Crisi Iran-Usa, l’esperto: “Nessun rischio per petrolio destinato a Italia”

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Roma, 9 gen. (Labitalia) – “Pochissime probabilità, quasi pari a zero, cheil petrolio e il gnl destinati all’Italia, provenienti da Iran e Arabia Saudita e che transitano dallo Stretto di Hormutz, non arrivino qui da noi. Corriamo un rischio bassissimo, ripeto vicino allo zero, e per vari motivi: intanto lo Stretto di Hormutz tanto stretto non è (la distanza più breve tra le due rive è di 30 km, che non è poco). Poi il traffico di navi non è intenso: ci passano circa 19-20 navi al giorno, e non tutte sono petroliere perché alcune portano prodotti derivati, altre gnl, altre sono vuote”. Così Alessandro Lanza, docente di Energy and environmental policy presso l’Università Luiss di Roma, e tra i principali esperti italiani di politiche energetiche, parla con Adnkronos/Labitalia delle possibili conseguenze sui nostri approvvigionamenti energetici della crisi Iran-Usa.

“Lo scenario più pessimistico – avverte – sarebbe la chiusura per eventi di guerra (che peraltro già oggi appaiono abbastanza ridimensionati) dello Stretto di Hormutz, e di questo certo l’Italia soffrirebbe, come gli altri Paesi Ocse, perché da lì passa il 30% delle nostre importazioni petrolifere. Ma, ripeto, è un’ipotesi altamente improbabile”.

Lanza parla della dinamica del conflitto Iran-Usa, per analizzare anche lo scenario energetico: “Da una parte, la mossa di Trump di fare fuori Suleimani non è stata una grande idea: a 10 mesi dalle elezioni presidenziali, quando gli elettori andranno a votare non si ricorderanno neanche chi era Suleimani. Diciamo invece che era, per gli Usa, un ‘obiettivo’ abbastanza pericoloso e facilmente raggiungibile e per questo l’hanno scelto”.

Dall’altra parte, l’Iran “ha avuto una reazione contenuta e ‘saggia’, mi si passi il termine: intanto -spiega Lanza- ha usato missili veri come dissuasione e non li ha diretti su Israele come fece Saddam Hussein, ma li ha sparati in Iraq e in zone controllate da forze non proprio amiche come i curdi”. L’Iran, osserva il professore, non poteva non reagire, ma lo ha fatto sembra addirittura avvisando gli avversari. “E sui morti non c’è certezza: Trump dice zero, loro 80, ma difficilmente sapremo la verità”, commenta.

La conseguenza di questa dinamica, prosegue, è che “il mercato petrolifero non ha creduto neanche per un istante alla guerra: le quotazioni hanno preso qualche decimo di punto, ma rimanendo a valori accettabili e quando Trump ha detto ‘siamo per la pace’ i mercati sono tornati a stare tranquilli”.

La guerra si sposterà dal piano militare a quello economico? “L’Iran è sotto sanzioni da tanto tempo e la povera gente di quel Paese potrebbe soffrire ancora di più. Gli Usa da tempo lanciano appelli a Paesi loro amici di non importare ed esportare in Iran. Appelli che, per quanto riguarda l’Italia, finora sono caduti nel vuoto, perché l’Iran è per noi un partner commerciale troppo importante”, conclude il professore.