D’Anna all’attacco: Strutture sanitarie statali fuorilegge

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Vincenzo D’Anna non usa mezzi termini per accusare i commissari della Sanità in Campania, rei di agire con l’intento, anzi, con il “compito di azzerare il comparto privato accreditato”, e annuncia formalmente “guerra” anticipando che presenterà un esposto alla Procura della Repubblica perché “le strutture ambulatoriali pubbliche operano senza i requisiti” e una segnalazione alla Corte dei Conti con la quale intende “chiedere i danni erariali a Joseph Polimeni e Claudio D’Amario (Commissario e vice, ndr)”. L’occasione è la conferenza stampa della sanità privata accreditata presso la sede dell’Unione Industriale di Napoli (Aiop Campania; Aspat in coordinamento con Anisap, Anpric, Agidae, Confapi e Fras; Confindustria Campania Sanità; Confederazione Centri Antidiabete; Federlab Campania; Snr; AIAS). Un insieme di sigle che si batte per poter riprendere ad erogare prestazioni dopo il raggiungimento dei tetti di spesa definiti per l’anno in corso e che, come riferito da alcuni sindacalisti nei giorni scorsi, sarebbero sul punto di avviare il preavviso di licenziamento per quasi 2000 persone. Il senatore D’Anna, in veste di presidente di Federlab Campania e nazionale, fa il suo proclama di guerra ai commissari spiegando così le ragioni della categoria: “Sono venuti qui con il compito di azzerare il comparto privato accredito che, voglio sottolineare, svolge un servizio pubblico, gratuito e accessibile a tutti i cittadini. Questo, nonostante in Campania noi consumiamo 3 prestazioni di specialistica ambulatoriale in meno rispetto alla media nazionale con uno stanziamento di 100 euro in meno per ogni cittadino della Campania”. “A questa sottostima di soldi e prestazioni si risponde con ulteriori tagli negando di fatto assistenza alla gente facendo leva su un comparto, quello pubblico a gestione statale, già ingolfato e che già non risponde a quelle che sono le sue specifiche competenze”. Il primo passo, per D’Anna, sarà quello di “inoltrare una denuncia alla Procura della Repubblica su un fatto gravissimo: le strutture ambulatoriali pubbliche a gestione statale sono prive dei decreti di apertura e funzionamento. Non hanno, cioè, quei requisiti minimi e di quelli ulteriori previsti dalla legge, per poter erogare prestazioni da parte dei privati. Da un lato si impedisce al comparto privato, che ha i requisiti di legge, di lavorare perché non si mettono i soldi a disposizione. Dall’altro, facciamo lavorare un comparto statale che non può erogare prestazioni di qualità per mancanza di requisiti”.
E quando si chiede a D’Anna, nel merito, in cosa hanno sbagliato i commissari o, piuttosto, cosa non hanno fatto, il senatore attacca con maggiore impeto: “Non hanno fatto e non hanno voluto fare effettiva programmazione del fabbisogno di prestazioni sanitarie. Non hanno fatto i conti, perché non si sono interessati di sapere se e perché nelle analoghe strutture pubbliche la prestazione che da noi costa un euro lì costa 3, 4 o 5 euro. Tutto hanno fatto, tranne quello che era loro dovere fare”. Un giudizio più che negativo che, per il presidente di Federlab, ha una ragione semplice e ‘ideologica’: “Sono venuti qui con il pregiudizio statalista, vengono da una regione ancora comunista come la Toscana, almeno nell’impianto pubblico della sanità. Sono venuti a ‘deliziare’ i campani dicendo che devono avere due anni di vita media in meno piuttosto che a dire che non possono usufruire delle stesse prestazioni di cui usufruiscono gli altri cittadini italiani”.