Covid, Sos di un medico di base: Lockdown generalizzato e niente scuole dopo Natale. In Campania siamo nel caos

412

“No alla riapertura delle scuole dopo le feste di Natale e lockdown generalizzato di almeno due settimane”.  A lanciare l’allarme è Roberto Falbo, da 44 anni medico di medicina generale e da due in prima linea nella lotta al Coronavirus, prima con le visite domiciliari (che ha continuato a fare, a differenza di molti colleghi, anche nelle fasi più critiche dell’emergenza) e poi come responsabile del centro vaccinale di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli.  “Il decreto di ieri sera che riduce a 5 giorni l’isolamento per i positivi vaccinati – attacca Falbo – è una grave ammissione di aver perso la battaglia di prevenzione e controllo della filiera. Ora basta: siamo nel caos. E’ il momento di fermarsi”.

Dottore, che cosa non ha funzionato nella lotta al Covid?
Ci sono state tante grosse criticità. A partire dalla mancanza di una reale strategia nei provvedimenti adottati per l’isolamento del virus. I virus vanno aggrediti, non subiti: quando abbiamo un portatore di una malattia che poi diventa familiare, condominiale e infine pandemica non abbiamo fatto una prevenzione ma abbiamo solo dato al virus la possibilità di diffondersi.

E che cosa andava fatto secondo lei?
La cosa più logica. Dopo aver individuato un positivo, andava isolato in una struttura sanitaria, lontano dall’ambito familiare, e occorreva prestare assistenza all’ammalato bloccando fisicamente l’epidemia virale.

Ed era una cosa concretamente fattibile?
Assolutamente sì. In Italia abbiamo tante cliniche private convenzionate che rappresentano una risorsa. Ma quella che era la cosa più logica da fare non si è fatta: mai le istituzioni si sono incontrate con i privati per stabilire una strategia comune, se non nei momenti di massima criticità. Con un danno enorme. Se non aggrediamo il virus nei primi 5-7 giorni l’ammalato peggiora. E invece bastava prevedere, in una fase di prevenzione, 20-30 posti letto ogni 100mila persone. Poi c’è un’altra procedura che va attuata nelle imprese, e lo dico anche da medico del lavoro: dove sono stati individuati cluster aziendali, tutti gli operai vanno sottoposti a test antigenici di controllo ogni 48 ore, per 7-8 giorni, per isolare i focolai secondo le norme stabilite prima dell’ultimo decreto.

Parliamo dell’ultimo decreto. Che cosa ne pensa?
Il decreto di ieri sera, che fa il paio con il Dpcm dell’ottobre 2021 – cancellando la quarantena da contatto con positivo per chi ha fatto il booster o due dosi di vaccino da meno di 4 mesi e riducendo l’isolamento fiduciario a 5 giorni per i vaccinati da più di 4 mesi – non fa altro che liberalizzare il contagio. In questo momento ci troviamo di fronte a un virus forse meno letale ma sicuramente più contagioso. E una posizione del genere non è altro che un’ammissione di aver perso la battaglia di prevenzione e controllo della filiera.

Che cosa si rischia?
Un’esplosione incontrollabile dei contagi che inevitabilmente, per la legge dei grandi numeri, si tradurrà in una pressione insostenibile sugli ospedali. Se, come sta accadendo ora, un solo positivo riesce ad infettarne fino a 10, in previsione, subito dopo la Befana, arriveremo ad avere dai 3 ai 5mila casi per ogni comune di 50mila abitanti. Con un effetto moltiplicatore maggiore di quello della variante Delta, ci sarà un numero decisamente più alto di persone che avranno bisogno di cure ospedaliere nonostante abbiamo a che fare con una variante meno pericolosa e che si scontra con un’ampia copertura vaccinale. Se tutta questa storia deve essere portata avanti per fare la guerra ai no-vax o ai bambini, che a livello di complicanze hanno un’incidenza dello 0,9%, allora stiamo sbagliando gli obiettivi. E soprattutto è forse il momento di parlare alla popolazione con maggiore chiarezza.

Perché c’è stata poca chiarezza a suo avviso?
Ci sono domande che restano senza risposta. Ad esempio: che fine hanno fatto AstraZeneca e Johnson&Johnson che avrebbero potuto garantire una risposta anticorpale più duratura negli over 60? Non sono più presenti nemmeno sulla piattaforma regionale. Che fine hanno fatto i miliardi spesi per i vaccini? Con gli unici due disponibili – entrambi a mRNA – dobbiamo dire chiaramente alla popolazione che ogni 4 mesi va fatto un richiamo per prevenire la malattia. A nessuno è venuto in mente di organizzare dei tavoli con i responsabili territoriali dei vari distretti per intervenire sul territorio in modo preventivo e non passivo.

Di fronte a questa nuova ondata ora come si dovrebbe procedere?
Innanzitutto De Luca non deve assolutamente riaprire le scuole dopo le feste di Natale, considerando che il 56% dei contagi parte dai bambini dai 5 agli 11 anni. Serve, inoltre, un lockdown generalizzato di 15 giorni: solo così avremo il tempo necessario per definire un piano strategico per un intervento di prevenzione da mettere a punto tra sanità pubblica e privata. Ora basta. Fermiamoci. Se non si chiude, da domattina non farò più segnalazioni di casi positivi.

Antonella Autero