Dai migranti ai foreign fighters, prove di intesa Parigi-Roma

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Parigi, 5 apr. (Adnkronos) – di Marco Mazzù’Per un mondo più sicuro’, avevano intitolato il summit del G7 dei ministri dell’Interno alla vigilia di una riunione che si preannunciava delicata perché, come hanno più volte sottolineato i protagonisti del vertice di Parigi, “le diversità di vedute esistono” su alcuni dei temi più caldi in tema di sicurezza. Alla fine, però, un sollevato Cristophe Castaner’, ministro dell’Interno francese e quindi ‘padrone di casa’ dell’evento, può brindare a una “riunione coronata da successo” nelle sue linee generali sui dossier principali in discussione, come il contrasto al traffico di esseri umani, le misure contro la diffusione in rete dei messaggi di propaganda del terrorismo, la gestione comune del fenomeno del ritorno dei ‘foreign fighters’ e la lotta alle ecomafie che si arricchiscono con la criminalità ambientale.  

Protagonista del meeting il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che vede riconosciute alcune delle linee-guida che ispirano il suo mandato al Viminale, a cominciare dal contrasto all’immigrazione clandestina dalle coste dell’Africa. E per la prima volta, con grande soddisfazione del vicepremier italiano, il ruolo delle organizzazioni non governative viene messo in discussione a livello internazionale per le ambiguità di comportamento che in alcuni casi, come ha rilevato lo stesso Castaner, hanno fatto pensare a collusioni o complicità delle Ong  con i trafficanti di esseri umani.  

Gli ‘Impegni di Parigi’ scaturiti dal vertice dei ministri dell’Interno prevedono innanzi tutto il rafforzamento delle misure di contrasto alle organizzazioni attive nel traffico di migranti, con misure di aiuto e cooperazione a beneficio dei Paesi di origine e transito del fenomeno, il supporto alle dotazioni e all’equipaggiamento della guardia costiera libica, una decisa implementazione del meccanismo dei rimpatri, il miglioramento degli strumenti legali e giudiziari per colpire le attività di finanziamento delle organizzazioni (con possibili ripercussioni positive anche in chiave antiterrorismo), il sostegno a Unhcr e Oim per garantire il rispetto dei diritti umani.  

Tutti d’accordo sul fatto che, con la cacciata dell’Isis dalla Siria e dall’Iraq, il fenomeno del ritorno dei ‘foreign fighters’ nei Paesi d’origine rappresenta “una seria minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”. C’è il rischio, rileva la dichiarazione comune diffusa al termine del G7, “che i combattenti si disperdano sul territorio” e si mescolino “ai flussi migratori in arrivo verso i Paesi europei”, cosa che “costituirebbe una seria minaccia terroristica per tutti i Paesi del G7 e oltre”. Nasce da qui la raccomandazione a “stabilire metodi per assicurare l’identificazione dei foreign fighters” con la condivisione di informazioni e database, oltre al rafforzamento dei controlli di confine.

Previsti anche maggiori controlli preventivi sul fenomeno della radicalizzazione, specie nelle carceri, mentre misure di sostegno psicologico e aiuto verranno adottate nei confronti degli ‘orfani di guerra’ e dei minori di ritorno dalle zone di conflitto.  

Una sessione di lavoro specifica, aperta alla partecipazione dei rappresentanti dei giganti del web, è stata dedicata alla necessità di contrastare l’uso propagandistico della rete per veicolare il messaggio del terrorismo, ultimo esempio in ordine di tempo i video della strage del 15 marzo scorso a Christchurch, in Nuova Zelanda, scaricati milioni di volte nei giorni successivi all’eccidio. Le compagnie attive su Internet saranno quindi invitate a incrementare gli sforzi “per prevenire e contrastare l’uso del web per scopi estremisti”.

Da Parigi viene espressa chiaramente la richiesta ai gestori della Rete di “stabilire protocolli d’emergenza per rimuovere contenuti terroristici” e di “creare strumenti tecnici per indirizzare le procedure di esclusione con algoritmi dedicati allo scopo di impedire la diffusione di contenuti violenti”. I ministri dell’Interno del G7 chiedono poi di sostenere il lavoro dell’autorità giudiziaria facilitando l’accesso alle ‘prove digitali’ rintracciabili in Rete. In tema di criminalità ambientale, il G7 dei ministri dell’Interno lancia l’allarme sul fatto che le ecomafie che attentano all’equilibrio del pianeta lucrano ogni anno guadagni illeciti enormi: da 110 a 281 miliardi di dollari a livello globale, secondo la più recente indagine dell’Interpol e dell’Unep (United Nations Environment Programme).  

Ambiente che viene “messo a repentaglio da attività come il taglio di legname e la deforestazione, la pesca illegale, il traffico di rifiuti, il commercio illecito di minerali e sostanze chimiche, la caccia di frodo e il commercio di specie animali e vegetali”. Di qui, sottolineano i ministri riuniti per due giorni a Parigi, la necessità di “rafforzare e migliorare le normative nazionali” e di “sviluppare la capacità di contrasto legale per portare a termine operazioni transnazionali allo scopo di smantellare le organizzazioni internazionali” attive nel settore.