Roma, 16 ott. (Adnkronos) – Alla base della ‘svolta’ nel processo per la morte di ci sarebbero “inconfessabili accordi” tra i difensori del carabiniere Francesco Tedesco, che a distanza di 9 anni ha deciso di parlare in merito al pestaggio che sarebbe avvenuto nella caserma della Stazione Appia, e il pm. Lo sostiene l’avvocato Giosuè Bruno Naso, difensore del maresciallo Roberto Mandolini (comandante nel 2009 di quella Stazione), in una lettera indirizzata a Francesco Petrelli, il legale che assieme al collega Eugenio Pini difende proprio Tedesco.
Secondo Naso, quanto detto da Tedesco, accusato anche lui di omicidio preterintenzionale assieme ad Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro e da lui ora descritti come gli unici autori del pestaggio subito da Cucchi, rappresenta il frutto di “inconfessabili accordi” tra i suoi difensori e il pm. “Stiamo celebrando il dibattimento e in un processo di tale delicatezza, in un processo condizionato come pochi altri da fattori stravaganti ed extraprocessuali – scrive Naso a Petrelli – e tu che fai? Accompagni il tuo assistito nell’ufficio del pm perché questi conduca un’indagine parallela e riservata rispetto a quella in corso con innegabili, inevitabili se non addirittura perseguiti effetti di condizionamento su quello che sarà il di lui contributo dibattimentale?”.
“Francesco – scrive Naso – se non ti conoscessi da decenni, se non riconoscessi in te qualità professionali di eccellenza, se non avessi apprezzato in numerosi altri processi la tua preparazione, la tua competenza, la tua abilità strategica, sarei costretto a pensare che hai smarrito all’improvviso e tutto in una volta il tuo corposo corredo professionale. E allora se non sei così, la ragione che ai miei occhi appare inconfessabile ma assolutamente chiara è la promessa derubricazione della imputazione elevata nei confronti del tuo cliente in quella di favoreggiamento, reato allo stato già prescritto, anche a costo di aggravare la posizione di tutti gli altri imputati”.
“Non riesco a trovare nulla, ma proprio nulla, che io avrei fatto così come hai fatto te”, aggiunge il legale dicendosi “offeso e tradito nel rapporto di colleganza e di amicizia. Sono quattro mesi che va avanti questa storia e non hai avvertito il bisogno, la necessità, la opportunità di informare i colleghi, tutti i colleghi e me in particolare! D’ora in poi – conclude Naso – i nostri rapporti non saranno più come quelli di una volta o come io, forse ingenuamente, forse maldestramente, ritenevo che fossero”.