Da ferrovie dimenticate a ‘greenway’, in Italia 800 km recuperati

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Roma, 7 feb. – (Adnkronos) – In Italia ci sono circa 7mila km di ferrovie dismesse fra ex concesse ed ex Ferrovie dello Stato, di cui la metà potenzialmente recuperabili. Ad oggi sono stati recuperati circa 800 km di tracciati, trasformati in ‘greenway’, 500 dei quali al nord: piste ciclabili e percorribili a piedi o a cavallo, progetti integrati di sviluppo che valorizzano il passato ferroviario e promuovono i territori attraversati. Il più gran numero di km dismessi si trova al sud, in Sicilia, dove un decimo degli otre 1000 km di ferrovie dimenticate sono state recuperate.

Qualche esempio? La greenway Spoleto-Norcia con il tracciato da percorrere in bici attraversando gallerie elicoidali, il Museo ferroviario, gli ex caselli che oggi ospitano punti ristoro, noleggio di bici e rafting; e poi la ferrovia dell’Appennino centrale, la Voghera-Varzi in Lombardia, la Treviso- Ostiglia; le vie verdi nelle ferrovie del Brennero che fanno parte della ciclopista del sole; l’ex ferrovia della Val Brembana; in Sicilia la Ficuzza sulla ex Palermo-Burgio; la Fermo-Amandola nelle Marche; la Colle Salvetti Guasticce in Toscana; la Gioia Tauro-Palmi-Sinopoli e così via.

Per valorizzare questo patrimonio, torna la Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate, il 1 marzo, per la quale il movimento culturale Co.Mo.Do. (Cooperazione Mobilità Dolce) organizza una serie di iniziative dedicate a vecchi tracciati, opere d’arte ed edifici delle ex ferrovie.

Anche questa edizione della Giornata, la numero 13, si inserisce nel “Mese della Mobilità Dolce” che va da 1 marzo al 30 aprile: in programma incontri, flash mob, raduni, convegni. Obiettivo: sensibilizzare Stato e Regioni affinché mettano a disposizione le risorse finanziarie necessarie per la conversione in greenway dei tracciati abbandonati. La Giornata è patrocinata dal Ministero dell’Ambiente, dall’Enit, e da Cammini d’Europa.

Per Co.Mo.Do, “creare un sistema integrato di linee di comunicazione sostenibili equivale a dare a molte aree del Paese un’opportunità unica di sviluppo. Non solo ne gioverebbe la fruizione turistica, che vedrebbe un incremento in numeri di presenze notevole, ma fattore ancora più importante, rafforzerebbe il tessuto socio economico delle aree in questione”.

Insomma, da una parte le comunità locali vedrebbero rafforzato il sistema di vie di comunicazione che le collega, ma il sistema produttivo ne gioverebbe e così il settore turistico. “Tutto ciò – fa sapere l’organizzazione – rafforzerebbe il legame profondo tra gli abitanti, i turisti e il territorio, unico strumento utile per tutelare e conservare il paesaggio che per sua definizione può esistere solo nello scambio incessante tra natura e cultura”.