Cose turche, qualcosa sta cambiando sulla superficie del pianeta. E l’Italia è in cabina di regia

in foto Recep Tayyip Erdogan

Giornata impegnativa e anche di particolare importanza storica quella di ieri, a cui va aggiunta quella di oggi. Ai vertici della Nato come quello ancora in corso a Vilnius, Lettonia, non si sona visti molto spesso tanti capi di stato e di governo, nonché responsabili della difesa dei paesi membri come in questa sessione. Tale situazione acquista una particolare importanza per diversi motivi che vanno al di là di quelli legati a stretto giro con a guerra in Ucraina. A tal proposito, quanto ha dichiarato il Presidente Biden prima dell’inizio dei lavori è stato come l’invito che il direttore fa agli orchestrali prima di iniziare un concerto, più in dettaglio a regolare a puntino i loro strumenti. Espresso più esplicitamente, il Presidente americano ha voluto mettere in chiaro per tempo che, al momento, è prematuro anche il solo programma per l’ ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica.

Con l’aggiunta che, per prendere in esame la richiesta di adesione di Kyiv, dovrà almeno essersi conclusa la guerra in cui è coinvolta. La notizia che sta improntando quella riunione in positivo è la stessa che ha dato in apertura dei lavori il Premier turco Erdogan.Ha dichiarato infatti quel Capo di Stato che il suo paese ratificherà l’ingresso della Svezia in quel sodalizio, chiedendo senza battere i pigno sul tavolo, che il suo paese venga accolto nella EU quanto prima è possibile. Diventa a tal punto  necessario fare un riordino delle idee che ciascuno si è fatto su quella realtà geopolitica , la stessa che, fino alla metà dell’altro secolo, fu il potente Impero Ottomano. Esiste una pregiudiziale  non di poco conto. Da quando si hanno notizie attendibili, tra quella che sarebbe diventata la Turchia e la confinante Grecia, i rapporti non sono stati mai di buon vicinato. In più accadde che, quando quell’Impero occupò la Grecia nella prima parte del secondo millennio,  compromise pesantemente il grado di civiltà e di cultura a cui quel popolo era arrivato- e non era cosa da poco -senza assorbirne, seppure in quantità minima, i rudimenti di politica e di cultura.

Ma tant’è e indietro non si torna. Senza peraltro dimenticare che la sua metropoli più nota, Istanbul, è la testa di ponte dell’Europa verso l’Asia, e a tutt’oggi è una delle città più cosmopolite del mondo. Gli Usa furono tra i primi a intuire l’ importanza dal punto di vista strategico che è propria di quella Nazione. In Europa, ancora oggi è la Germania, anche dopo l’ abbattimento delle frontiere commerciali, a continuare a mantenere un rapporto particolarmente stretto con quella realtà. Come pure è stata la Gemania, quella ovest e, meno, quella est, la destinazione preferita per la maggior parte di quei turchi che si trovarono costretti a emigrare, soprattutto per motivi economici. Ormai il dado, con oggi, si può dire che sia stato tratto senza particolari riserve. Si può azzardare che, negli ultimi giorni, il mondo, in particolare la sua parte occidentale, ha visto ridisegnare, anche se in prospettiva, le macro aree al cui interno si troveranno a operare i vari stati. Qualcosa sta cambiando sulla superficie del pianeta, e di tale processo, l’ Italia è in cabina di regia.

È quanto dire, dopo anni di gregariato, il più delle volte di facciata e senza alcuna valenza concreta. C’è però da risolvere al suo interno una serie di problemi tutt’ altro che semplici. Soprattutto il Governo dica alla popolazione a che punto è ferma la notte della sua economia. Non a parole, ma per fatti concludenti, unica risposta accettabile dopo quanto è successo nel Bel Paese già da prima che iniziasse il terzo millennio. Buona fortuna, l’esecutivo ne avrà bisogno in quantità industriali e ogni aiuto dovrà essere considerato benvenuto.