Cresce la impopolarità della leghista autonomia

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in foto Matteo Salvini

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 6 novembre all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

L’ineffabile duo Calderoli-Salvini va pervicacemente avanti mostrando indifferenza al vento della contestazione che soffia sempre più gelido e senza sbagliare mai la direzione. Prima la bozza critica redatta dai tecnici del Senato, poi una successione di pareri e posizioni contro il regionalismo devastatorio su cui si sono attestati, senza sentir ragioni, il ministro degli Affari regionali e il vice premier capo anche delle Infrastrutture e dei Trasporti. Alla prima critica i due “autonomisti differenzianti” hanno replicato parlando di   una manina (evidentemente molto “gelida”) che è spuntata all’improvviso a Palazzo Madama senza saperne origine e appartenenza (a uno dei Fratelli d’Italia?). Il successivo coro di critiche viene invece attribuito, senza alcuna distinzione, alla discesa in campo degli interessi legati al centralismo capace di “ordire manovre contro la Repubblica italiana”. Val proprio la pena di considerare da quale pulpito viene questa predica….

ECONOMIA E LAVORO. Sono i settori maggiormente in allarme per le distorcenti conseguenze del riformismo che rischia di dividere il Paese. In piazza Plebiscito, a Napoli, in oltre 50 mila hanno ascoltato Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri mentre difendevano, con rinnovato vigore, i diritti collegati al campo dell’occupazione, della sanità, dell’istruzione e della mobilità” di cui tutti i cittadini debbono poter disporre”. In prima linea anche la Confindustria che, con il presidente Carlo Bonomi e il vice Vito Grassi (delegato alle Rappresentanze regionali) si dichiara decisa ad affondare il coltello “nella carne molle” delle contraddizioni autonomistiche cui sono interessate soprattutto Lombardia e Veneto. Ci sono competenze strategiche (energia, trasporti, commercio con l’estero, ambiente) che ricadono nella diretta responsabilità dello Stato. La prospettiva di una frammentazione normativa, con 20 sistemi diversi di autorizzazioni, si presenterebbe come “un incubo a occhi aperti”.

DEBITO E COSTI. Il rischio incombente è di andare in modo irrecuperabile fuori controllo. Con un incremento mensile di 18 miliardi di euro, il “deficit sovrano” del nostro Paese è arrivato, a fine febbraio scorso, a 2.772 miliardi. E’, in Europa, una delle situazioni meno “virtuose” con molti servizi pubblici che non corrispondono alle spese sostenute. Non è peraltro senza spiegazione che in Italia ogni bambino che viene al mondo abbia già, sulla testa, un debito di 30 mila euro (che sia anche per questo che si nasce sempre meno e sono sempre di più le culle che restano vuote?). Per suo conto la Banca d’Italia, con il governatore Ignazio Visco che sarà in carica fino a ottobre, avverte che ogni aumento di spesa, o riduzione di entrate, “non potrà prescindere dalla identificazione di coperture strutturali adeguate e certe”. E’ tutto il sistema bancario in forte fibrillazione. Per suo conto Andrea Orcel (Unicredit) sostiene che anche al Nord conviene, a questo punto, “chiudere e non allargare i divari territoriali”.

EUROPA IN ALLARME. Da Strasburgo a Bruxelles, Parlamento e Commissione, il giudizio è abbastanza unanime. E contiguo ad esso appare sempre più il Governo Italiano con la premier Giorgia Meloni che cerca, responsabilmente, di tenere a bada quanto più possibile l’ineffabile duo. In sostanza si vedono i conti a rischio, i divari che avanzano, le risorse disponibili non proporzionate ai servizi necessari. L’Italia potrebbe perdere il controllo della spesa pubblica nelle venti Regioni (sia a Statuto speciale che ordinarie). Si scrive che “il re potrebbe essere nudo” e che l’autonomia chiesta dalle ricche regioni del Nord, ”non è un abito di seta e di oro”. E soprattutto “non farà stare meglio i territori che oggi stanno peggio”.

FARE E PENSARE. Una ne fa e cento ne pensa: si dice normalmente di persona dotata di grande vitalità in grado di pensare molte cose mentre ne sta facendo una, bella sintesi di pensiero e azione. Al contrario c’è chi cento ne fa e una ne pensa: vale per chi fa troppe cose (spiacevole ma inevitabile allusione al “duo dell’autonomia”) spesso in maniera così superficiale che alla fine si raccolgono pochi e scadenti risultati. Inquietante sintesi di dissociazione tra pensiero e azione.