Cybersecurity, Pastore (Bool Server): “Con sovranità dati +1% pil Italia”

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Roma, 22 lug. (AdnKronos) – Puntare anche in Italia “alla sovranità dei dati digitali, operazione che rafforzerebbe la tutela della privacy e la cyber sicurezza delle informazioni degli italiani e che porterebbe anche ad un incremento di oltre l’1% del pil nazionale”. La valutazione arriva dal Chief Technology Officer di Boole Server, Valerio Pastore, parlando con l’AdnKronos dei nuovi scenari aperti dalla Germania con l’annuncio di prossima piattaforma Cloud nazionale arrivato dal ministro dell’Economia tedesco Peter Altmaier.

Anche l’Italia, argomenta Pastore, dovrebbe puntare ad una maggiore tutela della sicurezza e della privacy dei dati digitali prodotti nel nostro Paese: che sia da privati, imprese o pubbliche amministrazioni”.

Il manager di Bool Server osserva che “non solo la sovranità dei dati è necessaria ma la gestione delle informazioni digitali è anche un business enorme che noi oggi lasciamo e regaliamo alle multinazionali statunitensi come Google con i suoi servizi come Google Drive, o Microsoft o Dropbox mentre gestire in Italia i dati italiani per il nostro Paese si tradurrebbe in un incremento di ben oltre l’1% del pil”.

Il problema della sovranità dei dati riguarda in prima linea “la tutela della privacy dei cittadini” ed “è un problema che la Germania per prima in Europa sta mettendo sotto la lente”, ma se Berlino “parla di una piattaforma Cloud europea, in realtà progetta un Cloud made in Germania, gestito da imprese tedesche e informatici tedeschi”, quindi, esorta Valerio Pastore, “l’Italia deve accelerare o rischia di rimanere indietro”.

Il Cto di Bool Server auspica che “il nostro Governo affronti quanto prima il tema della sovranità dei dati digitali” indicando come esempio anche il recentissimo allarme sui Cloud delle multinazionali statunitensi lanciato dal Data Protection Officer (Dpo) dell’Assia, Michael Ronellenfitsch, che ha sospeso il Cloud di Microsoft dalle scuole dello stato federale tedesco che conta ben sei milioni di abitanti.

“Ogni volta che acquistiamo servizi esterni, diamo i nostri soldi a imprese estere. Il Governo dovrebbe invece spingere sui sistemi e servizi digitali italiani, delle imprese italiane, favorendo gli investimenti e la crescita di aziende nazionali che, diversamente, saranno spinte a lasciare il nostro territorio”. Insomma, “non dovremmo arricchire ancora di più le imprese d’oltreoceano” sottolinea ancora Pastore che sollecita una spinta ai sistemi sostitutivi” ad esempio, a “servizi offerti da Dropbox, sistemi che in Italia imprese come noi hanno e che potrebbero garantire maggiore privacy e maggiore sicurezza dei dati degli italiani”.

“Anche l’Italia dovrebbe realizzare un Cloud nazionale, Berlino il suo l’ha chiamato Cloud made in Germany e -osserva Pastore- ciò dovrebbe farci riflettere su quale business lasciamo agli altri e quanta privacy garantiamo agli italiani”. Basti pensare che, “se ci sono attacchi informatici in Usa, vengono rubati anche dati italiani, quindi dobbiamo proteggere di più le nostre informazioni digitali. Anche il Governo dovrebbe spingere servizi digitali made in Italy”.

Pastore, infine, ritiene che il nostro Paese, il nostro Governo debba compiere tre passi chiave per raggiungere la sovranità sui dati italiani. A cominciare dal “centralizzare tutte le informazioni degli enti locali in un unico ‘archivio digitale nazionale’ così da garantire la protezione delle informazioni dei nostri concittadini”.

Secondo passo suggerito dal manager di Bool Server è “proteggere i dati con sistemi italiani e non attraverso sistemi gestiti da Paesi stranieri”. Valerio Pastore indica infine la necessità di “riqualificare e riclassificare le informazioni rendendole tutte omogenee”. Tutto ciò, evidenzia il Chief Technology Officer i Bool Server, “naturalmente sotto il controllo pubblico e basando la gestione sul nuovo regolamento europeo Gdpr”.