Da una parte si odono tuoni, dall’altra si scorgono lampi

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Sembra assurdo, ma talvolta accade, che il sommarsi nella stessa epoca dei disagi di un paese provenienti dal suo interno con altri che si verificano al livello di uno o più organismi di cui fanno parte, provochi un effetto amplificato, non prevedibile quando avverrà e quale sará la sua portata. È come se 1+1=3, con buona pace di quanti, da sempre, hanno imparato prima a scuola, poi per esperienza, che il loro totale è due e non esistono eccezioni a tal riguardo. Una versione concreta di tale ipotesi, che si è giá altre volte verificata realmente, è rinvenibile in quella che vede ciascuno dei paesi inquilini della Casa Comune comportarsi in maniera difforme dalle linee guida della stessa UE. Alcune di tali azioni sono palesi, altre meno evidenti, ma è facile credere che, continuando a verificarsi a oltranza, provochino solo altri danni, peraltro maggiori e per tutti. Attualmente sono diverse le questioni in stallo che intralciano, in parte o in toto, il lavoro di quanti si occupano di far funzionare proficuamente le diverse componenti di enti pubblici, non in linea con la politica di Bruxelles. Una di esse in particolare è salita di un bel po’ dalla primavera scorsa, da quando cioè la BCE ha deciso di abbassare il tasso dell’euro. All’epoca non furono messi paletti fissi, quale sarebbe stata l’entità di quell’ indice della diminuzione di quell’indice alla fine della manovra,il tempo occorrente per portare a termine la stessa e altri aspetti tecnici. La BCE opera in autonomia rispetto al Parlamento Europeo ma non ne può ignorare le istanze. Una situazione da rimarcare fino alla noia è che quell’istituto centrale non potrà mai fungere da servo sciocco di quanti sono impegnati in politica a Bruxelles. Anche perché, come si diceva nella Roma capitale di un Impero dalle proporzioni ancora superiore alla UE, “nemo potest duobus dominis servire”,nessuno può servire due padroni. Tale postulato non è stato mai smentito, perciò deve ritenersi ancora valido. Quindi la Presidente La Garde è sempre attenta a che vada per il giusto verso il suo ruolo ufficiale. Quello dove è possibile accondiscendere ai desiderata dei paesi membri dell’Unione. Dove invece dovrà muoversi come se fosse tra i bicchieri di cristallo, è nei rapporti con la FED, per essa con il suo Presidente Jerome Powell. Tale interfacciarsi tra i due grandi istituti di Emissione, ciascuno sulle due sponde dell’Atlantico, presenta una caratteristica che non può essere trascurata, pertanto va messa subito sul tavolo di discussione. Ancora più in chiaro ciò significa che ciascuno dei due sistemi economico finanziari assistiti da essi sono simili ma non uguali. Volendo con ciò sottolineare che i sistemi produttivi delle due macrorealtà in linea generale non sono sovrapponibili. Altrettanto non lo sono i vari sistemi finanziari in senso stretto: basti tener conto del volume della circolazione internazionale del biglietto verde. Quindi muoversi in sintonia e sincronia con la FED per la BCE non è conditio sine qua non per regolare una corretta circolazione dell’euro. Tutto quanto innanzi costituisce una serie di pungoli che possono influenzare ma mai condizionare la politica monetaria europea. Un test di quanto innanzi scritto sarà possibile ricavarlo dai risultati della riunione della BCE del 17 prossimo venturo. Il riscontro alle istanze dei banchieri europei darà il polso della tenuta del funzionamento del sistema euro. Altrimenti la materia dovrà essere rivista, tra l’altro a tambur battente.