“Il virus è endemico, ci sono tantissimi positivi a Covid ed è diventato ormai impossibile tracciare e quarantenare tutti”. E’ alla luce di questo quadro che secondo Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), “dal punto di vista pratico è una profonda ingiustizia che vengano costrette in casa le persone positive” ufficialmente, quelle che accettano di sottoporsi ai tamponi che fanno partire la procedura di isolamento. “Così si forza la mano e si inducono moltissimi positivi a non dichiararsi”. In altre parole, l’obbligo di quarantena per i contagiati alimenta il sommerso e la circolazione non controllata di Sars-CoV-2, mentre passare dall’imposizione alla responsabilizzazione “sarebbe una cosa di buon senso”, dichiara l’esperto in un’intervista all’Adnkronos Salute. “Io dico questo”, chiarisce lo specialista, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili: “Chi è positivo a Covid e ha sintomi, perché solo chi li ha può accertarsi di essersi infettato, andrebbe responsabilizzato a restare a casa fino a quando i disturbi spariscono. Dopo di che può indossare una mascherina e tornare anche al lavoro, quindi rifare un test che certifichi l’avvenuta negativizzazione”. Positivi isolati, dunque, ma non per obbligo bensì per responsabilità individuale, “con la convinzione che per proteggere se stessi e soprattutto gli altri è giusto non uscire. Imporlo – ribadisce Caruso – significa spingere i contagiati a nasconderlo, invece se si arriva a una responsabilizzazione collettiva si controlla anche meglio l’epidemia”