la partita la vinci se fai leva sui punti di forza. E in Italia certo non mancano, a cominciare dai campioni della ricerca e della digitalizzazione. Essi si presentano come i motori di traino della ripresa. Ma ad esse aggiungerei le imprese che esprimono il vantaggio competitivo nei prodotti di qualità e nei brand dal forte valore tipici del made in Italy, quelli che come si dice nessuno al mondo riesce a imitare. In questo senso, anche la nostra filiera agroalimentare è all’avanguardia e va difesa.

Come?
Mi convince L’idea di fare in modo che lo Stato compartecipi al rischio delle tante eccellenze industriali di casa nostra. Non si tratta né di dare il via a una forma di nazionalizzazione o né di tornare alla industria di Stato sul modello Iri, ma di affiancare i nostri asset con una nuova “cassetta degli attrezzi”, fatta di incentivi e premialità a chi investe in tecnologia, ricerca, innovazione di prodotto. A cominciare dal credito di imposta che ha il vantaggio di non soggiacere a forme di discrezionalità in quanto la sua applicazione è di tipo automatico. A tutto questo aggiungerei con misure di profonda sburocratizzazione, da adottare proprio in funzione della fase 2.

Un esempio?
Penso alla introduzione del format della autodichiarazione esteso anche alle esigenze di far ripartire la macchina industriale prima che la crisi eroda il midollo della nostra competitività

Autodichiarazione come quella che si utilizza in questi giorni per autorizzare la mobilità privata?
Sì certo. I decreti del presidente del Consiglio e quelli dei presidenti delle Regioni hanno stabilito in maniera chiara e inequivoca se, come e quando possiamo prendere l’auto e spostarci. E se veniamo fermati per controllo, basta esibire una autodichiarazione che indica motivo e percorso, assumendoci la responsabilità dell’autenticità di quello che dichiariamo…

E come pensa che si possa adattare alle attività produttive questo modello?
Le istituzioni diano il perimetro regolamentare per poter essere a posto nel riprendere le attività. Che cosa fare, cosa non fare, che cosa prevedere e cosa predisporre. Un decalogo, se possibile, di regole facilmente interpretabili. All’imprenditore poi resta il compito di seguirle alla lettera ma anche la facoltà di riaprire i battenti. Poi dal giorno dopo lo Stato sia pronto a intervenire per effettuare qualsiasi forma di controllo ex post.

Venendo invece al suo settore e alla sua azienda, c’è qualche suggerimento che si sente di indirizzare al Governo?
Quello più immediato è il seguente: oltre a rinviare le scadenze di imposte e mutui, lo Stato potrebbe anche rinviare la scadenza dell’introduzione della tassa su plastica e zucchero, che è imminente. Sarebbe davvero un segnale di fiducia per chi opera nella catena agroalimentare.