Criminalità e riciclaggio

1.Negli ultimi venti anni, contestualmente alla massiccia espansione del fenomeno droga, il mondo della macrocriminalità organizzata ha subito una parallela e perversa evoluzione collegata non soltanto al mutare delle condizioni sociali ed economiche delle società contemporanee, ­Ma anche alla enorme disponibilità di fondi derivanti da un mercato illegale. La società in cui viviamo è ormai quotidianamente scossa da eventi criminosi che hanno assunto, in intere regioni del Paese, connotati apertamente eversivi in costanti tentativi di delegittimazione ad opera di organizzazioni criminali, quali la mafia, la camorra e la ‘ndrangheta che sembrano agire non solo perché animate da volontà di arricchimento con strumenti illeciti ma anche in una prospettiva di controllo di interi strati di società, sottoposti a regole e leggi dettate dalle varie “famiglie”. E’ questo tipo di evoluzione che ha fatto parlare esperti e tecnici della presenza nel nostro Paese di un “antistato”, di una contro­società speculare rispetto a quella reale e legale, che vive una sua vita parallela e simbiotica rispetto alla società legale.

2. Un antistato di connotazioni chiaramente eversive, quindi,operante in un contesto sociale fondato su leggi e meccanismi sociali e politici tesi a garantire pluralismo, libertà individuali e collettive e libertà d’intrapresa. E’ evidente, come in un simile contesto sia estremamente difficile∙ per le istituzioni varare norme che consentano di comprimere le attività illegali senza nel contempo ostacolare l’esercizio di attività legali da parte dei cittadini rispettosi delle leggi. E’ questo, a mio avviso, un elemento centrale del problema globale dell’economia criminale. Essa si sviluppa non soltanto perché basata su metodologie criminose, assenza di scrupoli e spregiudicatezza operativa, ma anche perché una radicale azione di contrasto nei suoi confronti arrecherebbe danni grandissimi al corpo sociale che si intende difendere. E’ questo il caso del riciclaggio del “denaro sporco”, di quell’insieme di struemnti che la macrocriminalità utilizza per reinvestire le ingenti risorse. monetarie e derivanti dai suoi grossi traffici, sia al fine di espandereulteriormentele attivitàcriminali sia in una prospettiva di avviamento di attività lecite e di impieghiredditizilegali. I metodi con i quali le holdings criminali (perché di holdings oggi si tratta e non più di bande o famiglie) tendono, comunque, ad adeguarsi costantemente alle disposizioni legislative via via emanate per limitare il fenomeno (si pensi alla norma che prevede l’identificazione di chi esegue operazioni bancarie di importo superioreai venti milioni, che viene facilmente aggirata con operazioni plurime di importo appena inferiore). L’entità delle risorse finanziarie illegali è tale che esse tendono a prendere la strada, dopo che negli anni scorsi si era registrata una certa predilezione per il riciclaggio attraverso le grandi case da gioco, dell’investimento immobiliare o dell’investimento azionario su scala nazionale ed internazionale e _dell’importazione ed esportazione di merci “legali”. In estrema sintesi le medotiche di ricliclaggio di proventi illeciti si esprimono operativamente: ­ nelsistema bancario, con l’apertura di conti correnti distribuìti su banche e piazze diverse e con altre operazioni(bonifici, emissione di titoli di credito all’ordineecc.)chetuttavia appaiono di”piccolo cabotaggio” e probabilmente servono per garantire una liquidità immediata di non eccessiva entità (o comunque di entità tale danonattirare l’attenzione degli uffici ispettivi delle banche); ­ nel mercato finanziario internazionale, attraverso merchant banks, società di leasing e di factoring che siavvalgono .della ben remunerata cooperazione di espertiitaliani e stranieri non necessariamente coinvolti nelle attività criminose di partenza; ­ nel trasferimento illecito di capitali all’estero attraverso meccanismi di soprafatturazione o sottofatturazionedelle merci e nella mancata riscossione di crediti verso l’estero.

3. Si tratta nel complesso di operazioni difficilmente contrastabili, sia perché si svolgono su mercati aperti e liberi, sia perché le holdings del crimine si avvalgono di intermediari assolutamente “puliti” e di leggi che, all’origine, vengono studiate per favorire il progresso economicoe non certo per ostacolare la circolazione dei capitali. E’ un problema, quello di cui trattiamo, enormemente complesso, ove si tenga conto della possibilità che le risorse economiche della società illegale destabilizzino o comunque alterino la normale dialettica dei mercati finanziari. E’ un problema variamentearticolato che merita un approccio altrettanto variegato che contemperi, debbo sottolinearlo, all’esigenza prioritaria della società di difendersi dalla infiltrazione malavitosa e, contestualmente, all’altrettanto forte esigenza di non ostacolare le attività economiche svolte da cittadini ed imprese operanti nel rispetto delle leggi e dell’etica sociale. Abbiamo visto quali sono, in estrema sintesi, i canali attraversoi qualifruisce il denaro sporco per emergerne pulito e reinvestibile:in questi canali vanno posti dei filtri giuridici ad hoc in grado di contrastare questa espressione della strategia criminale, filtri che rendano più esteso l’obbligo della trasparenza, le potestà d’interventO degli uffici ispettivi centrali, delle istituzioni finanziarie coinvolte (in modo tale da non esporre uffici periferici o singoli funzionari al contatto diretto con i finanzieri del crimine) e la cooperazione internazionale e l’uniformazione delle norme, al fine di renderepiù difficile il rifugiodel denarosporco in”paradisifiscali”ed il suo rientro nel Paesed’origine. Si tratta di un impegnodi enorme portata coinvolgente tutti i Poteri dello Stato e che deve comunque esprimersi, rapidamente e con chiarezza, se non vogliamo che nell’Europa del 2016 si aggiri, al posto del “fantasma rivoluzionario”, un “fantasma criminale” ben più insinuante e pericoloso.