Covid, un gene ereditato dai Neanderthal raddoppia il rischio di complicanze

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Il rischio di gravi complicazioni da Covid-19 potrebbe raddoppiare o perfino quadruplicare per effetto di un gene ereditato dai Neanderthal, chiamato DDP4 e presente all’incirca nell’1% degli europei e nel 4% degli asiatici: il sospetto e’ che giochi un ruolo nell’infezione facendo entrare il coronavirus nelle cellule attraverso una ‘porta di servizio’ invece che dalla ‘porta principale’ del recettore Ace-2. A suggerirlo e’ uno studio condotto da Svante Paabo e Hugo Zeberg, due genetisti dell’Istituto tedesco Max Planck per l’antropologia evolutiva. I risultati sono condivisi su bioRxiv, il sito che traccia gli articoli scientifici non ancora sottoposti a revisione per la pubblicazione su una rivista ufficiale. “Abbiamo deciso di uscire subito con questi dati – spiega Paabo sul sito di Science – in modo che anche altri ricercatori potessero verificare se il gene DDP4 e’ un bersaglio terapeutico utile nei pazienti Covid”. L’ipotesi e’ molto suggestiva, perche’ il gene contiene le istruzioni per produrre un enzima espresso sulla superficie della cellula (chiamato dipeptidil peptidasi-4) che puo’ essere colpito con alcuni farmaci antidiabetici. Il suo possibile coinvolgimento nella Covid-19 era gia’ stato ipotizzato nei mesi scorsi, perche’ l’enzima e’ noto per la sua capacita’ di favorire l’infezione di un altro coronavirus, quello della sindrome respiratoria mediorientale (Mers). Alcuni gruppi di ricerca, pero’, avevano in seguito escluso che potesse favorire anche SarsCoV2. I due ricercatori dell’Istituto Max Planck hanno deciso di rimettere il gene DDP4 sotto la lente dopo aver osservato che la variante ereditata dai Neanderthal e’ diversa da quella dell’uomo moderno. Confrontando il genoma di quasi 8.000 pazienti Covid ricoverati con quello di un gruppo di controllo, e’ emerso che la variante dei Neanderthal e’ piu’ frequente nei malati gravi e puo’ raddoppiare il rischio di complicanze se e’ presente in singola copia, mentre se presente in duplice copia puo’ perfino quadruplicarlo.